Lourdes

L'idea era buona: affrontare il tema del miracolo, della fede in un luogo che non lascia dubbi all'immaginazione. Chi viene a Lourdes si aspetta di guarire, è ovvio. Come sono ovvie le speculazioni che girano attorno a questa speranza. Si è detto che la regista ha avuto un tocco leggero, uno sguardo lieve sulla storia, così da lasciare lo spettatore libero di interpretare. Ma in questo modo ha evitato una scelta. E potevamo passare sopra anche a questo: in fondo anche sollevare domande senza dare risposte può essere stimolante. Quello che proprio non le si perdona è di non aver scavato minimamente nei personaggi: dobbiamo intuire che la protagonista non sia credente, ma non c'è una parola, un fatto, un'azione che spieghi il suo stato d'animo. Si riesce a capire qualcosa in più durante la sua confessione con il sacerdote, ma è davvero poco per dare spessore al personaggio. Anche il giovane dell'Ordine di Malta, di cui la protagonista sembra innamorarsi, sembra alienato dal resto del mondo, senza un carattere definito. Il film è girato in modo statico e se questo va bene in alcuni casi - per esempio la scena iniziale della mensa - diventa riduttivo quando la storia cresce. Ogni volta che inizia una scnea ci si aspetta di assistere a qualcosa di "forte". Segno che la regista ha preparato bene il suo lavoro: poi, però, la magia si interrompe. E' come se non riuscisse a portare a termine le sue intenzioni, come se volesse dirci qualcosa senza trovare le parole. Così, si limita ad esporci i fatti. Un tentativo ammirevole, ma non del tutto riuscito. Alcune situazioni sono interessanti, ci sono un paio di intuizioni geniali e il tema è di quelli che fanno riflettere. Ma il Cinema è un'altra cosa.