Altro che Nostradamus!
Nei primi anni Ottanta un film cupamente profetico su un futuro che a soli trent’anni di distanza si sta rivelando presente. Naturalmente nella pellicola le tinte sono fosche, “espressioniste”, rese e accentuate da una fotografia magistrale. Ma l'esasperazione tecnologica da una parte e la deriva sociale dall'altra cominciano ad essere inquietanti, inconfutabili storie dei nostri giorni. Lo scenario del film, fedele al romanzo di Philip K. Dick, immerge lo spettatore in un mondo crepuscolare, avvolto in un’atmosfera lugubre, sotto un piovigginare perenne, una società multirazziale che ignora le sue diversità solo perché chiusa in un individualismo terrificante. Tutti hanno visto e conoscono il film, inutile ripeterne qui la trama e certi particolari.
E’ un'opera certo di energica ambientazione, forte nei suoi simbolismi ma che a mio avviso induce soprattutto riflessioni etiche sul processo antropologicamente deformante che stiamo vivendo.
La chiave di lettura è la stessa del capolavoro del 1932 “Freaks”, (decensurato solo trent’anni dopo) in cui una piccola comunità circense di poveri esseri deformi e “mostruosi” ci conferma che i veri mostri siamo noi: i normali, i rispettabili, i sani, i timorati di Dio. Anche in Blade Runner creature replicanti del tutto simili all’uomo nate in laboratorio e utilizzate come trionfalistica mano d’opera si rivelano molto più umane (nell’accezione più nobile del termine) che non l’Homo tecnologicus, spietato, cinico, maschilista. Non a caso la scena più toccante e intensa del film è proprio quella in cui il protagonista, terminatore di androidi ribelli, Rick Deckard (Harrison Ford), assiste al drammatico epilogo della profonda struggente umanità proprio di un replicante (Batty, Rutger Hauer) che muore dopo avergli salvato la vita. Una vita di cui l’altra grande lezione gli viene dal crescente sentimento per la fragile Rachel, anch’essa umanissima dolcissima replicante.
Personalmente preferisco il romantico finale in cui Rick e Rachel partono insieme fuggendo per quanto possibile dall’incubo verso un futuro imponderabile. Grande Ridley Scott con un’altra opera fondamentale per la storia del cinema.
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