francog
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martedì 7 marzo 2023
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una famiglia borghese ai tempi della diversita''
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Una sin troppo ostentata propensione borghese dei protagonisti di questa famiglia allargata inter etnica ed alternativa, che disegnano una vita piena di impegni,attivita',inclusione sociale, capacità di spesa, adattamento a ruoli diversi.
Il tratto che emerge di piu' e' l' elemento borghese e la mancanza di conflitto sociale.
Volenti o nolenti...
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superpicche
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martedì 20 maggio 2014
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la famiglia felice
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Che dire? + che film trattasi di un documento, un documentario "scomodo" per i perversi. Il perverso odia la felicità altrui, invece Beatrice e Marianna conquistano la loro famiglia -Fuoristrada- e sono felici. La regista (ottima emergente, ha del vero talento) bypassa, come le protagoniste, le perversioni sociali che ostacolano la costruzione della famiglia "felice"; semplicemente non gli danno peso. La scuola razzista, il sindaco di Nemi che "'sto matrimonio non sà da fare", le istituzioni che non aiutano la produzione, sono ostacoli sociali - politici nati dalla perversione sessuale. Come candidamente afferma Girello Pino Beatrice nel question time dopo film:: noi non siamo diversi, io mi sento io, sono loro (i perversi) che ci vedono diversi.
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Che dire? + che film trattasi di un documento, un documentario "scomodo" per i perversi. Il perverso odia la felicità altrui, invece Beatrice e Marianna conquistano la loro famiglia -Fuoristrada- e sono felici. La regista (ottima emergente, ha del vero talento) bypassa, come le protagoniste, le perversioni sociali che ostacolano la costruzione della famiglia "felice"; semplicemente non gli danno peso. La scuola razzista, il sindaco di Nemi che "'sto matrimonio non sà da fare", le istituzioni che non aiutano la produzione, sono ostacoli sociali - politici nati dalla perversione sessuale. Come candidamente afferma Girello Pino Beatrice nel question time dopo film:: noi non siamo diversi, io mi sento io, sono loro (i perversi) che ci vedono diversi. Certo dirlo va bene, poi avere quotidianamente l'incontro scontro con i perversi è dura, molti non sono sopravvissuti (in primis Mario Mieli). Il perverso distrugge ciò che è sano, quello che è bello per far assomigliare il mondo alla desolazione emotiva nella cui vivono. Nonostante attori, regista, dribblino la politica essa entra costantemente come monito nella famiglia felice, minacciandola di eutanasia. Oggi, l'amore, l'incredibile forza di Girello capace di testimoniare nel film la sua incapacità ad amare la propria figlia (che forza che coraggio!), l'incredibile audacia di Marianna, il figlio, la mamma di Pino con 100 anni tengono unita questa Famiglia. Ma le picconate arrivano. Buona visione
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adagay
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giovedì 10 aprile 2014
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un docu-film delizioso
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sono andata a vedere Fuoristrada consigliata da un amico, non mi aspettavo di trovare tanta tenerezza, tanta sincerità, tanta allegria. un film mai volgare che racconta una vera storia d'amore, in cui non esiste il limite dell'appartenenza di genere ma solo quello che esalta i sentimenti e la grande bontà degli interpreti, dal figlio, classico rappresentante dei 16enni, alla nonna amata e accudita che rimpiange i baffetti del figlio/figlia a Marianna che ama senza porsi il problema di come preferisce vestirsi il marito e la grande Pino/Bea.
Un film che mi ha obbligata a cambiare la mia visione di alcune diversità, che mi ha fatto capire come si può amare totalmente
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ambo48
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giovedì 10 aprile 2014
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grandissima lezione di vita
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Un film bello e trascinante, fino alla commozione. Il racconto di una storia vera, assolutamente reale, una storia difficile affrontata con determinazione e con la soddisfazione di essere se stessi. Una vera lezione di vita che rende evidente l’ipocrisia e l’ingiustizia di tanti giudizi preconcetti.
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nino quincampoix
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martedì 8 aprile 2014
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serena normalità
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un documentario molto bello (montato e girato davvero bene) sull'amore e su una delle sue mille coniugazioni possibili
si esce dalla sala con un grande senso di serenità, contenti che una vicenda del genere accada in Italia (e a Roma, soprattutto)
la semplicità con cui Beatrice e Marianna vivono il loro amore vince su tutti i possibili ostacoli o intolleranze
si ride tanto e ci si commuove
e alla fine non si può non fare a meno di consigliarlo a tutti
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effemmecinema
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lunedì 7 aprile 2014
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la famiglia ideale è allargata e senza distinzione
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Giuseppe Della Pelle di mestiere fa il meccanico a Roma, nel quartiere San Giovanni. Durante il tempo libero si diletta con il suo fuoristrada e per il “gruppo del Rally” è “Girello”, il suo soprannome. Per tutti gli abitanti del quartiere ed i clienti della sua officina invece è Pino, ma lui troverà infine il coraggio di apparire per quello che “sente” e diventerà Beatrice.
