L'allenatore nel pallone 2

Trasportare Canà in elicottero in uno stadio vuoto: esattamente come invitare lo spettatore ad assistere ad un film nel quale, proprio come nella scena appena citata, oltre al buon Oronzo non c'è quasi niente. Nonostante, infatti, la pur generosa interpretazione di Banfi in un personaggio che solo lui, forse, avrebbe potuto rendere memorabile (o quanto meno degno di un ricordo affettuoso) e la presenza discreta di una parte del cast del primo "Allenatore", la pellicola - per fortuna non molto lunga - è senza ritmo, senza trovate. Non è forse eccessivo definire come improponibile un film come questo, e non per via della presenza di familiari e superflue figure chiamate (o imposte) dal piccolo schermo, ma per la scarsa cura con la quale è stato confezionato un sequel del genere. Sembra che il film ben rappresenti lo stato attuale del più generale sistema dello spettacolo (incluso il sottosistema del calcio televisivo): accanto al giovane Banfi-Canà di un tempo i veri calciatori figuravano armoniosamente, non vi era il protagonismo che emerge in questo seguito - oltretutto era gente che giocava e basta. E il risultato è misero: si potevano almeno orchestrare adeguatamente le presenze, senza troppi squilibri (magari con un bel 5-5-5). D'accordo che anche allora fu bistrattato per poi divenire "cult", ma nel Canà Bis non c'è aria di riscatto. Non è più tempo di riscatto. Si tratta forse del cinema che si meritano gli stessi addetti ai lavori, e quindi il sistema quasi autoreferenziale nel quale operano, ma non gli spettatori, ai quali, in fin dei conti, bisognava almeno regalare un minimo di soddisfazione per aver solcato l'ingresso delle sale con la gioia e la speranza di rivedere un "mito". Speranza disattesa?