sick_hero
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giovedì 14 novembre 2013
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una gioia per gli occhi e per il cuore.
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La favola della vita raccontata con un'iconografia del tutto particolare, che funge da mezzo e non da fine. Perché, una volta smessi i panni della magia, questo film altro non racconta che il duro percorso di vita di una madre single che sceglie di crescere al meglio i propri figli. Una storia tanto semplice quanto incisiva, in cui la componente fantastica fa da catalizzatore nell'esaltare problemi reali di tipo economico, caratteriale e sociale. Lasciarsi trasportare dalle emozioni è facile quanto bagnarsi in un giorno di pioggia. Farsene sopraffare anche. Una menzione a parte meritano le animazioni. Scenari e fondali splendidamente complessi e realistici, fusi con il tocco leggero e quasi semplicistico di Sadamoto, come ad esaltare la purezza della storia contro la maestosità della cornice.
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La favola della vita raccontata con un'iconografia del tutto particolare, che funge da mezzo e non da fine. Perché, una volta smessi i panni della magia, questo film altro non racconta che il duro percorso di vita di una madre single che sceglie di crescere al meglio i propri figli. Una storia tanto semplice quanto incisiva, in cui la componente fantastica fa da catalizzatore nell'esaltare problemi reali di tipo economico, caratteriale e sociale. Lasciarsi trasportare dalle emozioni è facile quanto bagnarsi in un giorno di pioggia. Farsene sopraffare anche. Una menzione a parte meritano le animazioni. Scenari e fondali splendidamente complessi e realistici, fusi con il tocco leggero e quasi semplicistico di Sadamoto, come ad esaltare la purezza della storia contro la maestosità della cornice. Un piccolo, immenso capolavoro che scalda gli animi e accende sorrisi. Da non perdere per nessun motivo.
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darkangel95
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giovedì 14 novembre 2013
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vivi la tua vita
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Fa sempre piacere vedere che dopo tanti anni da appassionato di anime\manga e film nipponici,il gusto orientale riesce ancora a creare nuovi sapori e come in questo caso davvero pregiati. Guardate la locandina del film, provate a immaginare cosa vi aspettate di vedere e adesso dimenticatelo;wolf children non è una storia per bambini e a questo proposito a questi ne sconsiglio la visione non per scene violente (non ce ne sono) quanto per la pesantezza psicologica di cui queso capolavoro è denso per tutta la durata. Prologo: Hana una studentessa universitaria conosce un ragazzo del suo corso di cui si innammora,il ragazzo è in realtà un lupo,una razza ormai estinta da tempo di cui lui era l'ultimo della sua razza;per nulla spaventata Hana lo accetta e col tempo avranno due figli:Yuki e Ame dai caratteri diversi, un giorno un tragico incidente peró cambierà la loro vita.
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Fa sempre piacere vedere che dopo tanti anni da appassionato di anime\manga e film nipponici,il gusto orientale riesce ancora a creare nuovi sapori e come in questo caso davvero pregiati. Guardate la locandina del film, provate a immaginare cosa vi aspettate di vedere e adesso dimenticatelo;wolf children non è una storia per bambini e a questo proposito a questi ne sconsiglio la visione non per scene violente (non ce ne sono) quanto per la pesantezza psicologica di cui queso capolavoro è denso per tutta la durata. Prologo: Hana una studentessa universitaria conosce un ragazzo del suo corso di cui si innammora,il ragazzo è in realtà un lupo,una razza ormai estinta da tempo di cui lui era l'ultimo della sua razza;per nulla spaventata Hana lo accetta e col tempo avranno due figli:Yuki e Ame dai caratteri diversi, un giorno un tragico incidente peró cambierà la loro vita... Questo è solo un mero riassunto di un inizio ben più profondo e complesso che non rivelo per evitare fastidiosi spoiler.Il film dopo un inzio leggero e scorrevole cambua strada:lo sviluppo rallenta,si conoscono nuovi personaggi,si approfondiscono le caratteristiche dei protagonisti e si evolvono;tra tutte spicca Ame il ragazzo che è la vera svolta della storia. Passando per scene divertenti,momenti indimenticabili, tratti da arresto cardiaco e qualche citazione a grandi anime (wolf's rain) il film trova il sospirato finale, felice ma pregno di malinconia e nostalgia.
Quindi, Wolf children è un capolavoro, un epico film d'animazione sulla complessità della maternità e sulla strada da percorrere nella vita, che siate appassionati o no di cultura giapponese andate a vederlo e se non vi comunica niente guardatevi dentro: chissà magari...la vera bestia siete voi.
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(di liuk!)
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riovm
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martedì 8 dicembre 2015
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forse a kandinskij sarebbe piaciuto !