Poi, quando gli ormoni avranno già mutato decisamente il suo aspetto – ma non il suo sesso - incontrerà la badante Rumena Marianna “Marioara” Dadiloveanu. Si innamorerà – ricambiato - e la sposerà. Tutt’ora convive assieme a lei ed al figlio Daniele - che oramai è un Romano d’adozione e non più uno straniero - per il quale è la figura paterna che mancava.
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Giuseppe Della Pelle di mestiere fa il meccanico a Roma, nel quartiere San Giovanni. Durante il tempo libero si diletta con il suo fuoristrada e per il “gruppo del Rally” è “Girello”, il suo soprannome. Per tutti gli abitanti del quartiere ed i clienti della sua officina invece è Pino, ma lui troverà infine il coraggio di apparire per quello che “sente” e diventerà Beatrice.
Poi, quando gli ormoni avranno già mutato decisamente il suo aspetto – ma non il suo sesso - incontrerà la badante Rumena Marianna “Marioara” Dadiloveanu. Si innamorerà – ricambiato - e la sposerà. Tutt’ora convive assieme a lei ed al figlio Daniele - che oramai è un Romano d’adozione e non più uno straniero - per il quale è la figura paterna che mancava. Nella stessa casa c’è posto anche per la madre centenaria che, a piccoli passi quasi inconsapevoli, ha accettato amorevolmente e di buon grado di avere una figlia anziché un figlio.
Il ritratto di questa famiglia felice e - perché no! - di questo “modello di nucleo affettivo”, è assolutamente vero e non è opera di finzione. Lo porta sul grande schermo con un lavoro ben riuscito di “sensibilità registica” la giovane sceneggiatrice Elisa Amoruso, che ci restituisce tutta l’atmosfera di schiettezza e serenità nella quale si è trovata coinvolta durante la realizzazione di “Fuoristrada”.
Ci sono molti elementi singolari in una storia che sembrerebbe quasi obbligata a sconfinare nel ridicolo o nel grottesco: immigrazione e transessualità, vite ed infanzie difficili, diversità ostentata con coraggio. Eppure il rischio non viene nemmeno lontanamente sfiorato, forse perché sentimenti e sincerità non possono mai andare davvero sopra le righe!
Tenerezza ed armonia dominano e diffondono un’aura di stupefacente normalità. A dispetto di ogni pregiudizio vediamo la sfera affettiva dei nostri “stravaganti” protagonisti ad ogni istante rinsaldarsi ed acquisire chiarezza.
Tutto quello che potremmo desiderare e basterebbe ad ogni essere umano è conquistato con coraggio e molta semplicità da chi ha compreso che per farlo bisogna solamente essere se stessi, mantenere una porta aperta ai propri sogni e non stancarsi mai di tener viva la propria felicità.
Potreste rischiare di stupirvi - senza alcuna buona ragione! - nel vedere tanta normalità e pacifico vivere mischiato a tutto quello che molti si rifiutano di vedere e di accettare, ed è forse proprio questo il motivo principale per cui dovreste assolutamente considerare come necessario l’incontro con questa storia semplice ed illuminante.
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peter palese
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giovedì 3 aprile 2014
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fuoristrada, umanità 4wd
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Fuoristrada è un docu-film che rappresenta un piccolo miracolo. A dirla tutta sono andato al cinema incuriosito dalla presenza di un meccanico e di una sarta di cui sono cliente, non assiduo ne' in confidenza, nel senso che ho immaginato la storia che c'era dietro semplicemente osservando le foto appese nella bottega, senza averne la certezza o dettagli diretti.
Il film ha il merito di trattare l'argomento con grandissima umiltà, che a mio modesto avviso consiste nel lasciare che i personaggi sprigionino in maniera del tutto autentica la loro grande umanità, senza fronzoli o retorica. Una famiglia non convenzionale che si lascia alle spalle l'ormai odiosa macchietta divertente e nemmeno pigia il tasto del dramma della diversità, una famiglia sui generis ma normale che affronta la vita così come si è presentata a loro; con tutto il carico di sentimenti, miserie e sofferenze, difficoltà e gioie.
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Fuoristrada è un docu-film che rappresenta un piccolo miracolo. A dirla tutta sono andato al cinema incuriosito dalla presenza di un meccanico e di una sarta di cui sono cliente, non assiduo ne' in confidenza, nel senso che ho immaginato la storia che c'era dietro semplicemente osservando le foto appese nella bottega, senza averne la certezza o dettagli diretti.
