carloalberto
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giovedì 11 marzo 2021
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viaggio dantesco
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La fantascienza che vorremmo vedere sempre e di rado invece capita sugli schermi, quella che ci parla di mondi lontani e di viaggi interstellari mescolando l’umano all’alieno che c’è in ognuno di noi nella trasformazione incombente del prossimo in mostro, nell’incubo perenne atavico che proviene dall’inconscio dei primordi e si proietta in un futuro immaginifico, per una speranza di rinascita in un altrove meraviglioso. Senso escatologico e terrore delle trasformazioni, il libro dell’apocalisse e la parola messianica si mescolano nell’attesa dello schiudersi di un nuovo orizzonte oltre l’orizzonte terreno, la dimensione paradisiaca raggiunta attraverso il viaggio infernale, nel passaggio dantesco da un universo all’altro, nel medesimo cosmo.
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La fantascienza che vorremmo vedere sempre e di rado invece capita sugli schermi, quella che ci parla di mondi lontani e di viaggi interstellari mescolando l’umano all’alieno che c’è in ognuno di noi nella trasformazione incombente del prossimo in mostro, nell’incubo perenne atavico che proviene dall’inconscio dei primordi e si proietta in un futuro immaginifico, per una speranza di rinascita in un altrove meraviglioso. Senso escatologico e terrore delle trasformazioni, il libro dell’apocalisse e la parola messianica si mescolano nell’attesa dello schiudersi di un nuovo orizzonte oltre l’orizzonte terreno, la dimensione paradisiaca raggiunta attraverso il viaggio infernale, nel passaggio dantesco da un universo all’altro, nel medesimo cosmo.
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elgatoloco
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giovedì 18 febbraio 2021
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scritto meglio, il film avrebbe potuto essere altr
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"Pandorum"(Christian Alvart, sceneggiatura di Travis Milloy, 2009), racconta di un'astronave nella quale gli unici due sopravvissuti(così credono iniziamente), dopo un lunghissimo viaggio spaziale condotto in ipersonno per affrontare la fatica del viaggio, credono di trovarsi in condizione di"pandorum", ossia di sindrome orbitale disfunzionale, che provoca una sorta di "pazzia" temporeanea. IN realtà la nave spaziale è "infestata"da creature mostrose, che sono in realtà ulteiori trasfromazioni subite da astronauti di missioni spazilali precedenti, che avrebbero dovuto raggiungere anch'essi la stessa destinazione della missione"presente".
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"Pandorum"(Christian Alvart, sceneggiatura di Travis Milloy, 2009), racconta di un'astronave nella quale gli unici due sopravvissuti(così credono iniziamente), dopo un lunghissimo viaggio spaziale condotto in ipersonno per affrontare la fatica del viaggio, credono di trovarsi in condizione di"pandorum", ossia di sindrome orbitale disfunzionale, che provoca una sorta di "pazzia" temporeanea. IN realtà la nave spaziale è "infestata"da creature mostrose, che sono in realtà ulteiori trasfromazioni subite da astronauti di missioni spazilali precedenti, che avrebbero dovuto raggiungere anch'essi la stessa destinazione della missione"presente"., QUestione dunque di realtà parallele(da qui il titoo italiano "L'universo parallelo"), anche se Einstein c'entra ben poco e il film si perde quasi tutto negli anfratti di una sorta di circo Barnum "orrorifico"e il fi,lm si dissolve nella confusione , nel caos di segni che, inizialmente può essere"interessante"o"stimolante", poi invece stanca e non produce nulla di nuovo,, a livello di produzione di senso e anche di nonsense(cfr.Deleuze"la logique du sens"). Quclhe spunto certamente c'è e permane come tale, ma complessivamente la sovrapposizione e l'iinflazione di segni è troppo forte per muoversi in una dimensione che non sia di grande caos, con il rischio di confondere i personaggi e di perdersi in una"ingens sylva"che rischa di essere più ripetitiva che inutile, ma che tende all'inutilità, ormai. Interpreti come Dennis Quaid , Ben Foster e Anje traue rischiano di essere quasi pletorici, in un film che forse, se realizzato a livello di pure immagini colorate e semoventi(intendo a livello teatrale, di teatro di figura)o invece come film d'animazione, avrebbe avuto decisamente maggiore respiro ma anche più capacità di"signiicare"anche l'insondabile della continua ricerca, che qui è di un pianeta"perfetto.ideale". Spesso l'utopoa che sa divenire distopia non riesce ad esserer adeguatamente descritta e allora, forse, la "semplcie"scrittura risulterebbe anch'essa più efficace della messa in immagini, che però non rinuncia a suoni, immagini, a una realizzazione tecnica che si vuole ardita e decisamente innovativa, senza riuscire ad esserlo se non in piccola parte. El Gato