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Sebbene l'astrattismo non sia direttamente coinvolto, le tonalità dei colori, gli schemi e ed il realismo dei tratti e delle animazioni, trasformano questo film in un'esperienza unicamente piacevole per l'occhio che (diciamolo) grazie a questo film riceve le attenzioni di un'estetica curata e capace di grandi momenti di poesia visiva. Senza parlare della trama, che è capace di inserire colpi di scena in grado di spiazzare un adulto vaccinato alla semplice e gentile narrazione usata per i film che coinvolgono anche un pubblico di minori. Nulla da ridire, merita di essere visto e amato.
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stefano pariani
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lunedì 2 dicembre 2013
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una delicata storia di scelte e coraggio
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Hana è una ragazza di diciannove anni che frequenta l'università a Tokyo; attratta da un fascinoso e taciturno studente, Ookami, se ne innamora, ricambiata. Il ragazzo nasconde però un segreto che non tarda ad essere rivelato: la sua vera identità è quella di uomo lupo e può assumere l'aspetto di animale ogni volta che vuole. La cosa non pare turbare affatto Hana, anzi, forti di un legame ancora più profondo, i due giovani mettono al mondo Ame e Yuki, due bimbi-lupo. Ma le circostanze non tardano a mettere il bastone tra le ruote e una sera Ookami viene trovato morto, quando, dando libero sfogo alla sua natura di lupo, si aggirava per la città a caccia di prede. Hana si ritrova così sola a dover crescere i figli, in bilico tra la loro natura umana e quella animale.
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Hana è una ragazza di diciannove anni che frequenta l'università a Tokyo; attratta da un fascinoso e taciturno studente, Ookami, se ne innamora, ricambiata. Il ragazzo nasconde però un segreto che non tarda ad essere rivelato: la sua vera identità è quella di uomo lupo e può assumere l'aspetto di animale ogni volta che vuole. La cosa non pare turbare affatto Hana, anzi, forti di un legame ancora più profondo, i due giovani mettono al mondo Ame e Yuki, due bimbi-lupo. Ma le circostanze non tardano a mettere il bastone tra le ruote e una sera Ookami viene trovato morto, quando, dando libero sfogo alla sua natura di lupo, si aggirava per la città a caccia di prede. Hana si ritrova così sola a dover crescere i figli, in bilico tra la loro natura umana e quella animale. Le vicende si svolgono per la maggior parte in una grande casa in campagna, dove Hana sceglie di trasferirsi coi suoi piccoli: lì crescono, vanno a scuola, si divertono tra i boschi e s'innamorano, fino a quando ognuno dei due non sceglierà la propria strada che li condurrà ad una vita indipendente e adulta. Il film è una delicata riflessione sulle scelte che facciamo e le responsabilità che ne seguono. Hana ama un uomo lupo e vive la sua scelta in modo del tutto naturale, seguendo il suo istinto. La giovane affronta la morte prematura dell'amato e decide coraggiosamente di allevare da sola i due figli, senza rivelare a nessuno la loro identità per proteggerli da un mondo curioso e prevenuto, con tutte le difficoltà che ciò comporta. Anche la scelta di vivere lontano dalla città è fondamentale per Hana, lontano dai pericoli di una realtà contaminata e pericolosa, per abbracciare la semplicità e i ritmi ciclici della natura, così vicini all'indole di Ame e Yuki. Il regista Mamoru Hosoda ha firmato acclamati lungometraggi animati come "La ragazza che saltava nel tempo" (2006) e "Summer wars" (2009), candidato agli Oscar come miglior film d'animazione, con cui si è mostrato attento ai problemi dell'adolescenza e al tema della famiglia, in bilico tra toni ironici e sfumature poetiche. Con questo nuovo film si avvicina alle opere di Hayao Miyazaki, tanto per la tematica ecologista quanto per il tocco lieve e poetico. Lo stile e la complessità del grande maestro giapponese, autore di capolavori come "La città incantata" (2001) e "Il castello errante di Howl" (2004), restano tuttavia lontani con la loro capacità di ricreare una personalissima visione del mondo, spesso di difficile interpretazione se non da un pubblico adulto. "Wolf children" è un film semplice e dalla trama lineare, che parla dell'amore universale, della crescita e dell'accettazione di sè. Privo di effetti speciali e di computer grafica, riscopre l'arte del disegno classico a mano che esalta sguardi, sorrisi e volti, palpitanti come un soffio di vento che passa tra i capelli e li scompiglia un po'.
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giulia
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martedì 16 maggio 2017
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una meravigliosa metafora di vita!
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Dopo averlo guardato per una seconda volta, mi sono ulteriormente convinta della bellezza di questo racconto di animazione che ha tanto da insegnare a chi lo sa guardare con attenzione.
Non credo sia necessario paragonare lo stile o l'impalcatura del prodotto a quelli dello Studio Ghibli, benchè io adori e trovi i film di quest'ultimo dei capolavori, perchè si tratta di mondi diversi, ma ugualmente maginifici!
