geistfeist
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domenica 9 settembre 2012
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l'altro mondo parallelo
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Sicuramente il regista ci vuole dimostrare la pericolosità di questa realtà parallela. Chatroom si presenta come un mondo in cui ognuno può esprimere i propri pensieri e può dar libero sfogo alla propria personalità senza timore. Il film si concentra su 5 ragazzi, William, Mo, Eva, Emily e Jim che s'incontrano in una " stanza ", creata dallo stesso William, dove discutono dei loro problemi. William, il protagonista/antagonista del film, che dapprima si dimostra un ragazzo simpatico e fidabile, a poco a poco cambierà, mostrandosi per come è in realtà: ovvero un ragazzo che odia la madre, con dei seri disturbi mentali tanto da essersi autolesionato e aver tentato il suicidio.
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Sicuramente il regista ci vuole dimostrare la pericolosità di questa realtà parallela. Chatroom si presenta come un mondo in cui ognuno può esprimere i propri pensieri e può dar libero sfogo alla propria personalità senza timore. Il film si concentra su 5 ragazzi, William, Mo, Eva, Emily e Jim che s'incontrano in una " stanza ", creata dallo stesso William, dove discutono dei loro problemi. William, il protagonista/antagonista del film, che dapprima si dimostra un ragazzo simpatico e fidabile, a poco a poco cambierà, mostrandosi per come è in realtà: ovvero un ragazzo che odia la madre, con dei seri disturbi mentali tanto da essersi autolesionato e aver tentato il suicidio. Non riuscendo però a compiere quest'atto sconsiderevole, cerca di placare il suo io malato guardando video di ragazzi che si suicidano. Ma questo non gli basta, e così grazie alla sua " chatroom " riesce a manipolare Jim, un ragazzo timido che prende degli antidepressivi dall'età di 8 anni, a causa di suo padre che lo abbandonò in uno zoo. William lo convincerà che la colpa di tutto ciò era solo la sua, spingendolo al suicidio. Ma grazie a Mo, Eva e Emily, William non riuscendo nel suo intento, si lancia sopra dei binari dove verrà travolto da un treno. Il regista cerca di mostrarci, come la rete possa essere pericolosa e alla stesso tempo ingannevole. Infatti, i 5 ragazzi , si aggrappano a questo mondo virtuale senza rendersi conto che poi dovranno fare i conti con la realtà. Una realtà che Nakata presenta " cupa ", a differenza di quel mondo parallelo, che ci viene mostrato come una sorta di palazzo suddiviso in stanze caratterizzate da colori vivaci e forti a seconda delle personalità che le caratterizzano; inoltre il regista ci mostra come esso sia contraddistinto da crepe, che rappresentano il marcio all'interno della rete, come i pedofili. In definitiva si può dire che Hideo Nakata, riesce a farci vedere come delle persone fragili, incomprese nella realtà, possano essere vittime di un mondo decisamente al di fuori della loro portata e quanto possa essere potente e pericoloso questo strumento che oggi ci assiste e ci rende la vita più semplice, in mano di uno squilibrato!
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liuk!
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sabato 12 maggio 2012
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da acido
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Film da acido.. Visto in condizioni normali sembra, e forse é, una emerita stupidaggine. A tratti ricorda Trainspotting ma senza il ritmo e la pazzia di questo. Diciamo che si puó tranquillamente evitare.
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cenox
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martedì 3 aprile 2012
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1a parte noiosa, 2a non male!
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La vera pecca di questo film è il non riuscire a coinvolgere maggiormente il pubblico nella prima metà del film! perchè tutto sommato, nel complesso il film non è male, risulta innovativa se vogliamo, l'immaginarsi reale una chatroom; inoltre la rappresentazione della società giovanile moderna (forese un po' eccessivamente) così disadattata e piena di problemi, anche se apporta della tristezza, rende consapevoli che la vita può diventare un ostacolo per alcuni, e se non si scelgono le persone giuste a cui dar fiducia per aprirsi, ci si avvicina al falimento personale sotto tutti gli aspetti. Il gruppo di pochi ragazzi, ognuno con i propri problemi, grandi o piccoli che siano, si trova assiduamente in una chat privata, ma non sanno che uno di loro è uno psicopatico pronto ad approfittare delle loro debolezze.
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La vera pecca di questo film è il non riuscire a coinvolgere maggiormente il pubblico nella prima metà del film! perchè tutto sommato, nel complesso il film non è male, risulta innovativa se vogliamo, l'immaginarsi reale una chatroom; inoltre la rappresentazione della società giovanile moderna (forese un po' eccessivamente) così disadattata e piena di problemi, anche se apporta della tristezza, rende consapevoli che la vita può diventare un ostacolo per alcuni, e se non si scelgono le persone giuste a cui dar fiducia per aprirsi, ci si avvicina al falimento personale sotto tutti gli aspetti. Il gruppo di pochi ragazzi, ognuno con i propri problemi, grandi o piccoli che siano, si trova assiduamente in una chat privata, ma non sanno che uno di loro è uno psicopatico pronto ad approfittare delle loro debolezze...