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shagrath
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domenica 28 aprile 2019
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fanta-horror robusto, coerente, da rivalutare
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Mistero, azione, follia e orrore pervadono Elysium, un’astronave di proporzioni ciclopiche diretta su un nuovo modo. Mistero perché il protagonista viene strappato dall'ipersonno con pochi frammenti di memoria, sufficienti a dirgli che le cose non stanno andando come dovrebbero. Azione perché non è possibile evitare lo scontro, nascondersi, perdere tempo. La follia è pandorum, il delirio psicotico che spinge gli ufficiali di bordo a compiere ragionamenti malsani, consapevoli di essere lontani anni luce dalle leggi e dalla civiltà. E orrore, generato dall’atavico istinto di autoconservazione che spinge l’uomo oltre ogni confine, fino a raggiungere le fattezze del mostro.
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Mistero, azione, follia e orrore pervadono Elysium, un’astronave di proporzioni ciclopiche diretta su un nuovo modo. Mistero perché il protagonista viene strappato dall'ipersonno con pochi frammenti di memoria, sufficienti a dirgli che le cose non stanno andando come dovrebbero. Azione perché non è possibile evitare lo scontro, nascondersi, perdere tempo. La follia è pandorum, il delirio psicotico che spinge gli ufficiali di bordo a compiere ragionamenti malsani, consapevoli di essere lontani anni luce dalle leggi e dalla civiltà. E orrore, generato dall’atavico istinto di autoconservazione che spinge l’uomo oltre ogni confine, fino a raggiungere le fattezze del mostro. Il tutto su uno sfondo claustrofobico dalle tinte elettromeccaniche e vagamente distopiche come nei fanta-horror anni ’80-’90. Infatti anche qui siamo alle prese con un futuro "sudicio", reso oscuro dall'acciaio, dall'olio dei motori, dai vapori di condensa e illuminato solo dalle cupe luci di emergenza. I richiami ai capolavori del genere ci sono e sono ben confezionati (la fotografia e le scenografie sono addirittura sorprendenti), tuttavia il film non si crogiola in essi riuscendo a spingersi oltre. Qui siamo di fronte a un lavoro per certi versi originale. Ebbene sì, l'astronave è colossale e labirintica come quella di Alien, ma no, non è abitata da uno sparuto equipaggio di astronauti, ma da decine di migliaia di persone. Sì, ci sono momenti per assaporare l’atmosfera alienante, il mistero, per la riflessione. Ma sono momenti passanti. Gli autori non si soffermano in lunghe sequenze contemplative, introduttive, ma passano direttamente all’azione. Il film parte in media res, il risveglio dell’ingegnere/caporale Bower dall’ibernazione è traumatico, brutale, incomprensibile, così come quello del tenente Payton. I due sono colti da amnesia, la plancia di comando è irraggiungibile, i computer sono in avaria, gli ufficiali di bordo scomparsi. Prestissimo entrano in scena sia pandorum che le sanguinarie creature che infestano ormai la nave. Ma non c’è tempo per chiedersi cosa sia successo, per intavolare dibattiti sul da farsi, perché il reattore nucleare di bordo è prossimo al collasso e bisogna subito agire per stabilizzarlo. Bower si dirige verso il reattore quindi, consapevole delle proprie responsabilità ancora prima che della situazione, mentre Payton si offre di radioguidarlo da una postazione di controllo. La odissea di Bower attraverso gli opprimenti settori della Elysium si rivela insolitamente ricca di personaggi e di situazioni interessanti. Perfino Payton non è al sicuro barricato nella propria postazione, ma anzi, i problemi non tarderanno a sconvolgere anche lui. I colpi di scena si susseguono incalzanti, pertinenti, senza mai uscire fuori-tema. Molti interrogativi vengono sollevati e sembrano destinati a rimanere privi di risposta, finché il finale realizza perfettamente la quadratura del cerchio.
