Quando, come in tutte le trasposizioni fimiche o anche televisive della Christie, si tratta di introdutte novita', non c'e'molto da fare: nella Christie tutto e'struttruratissimo e non c''e' grande liberta'intepretativa, visto che Poirot o miss Marple nella parte finale convocano sempre tutti i possibili indiziati o anche i testimoni per scoprire(o meglio comunicare)chi e'l'assasssino/a. Diverso il procedimento in Conan Doyle, dove invece Sherlock Holmes procede per tgradi, ma senza la famosa"convocazione"finale. Ecco allora in questo"Agatha Christie's Dead Man's Folly"(Clive Donner, screenplay di Rod Browning e Miochel Norell, 1986, film tv)che Poirot(il grande Peter Ustinov, dove ogni movimento di mimica facciale e coroporea in genere, ogni espressione vocale e paralinguistica e'funzionale a quanto realmente deve esrpimere)raccoglie le informazioni , le vaglia, le organiza e poi deduce, arrivando al "redde rationem"finale. Decisamente un rpdocdedimento noteovl,e, che qui coinvolge anche Jean Stapleton, che rende la terribile scrittirce di romanzi di investigation "amica"di Poirot(in realta' una terribile "rompiscatole")e via via anche tutti coloro che sono realmente coinvolti/e nella vicenda. Decisamente , rispetto alla versione posteriore che vede nei panni di Poirot David Suchet, con tutto il rispetto per quest'ultimo non c'e'confronto. questo di Ustinov e'l'originale, quello di Suchet e'l'imitazione, dove l'attore che impara dal maestro ripete, con pochissime vairazioni, i movimenti e le espressioni del maestro dove la"copia"si sente, decisamente e anche pesantemente.... Eugen
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