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gommaflex28
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lunedì 19 dicembre 2011
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originale e ben fatto
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Il tema è scottante, abbastanza originale ed affrontato con sapienza. Efficace la separazione dei colori e degli ambienti fra realtà vera e virtuale. I dialoghi in chat sono realistici. La tensione è in crescendo, mentre il senso di angoscia che comunica è costante.
Ottimo film.
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martino76
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domenica 6 novembre 2011
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chat room
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Il film nel complesso non è male. Racconta in modo originale cosa succede o può succedere nei meandri del World Wide Web.
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simonakko
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venerdì 30 settembre 2011
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senza mordente
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Senza mordente Come recita la presentazione del film, c'è un pò di pathos in questo thriller ma anche tanta noia, film che non lascia molto
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mr.duff
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lunedì 19 settembre 2011
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realtà o immaginazione?
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L'idea è interessante soprattutto il mondo virtuale che noi spettatori riusciamo a vedere attraverso le menti dei protagonisti. Questo film dimostra come può essere potente questa realtà sempre più presente oggi che ci influenza e ci condanna. Un ragazzzo difficile che invece di aprirsi cn la famiglia lo fa con 4 perfetti estranei che non ha nemmeno mai visto dal vivo...si rifugia in una camera virtuale che risulta ironica e superficiale nella sua funzione dpve con la sua perversione si imbatte in un ragazzo timido,insicuro e solo che viene spinto al suicidio in diretta. Quindi è anche questo il messaggio,imbattersi in tipi sbagliati e avendo con un carattere fragile un uomo può spingersi oltre l'impensabile compiendo, se ben incentivato,atti autodistruttivi.
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L'idea è interessante soprattutto il mondo virtuale che noi spettatori riusciamo a vedere attraverso le menti dei protagonisti. Questo film dimostra come può essere potente questa realtà sempre più presente oggi che ci influenza e ci condanna. Un ragazzzo difficile che invece di aprirsi cn la famiglia lo fa con 4 perfetti estranei che non ha nemmeno mai visto dal vivo...si rifugia in una camera virtuale che risulta ironica e superficiale nella sua funzione dpve con la sua perversione si imbatte in un ragazzo timido,insicuro e solo che viene spinto al suicidio in diretta. Quindi è anche questo il messaggio,imbattersi in tipi sbagliati e avendo con un carattere fragile un uomo può spingersi oltre l'impensabile compiendo, se ben incentivato,atti autodistruttivi.Sicuramente il tutto non è realizzato benissimo, ci sono alcuni pregi come la fotografia o le location personalizzate ma che non fanno impazzire, la cura nei dettagli come la differenza di look del protagonista poco curato nella realtà e inpeccabile col capello gelatinato nella realtà virtuale. Difetti come la regia su certe situazioni e la sceneggiatura poco accattivante. I personaggi non brillano e si lasciano dimenticare facilmente.Trovo la recensione di Niola ben fatta ma ingiusta nel finale,assegnare una stella e mezza mi sembra davvero poco, con i film che girano ultimanente penosi e banali bisogna apprezzare queste trovate che si, riescono spesso solo a metà ma almeno c'è la volontà di creare qualcosa di diverso.
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riccardo76
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sabato 10 settembre 2011
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la rete come cura al disagio giovanile?
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Il regista giapponese Hideo Nakata, dopo il successo di The Ring, torna con un film dove la paura scaturisce dai mezzi di comunicazione. Dopo la videocassetta “infestata” tocca al mondo di internet. Chatroom – questo è il titolo originale, da preferirsi a quello italiano I Segreti della Mente - si presenta come un avvincente thriller psicologico ambientato in una chat, ma in questo caso l’orrore non deriva dal soprannaturale, bensì dalla forza manipolatrice di un ragazzo disturbato, oltre che dai meandri oscuri e labirintici della rete, che finiscono per coincidere con quelli della mente umana.
Cinque adolescenti si incontrano in un forum; ciò che li accomuna è un disadattamento alla vita con conseguenti problemi psicologici che li condannano a una profonda solitudine.
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Il regista giapponese Hideo Nakata, dopo il successo di The Ring, torna con un film dove la paura scaturisce dai mezzi di comunicazione. Dopo la videocassetta “infestata” tocca al mondo di internet. Chatroom – questo è il titolo originale, da preferirsi a quello italiano I Segreti della Mente - si presenta come un avvincente thriller psicologico ambientato in una chat, ma in questo caso l’orrore non deriva dal soprannaturale, bensì dalla forza manipolatrice di un ragazzo disturbato, oltre che dai meandri oscuri e labirintici della rete, che finiscono per coincidere con quelli della mente umana.
