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maria vittoria
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lunedì 23 aprile 2001
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poetico, imperdibile
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Un film di cui ci si può innamorare, ma che può anche non piacere affatto se si cerca un'occasione di svago superficiale. Perché "Scoprendo Forrester" superficiale non lo è certamente. Due ore struggenti, in cui la poesia ti avvolge impalpabile, regalandoti momenti dolcissimi, nella riscoperta di sentimenti quali l'amicizia tra un giovane che si sta affacciando alla vita ed un anziano che ha scelto di attendere il tramonto della propria esistenza in una solitudine apparentemente inscalfibile. Un'interpretazione, quella di Sean Connery, che lo riconferma tra i migliori attori viventi, con un Rob Brown altrettanto splendido. Indimenticabile, infine, la figura dell'insegnante, interpretata da un Murray Abraham al massimo della forma.
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Un film di cui ci si può innamorare, ma che può anche non piacere affatto se si cerca un'occasione di svago superficiale. Perché "Scoprendo Forrester" superficiale non lo è certamente. Due ore struggenti, in cui la poesia ti avvolge impalpabile, regalandoti momenti dolcissimi, nella riscoperta di sentimenti quali l'amicizia tra un giovane che si sta affacciando alla vita ed un anziano che ha scelto di attendere il tramonto della propria esistenza in una solitudine apparentemente inscalfibile. Un'interpretazione, quella di Sean Connery, che lo riconferma tra i migliori attori viventi, con un Rob Brown altrettanto splendido. Indimenticabile, infine, la figura dell'insegnante, interpretata da un Murray Abraham al massimo della forma.
Da non perdere se la lettura, la scrittura, la poesia riescono ancora ad affascinarti e a trasmetterti sensazioni profonde.
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[+] brava
(di ralph)
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manola lenzi
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venerdì 20 aprile 2001
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profondo e sensibile
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Ho visto questo film qui in Germania, io trovo che e`un film non alla portata di tutti,perche`molto intenso e con dialoghi
che andrebbero sentiti piu` volte per capirne il significato profondo. Per me uno dei migliori film, che ho visto Ultimamente. La recitazione del giovane Jamal e di Sean Connery e`molto convincente, fantastica.
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gianleo67
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martedì 24 aprile 2012
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un cuore impavido...nel bronx
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Giovane promessa nera del basket e della letteratura entra in contatto, quasi per caso, con un anziano e solitario misantropo che vive recluso nel suo appartamento nel cuore del Bronx. Questi si rivelerà essere un famoso scrittore già Premio Pulitzer, noto per aver pubblicato il suo unico capolavoro: 'Landing Avalon'. Nasce tra i due un rapporto di amicia e di intesa che porterà il ragazzo ad affermarsi come borsista in una prestigiosa scuola privata e lo scrittore a riemergere alla vita dal proprio ostinato isolamento. Sotto le mentite spoglie di un racconto di formazione si nasconte un apologo sul significato ed il valore della lealtà e dell'amicizia ma anche una onesta e specchiata dichiarazione d'amore per l'arte e la letteratura.
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Giovane promessa nera del basket e della letteratura entra in contatto, quasi per caso, con un anziano e solitario misantropo che vive recluso nel suo appartamento nel cuore del Bronx. Questi si rivelerà essere un famoso scrittore già Premio Pulitzer, noto per aver pubblicato il suo unico capolavoro: 'Landing Avalon'. Nasce tra i due un rapporto di amicia e di intesa che porterà il ragazzo ad affermarsi come borsista in una prestigiosa scuola privata e lo scrittore a riemergere alla vita dal proprio ostinato isolamento. Sotto le mentite spoglie di un racconto di formazione si nasconte un apologo sul significato ed il valore della lealtà e dell'amicizia ma anche una onesta e specchiata dichiarazione d'amore per l'arte e la letteratura. Il film appare organico e lineare da un punto di vista narrativo ma disegna con raffinata e sottile eleganza il difficile approssimarsi di realtà sociali e culturali eterogenee che coesistono in un precario equilibrio; inizialmente diffidenti e poi sempre più consapevoli della reciproca esistenza e necessità. Una trama delicata di immagini, parole e musiche che tessono un avvicinamento progressivo tra i due protagonisti e che segna il loro passaggio da una stagione della vita ad un'altra: "Una Stagione di Fede Assoluta". I contrappunti musicali dal blues al rap, passando per le melodie romantiche e nostalgiche di "Over the Rainbow", sottolineano efficacemente le fasi della narrazione che alternano il registro intimista della riflessione umana e letteraria a quello piu' dinamico ed energico proprio delle modalità espressive della periferia e del ghetto. Finale furbetto nel propinare il solito clichè della 'cavalleria' che viene in soccorso dei nostri, accerchiati e stretti d'assedio da un nemico diffidente e ostile, ma anche edificante nel sottolineare la forza delle idee e la purezza della forma come strumento di affermazione dell'individuo contro l'irragionevolezza del pregiudizio sociale e culturale.