Il film ha il merito di trattare l'argomento con grandissima umiltà, che a mio modesto avviso consiste nel lasciare che i personaggi sprigionino in maniera del tutto autentica la loro grande umanità, senza fronzoli o retorica. Una famiglia non convenzionale che si lascia alle spalle l'ormai odiosa macchietta divertente e nemmeno pigia il tasto del dramma della diversità, una famiglia sui generis ma normale che affronta la vita così come si è presentata a loro; con tutto il carico di sentimenti, miserie e sofferenze, difficoltà e gioie.
Fa riflettere come ormai il registro provocatorio sia diventato obsoleto per chi tratta la diversità: tra chi apprezza a prescindere e chi rimane scioccato perché trova le proprie certezze fatte a pezzi, sfuggendo sempre di più all'accettazione della diversità, si crea infatti una contrapposizione insanabile.
La spontaneità e la schiettezza di Fuoristrada sollevano il film da questa snervante contesa, regalandoci un vero gioiello di cinema...a trazione integrale :)
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vivien leigh
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mercoledì 2 aprile 2014
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beatrice e il coraggio di essere se stessi
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Non posso che consigliare questo film dove la spontaneità e la simpatia della protagonista Beatrice ci accompagna nella sua vita privata solo apparentemente non convenzionale. Beatrice ci insegna ad essere sempre se stessi con naturalezza. Buona visione.
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alberto
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mercoledì 2 aprile 2014
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...una normalissima diversità...
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Pino è un meccanico, ha un’officina al centro di Roma e, da sempre ha la passione dei rally. A un certo punto del suo percorso esistenziale decide di rispondere, con straordinario coraggio e dignità, alla chiamata che avverte provenire dalla sua identità più profonda e più vera. Così, attraverso una cura di ormoni e anche se non ha intenzione di affrontare l’operazione per il cambio di sesso, Pino, richiamandosi esplicitamente alla musa di Dante, diventa Beatrice e realizzerà un’originale sintesi delle due identità che avverte in sé. Poi l’incontro con Marianna, la badante rumena dell’anziana madre, di cui s’innamorerà, ricambiato, e che, infine, sposerà, dando corpo, involontariamente, a quella “famiglia non convenzionale” che scuote i sonni dei benpensanti e dei guardiani sociali nazionali.
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Pino è un meccanico, ha un’officina al centro di Roma e, da sempre ha la passione dei rally. A un certo punto del suo percorso esistenziale decide di rispondere, con straordinario coraggio e dignità, alla chiamata che avverte provenire dalla sua identità più profonda e più vera. Così, attraverso una cura di ormoni e anche se non ha intenzione di affrontare l’operazione per il cambio di sesso, Pino, richiamandosi esplicitamente alla musa di Dante, diventa Beatrice e realizzerà un’originale sintesi delle due identità che avverte in sé. Poi l’incontro con Marianna, la badante rumena dell’anziana madre, di cui s’innamorerà, ricambiato, e che, infine, sposerà, dando corpo, involontariamente, a quella “famiglia non convenzionale” che scuote i sonni dei benpensanti e dei guardiani sociali nazionali.
Un affresco famigliare che la regista racconta con franchezza, grande naturalezza e rispetto, senza scivolare nelle morbosità voyeuristiche che spesso caratterizzano il genere o nelle ipocrisie buoniste di uno stile agiografico. Quello che emerge, alla fine, è il racconto di una vita come tante, tra difficoltà quotidiane, consuetudini domestiche, progetti di vita e amore. Una vita che, anche grazie alla genuinità e al garbato umorismo con cui è rappresentata, riesce a restituire, anche allo spettatore più recalcitrante e conservatore, l’idea che le esistenze individuali possano declinarsi in modi infiniti, tutti con uguale legittimità e pari dignità sociale.
Al termine del film tornano alla mente le parole che Shakespeare fa dire ad Amleto, nell’omonima tragedia: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. Sì, perché come testimonia anche il film, la libertà creativa della vita, oltrepassa le anguste categorie sociali nelle quali vorremmo costringerla, anche a costo di soffocarla. Una libertà indomita che resistere agli imperativi dell’ortodossia per affermare la propria verità ed il proprio diritto ad un’esistenza piena ed appagante.
Il film dimostra, con la semplicità di una narrazione autentica, che in barba ai rigidi censori autostradali, c’è fortunatamente ancora chi cerca di esplorare, con libertà e creatività, percorsi alternativi su impervi sterrati, a bordo di meravigliosi “fuoristrada”. Un film che restituisce un senso di ottimismo per il futuro.
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