Un film che mi ha lasciato sorpreso, solido, coerente, incomprensibilmente sottovalutato. In particolare devo ammettere che le aspettative erano basse soprattutto a causa della scelta disorientante del sottotitolo. Fortunatamente non c’era nessun universo parallelo né cliché relativi.
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elgatoloco
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venerdì 16 ottobre 2015
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film originale sul tema realtà-finzione
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La "realtà" versus la "finzione": se il tema caratterizza il pensiero e la sua storia da sempre(in Oriente come in Occidente, per esemplificare), se le arti visive vi dedicano gran parte della loro riflessione e prassi("trompe-l'-oeil ma non solo, anche qui per esemplificare), il cinema ha varie possibilità in più, esprimendo già etimologicamente il movimento o meglio le immagini in movimento. Se vari film vi riflettono nella prassi, anzi meglio con la prassi in modo molto efficace, ciò vale anche per questo"Pandorum", nel quale veramente"nulla è ciò che sembra"o meglio una"seconda visione", meglio una visione ulteriore sconferma quanto si cedeva(o si poteva presumere)che fosse in una certa maniera.
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La "realtà" versus la "finzione": se il tema caratterizza il pensiero e la sua storia da sempre(in Oriente come in Occidente, per esemplificare), se le arti visive vi dedicano gran parte della loro riflessione e prassi("trompe-l'-oeil ma non solo, anche qui per esemplificare), il cinema ha varie possibilità in più, esprimendo già etimologicamente il movimento o meglio le immagini in movimento. Se vari film vi riflettono nella prassi, anzi meglio con la prassi in modo molto efficace, ciò vale anche per questo"Pandorum", nel quale veramente"nulla è ciò che sembra"o meglio una"seconda visione", meglio una visione ulteriore sconferma quanto si cedeva(o si poteva presumere)che fosse in una certa maniera. C'è anche(forse anche per l'influenza germanica nel film, a livello produttivo e non solo)la riflessione sul"cattivo prometeismo", quando il(presunto)comandante della nave spaziale , adducendo un presunto"ultraomismo"(o "superomismo", a seconda della traduzione)pseudo-nietzschiano vorrebbe proporre una società senza vincoli morali e sociali, in realtà proponendosi quale "nuovo dittatore", potenzialmente non solo sulla/nella nave spaziale ma anche in un improbabile mondo "utopico"(in realtà distopico)da creare, in realtà con le peggiori premesse, chiaramente. Film efficace, supportato da una fotografia accuratissima, dove gli attori(da Dennis Quaid a Antje Traue, anche qui per esemplificare)"funzionano"pienamente, rispetto al disegno di fondo del regista-sceneggiatore Christian Alvart. El Gato
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fabio1957
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venerdì 7 agosto 2015
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già visto
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Con buone premesse il film che sembrava avviarsi a qualcosa di buono e nuovo e invece si arena nelle secche del fanta-horror, proponendo situazioni già viste,qualcuno ha detto che è un film diverso,personalmente non ho avuto quest'impressione,tutt'altro mi sembra veramente che si sviluppi in modo convenzionale.I mostri nello spazio non sono una novità.
Già visto
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cianoz
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domenica 17 novembre 2013
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fanta-horror di basso livello
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Mediocre tentativo di solcare la già battuta strada dei film horror-fantascientifici. Tutto abbastanza scontato, ma non è questo il problema, piuttosto lo è la bassa qualità in diverse cose. Primo, l'assurdità di certe scene; è indubbio che di fronte ad un film di questo tipo bisogna entrare nell'ottica corretta, altrimenti non ha senso nemmeno guardarli, ma un a volta entrati nella "finta realtà" del film si notano delle trovate davvero stupide, come alcuni dialoghi tra i personaggi e i ripetuti attacchi iniziali subiti dal protagonista da parte della ragazza superstite, come se questa non fosse in grado neanche di distinguere tra un uomo (normalissimo) e uno dei mostri di cui è piena la nave.