Un Van Sant che bazzica i ghetti neri dello Spike Lee di "He got the game" ma che manca del rigore formale e della graffiante e dolente ironia di certe sue opere precedenti. Piccola curiosità cinefila: dalla combinazione dei nomi dei personaggi protagonisti si compone un ironico omaggio all'omonimo eroe e patriota scozzese William Wallace.Ovviamente ogni riferimento è puramente intenzionale.
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valetag
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mercoledì 6 agosto 2014
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il post - will hunting
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Jamal Wallace è un sedicenne nero che vive nel Bronx, con la passione per il basket e per la letteratura.
William Forrester è un vecchio scrittore che ha abbandonato la professione dopo il primo libro e che da anni non esce dal suo appartamento.
Tra i due nasce una strana amicizia: Forrester insegna al ragazzo a scrivere, mentre questi lo aiuta a riprendere in mano le redini della sua vita.
"Non importa da dove arrivi, importa dove vuoi andare": questo il tema principale del film di Gus Van Sant, che dopo Genio Ribella ritorna a lavorare con un ragazzo outsider che con l'aiuto di un adulto pieno di problemi riesce ad affermarsi.
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Jamal Wallace è un sedicenne nero che vive nel Bronx, con la passione per il basket e per la letteratura.
William Forrester è un vecchio scrittore che ha abbandonato la professione dopo il primo libro e che da anni non esce dal suo appartamento.
Tra i due nasce una strana amicizia: Forrester insegna al ragazzo a scrivere, mentre questi lo aiuta a riprendere in mano le redini della sua vita.
"Non importa da dove arrivi, importa dove vuoi andare": questo il tema principale del film di Gus Van Sant, che dopo Genio Ribella ritorna a lavorare con un ragazzo outsider che con l'aiuto di un adulto pieno di problemi riesce ad affermarsi. Van Sant non si ripete, ma realizza un percorso: di fatto, troviamo Matt Demon nei panni di Will Hunting in un cameo finale.
Ciò che colpisce è la straordinaria leggerezza con cui viene affrontato il film: non c'è mai una parola di troppo o un buonismo troppo insistente.
Con intelligenza e chiarezza vengono raccontate due età di transizione, in diversi momenti della vita ma ugualmente difficili e disorientative: uscire dagli schemi, superare i confini imposti dalla società e da sé stessi, dimostrare l'infondatezza dei luoghi comuni senza mai negare la realtà.
Sean Connery si immerge con naturalezza in un personaggio complesso e
dalle tante sfaccettature, mentre F. Murray Abraham impersonifica l'odiosissimo professor Crawford talmente bene da essere detestato per davvero, nonché Rob Brown, al suo esordio, assolutamente credibile e carismatico.
L'assenza dei virtuosismi che caratterizzano la fotografia dei film impegnati permette di godere la pellicola senza distrazioni.
La colonna sonora si adatta al percorso di Jamal: si parte dal rap dell'intro iniziale e si termina con la versione di Somewhere over the rainbow di Israel Kamakawiwo'ole; nel mezzo tanto Miles Davis e una perla firmata Carl Orff.
Film dall'aria poetica e ispiratrice, nonostante la trama prevedibile e non originale.
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achab50
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venerdì 3 aprile 2015
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gli incontentabili hanno il passo pesante
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il bravo e dimenticato Giampiero Albertini in uno spot di mille anni fa affermava "gli incontentabili hanno il passo pesante" ed ecco che con questo avremmo finito la critica a questo film.
Non se ne può davvero più di questi personaggi stereotipati: il genio di un solo libro che vive ritirato in casa, il ragazzo di colore che gira anche nel campus con la berretta da ebete, ma genio anche lui, lievi accenni politicamente correttissimi sul problema mai sopito della discriminazione razziale, e sempre e dovunque lo sport, quel maledetto pallone che non manca in nessuna scena, machissenefrega vien da dire!
Ecco che ci mette del suo anche il direttore della fotografia che gode (si, proprio così, ne gode) a far entrare la luce parassita nell'obiettivo e rendere le scene nebbiose e quasi monocromatiche.
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il bravo e dimenticato Giampiero Albertini in uno spot di mille anni fa affermava "gli incontentabili hanno il passo pesante" ed ecco che con questo avremmo finito la critica a questo film.
Non se ne può davvero più di questi personaggi stereotipati: il genio di un solo libro che vive ritirato in casa, il ragazzo di colore che gira anche nel campus con la berretta da ebete, ma genio anche lui, lievi accenni politicamente correttissimi sul problema mai sopito della discriminazione razziale, e sempre e dovunque lo sport, quel maledetto pallone che non manca in nessuna scena, machissenefrega vien da dire!
Ecco che ci mette del suo anche il direttore della fotografia che gode (si, proprio così, ne gode) a far entrare la luce parassita nell'obiettivo e rendere le scene nebbiose e quasi monocromatiche.
Film claustrofobico girato quasi interamente in interno; regista che mi immagino in ciabatte e con la mutanda dall'elastico slabbrato, così come è slabbrato il prodotto pieno di errori e distrazioni, ma probabilmente reso tale da uno o più rimontaggi e ripensamenti effettuati dopo il girato.
