Fuoco su di me |
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Un film di Lamberto Lambertini.
Con Omar Sharif, Massimiliano Varrese, Sonali Kulkarni, Zoltan Ratoti, Maurizio Donadoni.
continua»
Storico,
durata 100 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 31 marzo 2006.
MYMONETRO
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Fuoco di di me
di leonardFeedback: |
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lunedì 3 aprile 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Meravigliosa interpretazione “crepuscolare” del “nonno” Omar Sharif che sembra quasi rievocare il rassegnato lirismo “politico-rievocativo” del migliore Burt Lancaster ne “Il Gattopardo” aiutato da una sapiente e curata ricostruzione dei costumami e degli ambienti degli ultimi mesi del Regno di Gioacchino Murat della Napoli “crocevia d’Europa” agli inizi del 1800. A fare da sfondo ai discorsi frutto di una sapiente sceneggiatura in un lussuoso interno ove nulla è lasciato al caso, arredi, quadri, suppellettili, neppure i dettagli scientifici scoperti dall'anziano aristocratico nello studio naturalistico-catalogativo, tipico del tempo. Straordinaria interpretazione della governante, Antonella Stefanucci, capace di dare da sola profondità storica e spazio-temporale a tutto il film, rievocando con una perfetta dizione della “lingua napoletana” proverbi e detti tipici di quella qual certa napoletanità vivissima ancor oggi, in una perfetta ricostruzione degli ambienti della cucina del tempo, della quale in una scena di vita quotidiana sembra quasi sentire sapori ed odori. Ottima prova per il giovane nipote Eugenio, Massimiliano Varrese, la cui fuga solitaria in mare viene ed il naufragio sull’isola di Procida rappresentano una mirabile metafora di un viaggio iniziatico di fuoriuscita da uno stadio di tranquillizzante e luminosa razionalità verso un’ignota e romantica dimensione di emotività e di scoperta di “amorose corrispondenze” che nemmeno la violenza distruttrice della restaurazione borbonica sarà in grado di arrestare. Perfetta la fotografia, di Pino Sondelli, che sottolinea vividamente il realismo dalle occhiaie del giovane al risveglio, avvolto in una coperta di lana splendidamente ricamata alla maniera dell’epoca. Peccato però che ad un tratto la perfezione dei dettagli del film si perde e si arresta proprio nella ascesa verso il “sublime” incontro con l’amore romantico. Delude l’interpretazione della, sia pur bellissima Sonali Kulkarni, Graziella la giovane ragazza che aiuterà Eugenio a riprendersi. Delude nella “sgargianza” delle vesti, sue come delle sue compagne, delude nella gestualità troppo raffinata, per una ragazza isolana del tempo, elegante anche quando si toglie le scarpe per ballare scalza nella polvere, discutibile ed anacronistica la scelta del lessico dei dialoghi ove incomprensibilmente non si avverte il divario socio culturale, ma l’aristocratico francofono e la popolana, senza neppure una nota di partenopeo accento, sembrano parlare una sorta di “coinè dialectos” di linguaggio comune, banalmente cinematografico, certamente stridente con le pur apprezzabile scelte linguistiche della prima parte del film. Apprezzabile risulta il passaggio delle solitarie introspezioni isolane del giovane alla narrazione dell’avvicendarsi incalzante degli ultimi bagliori di quel mondo napoleonico destinato a svanire per sempre ed in fretta, come avvertiva il nonno, al coraggioso grido di “fuoco su di me” rivolto dallo stesso Murat al plotone della esecuzione della sua condanna a morte. Leonardo Sagnibene.
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