Questa è una storia, anzi, è una metafora sulla vita: la scoperta dell'amore, la paura di rivelare a chi amiamo chi siamo davvero e la lotta durante la vita tra chi siamo, chi vorremmo essere e chi decidiamo di diventare, quando ci troviamo a dover compiere delle scelte importanti.
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Dopo averlo guardato per una seconda volta, mi sono ulteriormente convinta della bellezza di questo racconto di animazione che ha tanto da insegnare a chi lo sa guardare con attenzione.
Non credo sia necessario paragonare lo stile o l'impalcatura del prodotto a quelli dello Studio Ghibli, benchè io adori e trovi i film di quest'ultimo dei capolavori, perchè si tratta di mondi diversi, ma ugualmente maginifici!
Questa è una storia, anzi, è una metafora sulla vita: la scoperta dell'amore, la paura di rivelare a chi amiamo chi siamo davvero e la lotta durante la vita tra chi siamo, chi vorremmo essere e chi decidiamo di diventare, quando ci troviamo a dover compiere delle scelte importanti.
La forza di una donna che, giovane e sola, onora il proprio compagno dando ai propri figli la vita che avrebbero dato loro insieme, come se fosse una promessa che in effetti li unirà per sempre, il grande senso di responsabilità con cui si prende cura di loro proteggendoli, ma non impedendogli di scoprire il mondo, pur conoscendo la loro natura e i rischi a cui potrebbero essere esposti, è sinonimo di grande coraggio ed amore.
La cosa che colpisce maggiormente è il fatto che pur trattando il tema della "diversità", se così la si può definire, lo affronta in maniera delicata e non stereotipata, anzi spinge lo spettatore a comprendere quanto essa possa essere fonte di crescita, soprattutto nel momento della paura della non accettazione da parte di chi ci ama.
Non so cos'altro aggiungere se non che questo film merita di essere guardato e goduto da ogni punto di vista.
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laurence316
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martedì 5 aprile 2016
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ma quale capolavoro...
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3° film del regista per la Madhouse, in co-produzione con lo Studio Chizu da lui stesso fondato, Wolf Children evidenzia fin da subito i suoi debiti nei confronti del cinema miyazakiano, a cominciare dalle ambientazioni, passando poi alla sceneggiatura e ai toni leggeri e delicati con cui la vicenda è trattata (ricorda molto Il mio vicino Totoro, in più di una sequenza). Hosoda non si dimostra però in grado di toccare i vertici visivi ed emotivi raggiunti dal cinema del grande Maestro, ed anzi spesso ripara su un facile sentimentalismo e presto mette a nudo i limiti di un'opera scarsamente originale e poco emozionante. Costruisce un film che finisce per scivolare in diverse occasioni nel ridicolo (del tutto involontario) e, a causa di una certa, ingiustificata lentezza della narrazione (in particolare nel prologo), comincia a farsi anche soporifero e pesante.
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3° film del regista per la Madhouse, in co-produzione con lo Studio Chizu da lui stesso fondato, Wolf Children evidenzia fin da subito i suoi debiti nei confronti del cinema miyazakiano, a cominciare dalle ambientazioni, passando poi alla sceneggiatura e ai toni leggeri e delicati con cui la vicenda è trattata (ricorda molto Il mio vicino Totoro, in più di una sequenza). Hosoda non si dimostra però in grado di toccare i vertici visivi ed emotivi raggiunti dal cinema del grande Maestro, ed anzi spesso ripara su un facile sentimentalismo e presto mette a nudo i limiti di un'opera scarsamente originale e poco emozionante. Costruisce un film che finisce per scivolare in diverse occasioni nel ridicolo (del tutto involontario) e, a causa di una certa, ingiustificata lentezza della narrazione (in particolare nel prologo), comincia a farsi anche soporifero e pesante. E' alla costante ricerca di una profondità e ricchezza psicologica che mai riesce a raggiungere. La sceneggiatura gira a vuoto, i personaggi sono malamente caratterizzati e bidimensionali, le ambientazioni più che risapute. Difatti, anche dal punto di vista dell'animazione, si tenta inutilmente di eguagliare lo Studio Ghibli (abbastanza vistosamente a seguito del trasferimento in campagna). Alcune sequenze sono visivamente efficaci, ma gli sfondi non sono particolarmente elaborati né dettagliati, possiedono comunque un loro fascino, ma limitato. Ancora una volta ad opera di Sadamoto (dietro a Neon Genesis Evangelion), il charachter design è, come sempre, alquanto discutibile. Il fatto che poi il film sia totalmente prevedibile e convenzionale, di certo non aiuta. Wolf Children è un film assolutamente ordinario, perfettamente nella norma, non presenta alcuno spunto innovativo o quantomeno interessante. E' insomma, un altro passo falso nella carriera del regista giapponese, nonostante sia stato fin troppo acclamato da critica e pubblico. In Italia è stato distribuito nei cinema per un solo giorno, nel 2013, dalla Nexo Digital.
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