Ma basta, questi film con l'happy end incorporato ed il tumore in agguato devono finire; Connery stesso non crede a quello che sta recitando, gli altri personaggi sono ritagliati da un libro di figurine, ad una dimensione.
Una nota a parte merita la lunghezza spropositata: probabilmente mezz'ora in meno avrebbe giovato al ritmo, sempre che ci sia un ritmo in questi prodotti pseudo-culturali.
Film decisamente mediocre ed ampiamente sopravvalutato. Da dimenticare.
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jonnylogan
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martedì 25 aprile 2023
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basket e libri
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Jamal Wallace, studente di liceo cresciuto fra i projects del Bronx, ha due passioni: la letteratura, che relega alle serate passate fra le mura domestiche, e la pallacanestro, grazie alla quale spera di garantirsi un futuro in una prestigiosa università. Figlio dei quartieri poveri della metropoli, Jamal s’intrattiene abitualmente con i compagni di scuola, giocando a basket in un playground limitrofo alla casa de ”L’uomo della finestra”.
Da questo incipit ha inizio l’ascesa letteraria e sportiva, di un talentuoso scrittore in erba, in cui nelle pieghe del legame fra il giovane atleta, impersonato dall’allora sedicenne esordiente Rob Brown, e l’anziano scrittore, ispirato a quella del New Yorkese J.
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Jamal Wallace, studente di liceo cresciuto fra i projects del Bronx, ha due passioni: la letteratura, che relega alle serate passate fra le mura domestiche, e la pallacanestro, grazie alla quale spera di garantirsi un futuro in una prestigiosa università. Figlio dei quartieri poveri della metropoli, Jamal s’intrattiene abitualmente con i compagni di scuola, giocando a basket in un playground limitrofo alla casa de ”L’uomo della finestra”.
Da questo incipit ha inizio l’ascesa letteraria e sportiva, di un talentuoso scrittore in erba, in cui nelle pieghe del legame fra il giovane atleta, impersonato dall’allora sedicenne esordiente Rob Brown, e l’anziano scrittore, ispirato a quella del New Yorkese J.D.Sailinger, autore de il giovane Holden, si celano lezioni di vita prima ancora che di scrittura.
William Forrester, impersonato da Sean Connery, che lottò per portare la pellicola sul grande schermo, al punto di apparire anche fra i produttori del film; e il suo contraltare Murray Abrham, divenuto celebre per il ruolo di Salieri in Amadeus, di Milos Forman, qui nella parte dell'odioso Professor Crowford, danno vita a una lotta a distanza sia fra due abili attori sia fra due diverse visioni della didattica applicata ad un giovane talento, riapparendo a distanza di quattordici anni nuovamente come antagonisti dopo il Nome della Rosa, di Jean-Jacques Annaud.
Film che per quanto lungo, stiamo parlando di oltre due ore, si beve d’un fiato, permettendo a Gus Van Sant di dipingere la società americana per quel che è e anche per quel che anelerebbe essere, ovvero un luogo pieno di pari opportunità per chiunque: dal ragazzo proveniente dal ghetto, e con il colore di pelle sbagliata, all’uomo talentuoso ma che ha preferito scomparire nel nulla. Molto attimo fuggente e moltissimo idealismo per un bel prodotto nobilitato da una prestazione maiuscola da parte di Connery cui Rob “Jamal Wallace” Brown fa da degno contraltare assieme all’odioso Professor Crowford dipinto da Abrahm.
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paride86
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domenica 1 marzo 2009
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banale
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Sotto la confezione patinata e sociale, "Scoprendo Forrester" è un film piuttosto banale e didascalico.
Il plot è identico a quello di "Genio Ribelle":
c'è un ragazzo dal background disagiato e dal grande grande talento che non riesce a sfruttare; grazie all'aiuto di un adulto intelligente, ma ferito dalla vita, avrà il suo successo dando al suo mentore la spinta vitale che gli mancava.
Purtroppo i dialoghi sono piuttosto iniqui (si discute sui calzini a rovescio, su come pigiare i tasti sulla macchina da scrivere, ecc.), i contrasti sociali sono rappresentati in maniera decisamente scontata, per non parlare del patinatissimo Bronx che propone Van Sant. Ovviamente il film troverà la sua ovvia conclusione, passando prima per l'altrettanto ovvio cattivone di turno.
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Sotto la confezione patinata e sociale, "Scoprendo Forrester" è un film piuttosto banale e didascalico.
Il plot è identico a quello di "Genio Ribelle":
c'è un ragazzo dal background disagiato e dal grande grande talento che non riesce a sfruttare; grazie all'aiuto di un adulto intelligente, ma ferito dalla vita, avrà il suo successo dando al suo mentore la spinta vitale che gli mancava.
Purtroppo i dialoghi sono piuttosto iniqui (si discute sui calzini a rovescio, su come pigiare i tasti sulla macchina da scrivere, ecc.), i contrasti sociali sono rappresentati in maniera decisamente scontata, per non parlare del patinatissimo Bronx che propone Van Sant. Ovviamente il film troverà la sua ovvia conclusione, passando prima per l'altrettanto ovvio cattivone di turno.
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(di gigi57)
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