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Mediocre tentativo di solcare la già battuta strada dei film horror-fantascientifici. Tutto abbastanza scontato, ma non è questo il problema, piuttosto lo è la bassa qualità in diverse cose. Primo, l'assurdità di certe scene; è indubbio che di fronte ad un film di questo tipo bisogna entrare nell'ottica corretta, altrimenti non ha senso nemmeno guardarli, ma un a volta entrati nella "finta realtà" del film si notano delle trovate davvero stupide, come alcuni dialoghi tra i personaggi e i ripetuti attacchi iniziali subiti dal protagonista da parte della ragazza superstite, come se questa non fosse in grado neanche di distinguere tra un uomo (normalissimo) e uno dei mostri di cui è piena la nave. In questi frangenti la sceneggiatura sembra scritta da un bambino. Secondariamente il film è troppo scontato e senza mordente, banalotto. Una volta visto lo si dimentica facimente. E volentieri.
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ultimoboyscout
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sabato 3 marzo 2012
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tutti uniti per sopravvivere.
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Fantahorror di livello mediocre, che va a braccetto con l'ecologia e un'abusatissima apocalisse, per non parlare di un finale trito e ritrito. Seppur lenta e macchinosa, la prima parte è sicuramente migliore della seconda, la resa dei conti (con tanto di genesi) non è affatto convincente, resa ancor meno appetibile da mostriciattoli per nulla spaventosi, poco originali, affatto credibili. Anche la storia è poco originale, con uno sparuto gruppetto di astronauti risvegliatosi da un periodo di ibernazione all'interno della stessa astronave: potrebbero essere gli ultimi sopravvissuti di un virus che ha contagiato il resto dell'equipaggio trasformandolo in mutanti.
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Fantahorror di livello mediocre, che va a braccetto con l'ecologia e un'abusatissima apocalisse, per non parlare di un finale trito e ritrito. Seppur lenta e macchinosa, la prima parte è sicuramente migliore della seconda, la resa dei conti (con tanto di genesi) non è affatto convincente, resa ancor meno appetibile da mostriciattoli per nulla spaventosi, poco originali, affatto credibili. Anche la storia è poco originale, con uno sparuto gruppetto di astronauti risvegliatosi da un periodo di ibernazione all'interno della stessa astronave: potrebbero essere gli ultimi sopravvissuti di un virus che ha contagiato il resto dell'equipaggio trasformandolo in mutanti. C'è un pò di "Alien" e un pò di "Solaris", ma non è nessuno dei due, anzi per qualità è lontanissimo da entrambi. Un passo indietro per Alvart che dopo i suoi esordi horror si era imposto col thriller "Case 39", sottovalutatissima pellicola da scoprire. Certo, è dura per chiunque confezionare un film del genere con un budget ridotto, Alvart c'ha provato, dimostrando stile, visionarietà e angolazioni di ripresa più che discrete, riuscendo a creare atmosfere ermetico-claustrofobiche e intonazioni cromatiche scure, tristi ma intense adeguate al contesto. Ma lo scorrimento appare complessivamente farraginoso, allontanando lo spettatore dall'immediata comprensione del film stesso. Si resta nel filone del B-movie, nonostante sconfinamenti filosofici che poco c'entrano ma quel che salta maggiormente agli occhi è iul fatto di rendersi conto che si tratta di un'occasione persa per la solita smania di fare furbissima moralità sul cannibalismo della natura umana più che su evidenti difetti tecnici o di costruzione. Meglio Foster di Quaid, rigido e farragfinoso, la sconosciuta Antje Traue si lascia notare/ammirare solo per fisicità e atletismo straripanti e per gli occhioni blu!