Cinque adolescenti si incontrano in un forum; ciò che li accomuna è un disadattamento alla vita con conseguenti problemi psicologici che li condannano a una profonda solitudine. Emily è una ragazza che si sente privata dell’affetto dei genitori, Mo è un ragazzo ossessionato dalla paura di essere pedofilo, Eva si sente inadeguata fisicamente per competere con le “amiche” “perfette” e preoccupate esclusivamente dell’aspetto fisico, Jim è sotto cura di antidepressivi a causa dell’abbandono del padre. Infine troviamo William, cresciuto con l’odio verso la madre, una famosa scrittrice di una serie di libri fantastici per ragazzi – come suggerisce il cognome (Ripley) e la nazionalità (inglese), il riferimento alla Rowling e al suo Harry Potter è evidente ( i libri scritti sono otto, solo uno in più ) - portatrice dei “sani” valori borghesi che egli non riesce a sentire come propri, provocando la delusione dei genitori – anche in reazione al fratello, del quale invece sono orgogliosi – e un forte senso di inadeguatezza, che in passato l’aveva spinto all’autolesionismo e persino al tentato suicidio. Finora William era riuscito ad esorcizzare il proprio disagio attraverso la visione su internet di suicidi di altre persone, maturando una vera e propria ossessione. Adesso, forse credendo di cancellare definitivamente il proprio passato e di porre fine alla propria ossessione suicida, sente il bisogno di manipolare la mente di un altro ragazzo e, con il pretesto di aiutarlo a guarire, di indurlo ad uccidersi, come se, facendosi autore del tutto, riuscisse ad eliminare la parte malata del suo ego. Attraverso la trappola del forum, adesca quindi la sua vittima ed usa gli altri tre come complici ignari, cosa che gli riesce facilmente, dal momento che tutti i quattro ragazzi vedono in lui l’amico fidato che non riescono a trovare nella realtà, colui che, grazie al suo carisma e alla sua apparente sincerità, può aiutarli ad uscire dalla loro condizione di profonda solitudine e disagio. A tal proposito la bravura del regista sta nella rappresentazione visiva della trappola nella rete. Nakata ha infatti la geniale trovata di rappresentare il forum come una vera stanza, apparentemente calda e accogliente, dove i ragazzi si incontrano e si parlano in cerchio, seduti su comode sedie al centro, circondati da mura, le quali, se da un lato esprimono sicurezza e calore con i loro colori, dall’altro trasmettono una certa inquietudine a causa del fatto che sono prive di mobilia e per la loro cattiva conservazione: sono sporche, piene di crepe e la carta da parati in più punti è strappata. Tutta la rete in realtà è rappresentata come un vecchio palazzo mal conservato, con infiniti corridoi e stanze, anche se alcune, corrispondenti ai vari forum dei ragazzi, sono coloratissime, allegre e ben arredate, secondo la personalità che ognuno ha o vuol far credere agli altri di avere. Comunque, la vita in rete viene rappresentata in ogni caso migliore di quella nella realtà effettiva, che il regista ci dipinge con colori spenti e sfocati, in contrapposizione a quelli vivi e accesi del web. Nakata quindi utilizza il colore allo stesso modo in cui era stato usato ne Il Mago di Oz, o come è stato utilizzato il 3D in alcuni film, quali Coraline e la Porta Magica, Alice in Wonderland oTron Legacy, dove il fascino della realtà altra viene accentuato e messo in contrapposizione al grigiore o alla piattezza della realtà quotidiana. In questo caso però, il fascino è del tutto apparente; gli inquietanti corridoi e stanze nascondono infatti gente pervertita, disturbata o malvagia, proprio come William, che in più occasioni viene rappresentato come un demonio, con ali nere e un sorriso malefico. Invece, agli occhi dei quattro adolescenti, William appare come un ragazzo con una faccia pulita e sincera, simboleggiata da un’acconciatura ben pettinata, che si contrappone a quella scapigliata che ha nella realtà, e che gli altri del forum scopriranno nel momento in cui la sua vera natura e le sue reali intenzioni verranno a galla.
La solitudine, il disagio giovanile e Il vero senso dell’amicizia nell’era dei social network e delle chat -con le loro relative trappole - dove con un semplice click si acquistano amici, finendo per far prediligere la quantità alla qualità, sembrano dunque i temi portanti di questo intrigante thriller, che il regista dirige con maestria, riuscendo a mantenere sempre alta la tensione in un crescendo finale.
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eles
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giovedì 8 settembre 2011
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turbamenti inquietanti
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Già, dovevano lasciare il titolo Chatroom!
Mi è piaciuto parecchio per l'originalità, la riuscita rappresentazione del mondo virtuale, le inquietudini sui volti e nell'anima degli adolescenti (ottime interpretazioni!) e, a dirla tutta, un sequel, stavolta horror, non ci starebbe affatto male.
Da non perdere, aggiungo che è vietato per il tema delicato e assai tabù!
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epidemic
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lunedì 5 settembre 2011
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nakata....
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e poi...ragazzi..il regista è Nakata...io sono andato a occhi chiusi sapendo che era suo
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(di eles )
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