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dreamtheater87
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lunedì 14 novembre 2011
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pandorum, riscoperta del claustrofobico scientific
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Il genere sembra ormai aver raccontato già tutto in qualsiasi salsa, odissee spaziali ed esseri sovraumani hanno costellato gran parte dei film anni 80 e 90. Un genere che lentamente sta andando alla deriva viene ripescato da Alvart e modernizzato senza mai dimenticare la componente essenziali del genere: la narrazione psicologica dei protagonisti. Una riscoperta del claustrofobico spaziale (stile Sfera del genio Crichton) con elementi sovrannaturali, portano avanti una trama ben articolata che viene lentamente portata alla luce andando avanti nell'affannata ricerca della verità sul viaggio. Lo spettatore si immedesima nel protagonista e si trova a ricomporre un puzzle fatto di superstiti e storie di sopravvisuti alla catastrofe adattati alla vita solitaria in un'astronave che ha le sembianze di una giungla dove il primo errore si rivela spesso l'ultimo.
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Il genere sembra ormai aver raccontato già tutto in qualsiasi salsa, odissee spaziali ed esseri sovraumani hanno costellato gran parte dei film anni 80 e 90. Un genere che lentamente sta andando alla deriva viene ripescato da Alvart e modernizzato senza mai dimenticare la componente essenziali del genere: la narrazione psicologica dei protagonisti. Una riscoperta del claustrofobico spaziale (stile Sfera del genio Crichton) con elementi sovrannaturali, portano avanti una trama ben articolata che viene lentamente portata alla luce andando avanti nell'affannata ricerca della verità sul viaggio. Lo spettatore si immedesima nel protagonista e si trova a ricomporre un puzzle fatto di superstiti e storie di sopravvisuti alla catastrofe adattati alla vita solitaria in un'astronave che ha le sembianze di una giungla dove il primo errore si rivela spesso l'ultimo. I 100 minuti di pellicola scorrono discretamente bene, senza pause o intoppi, con un buon Dennis Quaid e un finale soddisfacente. Consigliato solo per gli appasionati del genere horrore fantascientifico.
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maruf
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domenica 2 ottobre 2011
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meglio di no
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molto semplicemente troppo stupido per essere vero. non noioso ma profondamente idiota. da guardare per trovare un motivo per rivedere alien. meglio dimenticarlo.
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andreas perugini
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venerdì 24 giugno 2011
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pandorum: il risveglio in un incubo.
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Pandorum è il risveglio in un incubo. Un risveglio gelato, brusco, affannato, viscerale. Il risveglio in un mondo di terrore, fatto del freddo metallo e dell’enorme oscurità di una nave spaziale alla deriva nello spazio profondo per una missione inizialmente ignota perché il sonno criogenico ci ha privato della memoria. A tratti riaffiorano flash e nozioni. Piano ci risulta chiaro che qualcosa non funziona. Ma cosa? Il trentaseienne regista germanico Christian Alvart al suo quarto film pone le domande esistenziali fondamentali “Chi sono? Perché sono qui? Dove sto andando?” alla base dell’incipit. Il riaffiorare della memoria di sedimenti non porta giovamento, ma porta a sprofondare in uno dei peggiori incubi che l’uomo possa concepire.
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Pandorum è il risveglio in un incubo. Un risveglio gelato, brusco, affannato, viscerale. Il risveglio in un mondo di terrore, fatto del freddo metallo e dell’enorme oscurità di una nave spaziale alla deriva nello spazio profondo per una missione inizialmente ignota perché il sonno criogenico ci ha privato della memoria. A tratti riaffiorano flash e nozioni. Piano ci risulta chiaro che qualcosa non funziona. Ma cosa? Il trentaseienne regista germanico Christian Alvart al suo quarto film pone le domande esistenziali fondamentali “Chi sono? Perché sono qui? Dove sto andando?” alla base dell’incipit. Il riaffiorare della memoria di sedimenti non porta giovamento, ma porta a sprofondare in uno dei peggiori incubi che l’uomo possa concepire. Un incubo infestato da creature antropofaghe di cui non se ne conosce la provenienza. Un incubo disturbato dalle allucinazioni spaziali dove spesso non si riesce a distinguere la realtà dalla distorsione mentale. Pandorum è il risveglio nelle fauci di un'orda famelica di creature mostruose. Pandorum è un’arca di Noé arenata nel vuoto. Pandorum è l’allucinazione violenta ed ingannevole che tradisce ogni apparenza. Pandorum è un parto della mente.
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