francismetal
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domenica 22 ottobre 2017
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così ci saluta truffaut
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Splendido, Hitchcockiano, noir, giallo, ricco di colpi di scena e idee geniali.
La protagonista si comporta splendidamente, è una vera e propria eroina del giallo.
E non avevo capito che era degli anni '80, sembra davvero un film degli anni '50
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faucau
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domenica 28 giugno 2015
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bufala di qualità
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al di là di alcuni aspetti del tutto estetici, nel senso deteriore di esterni, estranei, quali il bianco e nero di inappuntabile qualità fotografica, la storia è di una irritante banalità. Quasi due ore perdute per un passatempo, per un evidente film di cassetta. Irritante persino l'accoppiata improbabile di un Trintignant imbolsito e la avvenente Ardant.
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gianni quilici
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domenica 10 marzo 2013
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omaggio alla bellezza di fanny ardant
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Come film giallo, Finalmente domenica, è banale. Lo è in alcuni suoi aspetti: dai delitti all’agente immobiliare (Jean-Louis Trintignant) ingiustamente accusato, dal modo raffazzonato con cui sono condotte le indagini ai personaggi, per lo più, sbiaditi. Manca quella verosomiglianza che può creare quella tensione narrativa che “fa il giallo”. Lo salva un’ironia che lo fa virare a volte, verso la commedia-
C’è tuttavia un “elemento altro” che lo illumina: la presenza di Fanny Ardant come corpo, che utilizza un personaggio vivo, anche se poco plausibile.
Finalmente domenica è quindi un omaggio (poco riuscito) al cinema noir con tutti gli ingredienti del caso (pellicola in bianco e nero fiammeggiante, mistero dei delitti con scoperta dell’assassino, scenari notturni), ed è un omaggio alla bellezza (riuscito) di Fanny Ardant.
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Come film giallo, Finalmente domenica, è banale. Lo è in alcuni suoi aspetti: dai delitti all’agente immobiliare (Jean-Louis Trintignant) ingiustamente accusato, dal modo raffazzonato con cui sono condotte le indagini ai personaggi, per lo più, sbiaditi. Manca quella verosomiglianza che può creare quella tensione narrativa che “fa il giallo”. Lo salva un’ironia che lo fa virare a volte, verso la commedia-
C’è tuttavia un “elemento altro” che lo illumina: la presenza di Fanny Ardant come corpo, che utilizza un personaggio vivo, anche se poco plausibile.
Finalmente domenica è quindi un omaggio (poco riuscito) al cinema noir con tutti gli ingredienti del caso (pellicola in bianco e nero fiammeggiante, mistero dei delitti con scoperta dell’assassino, scenari notturni), ed è un omaggio alla bellezza (riuscito) di Fanny Ardant.
La bellezza del suo corpo slanciato, flessuoso, elegante, sottile, ma anche carnoso. La bellezza dei primi piani luminosi in un volto dove l’armonia dei tratti è rotta dalla sensualità di una bocca grande e carnosa. La bellezza della sua intraprendenza investigativa ironica e coraggiosa al tempo stesso. La bellezza del suo passeggiare, correre, fuggire sui quei tacchi alti e sottili, che non l’abbandonano mai.
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paolo 67
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domenica 18 dicembre 2011
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deliziosa rifondazione del noir hollywoodiano
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Truffaut era considerato insieme a Rohmer il regista dei film che assomigliavano più alla vita, di cui l'insieme della loro opera, col suo affabulare affascinante, il suo fissare momenti di felicità e ritornare su se stessa, contava più del singolo film, e il più "normale", tenero, dolce dei registi della nouvelle vague, che esprimeva un bisogno d'affetto e di libertà (autobiografico anche di una generazione, quella piccola borghesia diffusasi dopo la guerra), che la vita gli ha ampiamente risarcito da quando lo storico del cinema André Bazin lo salvò (fuggito di casa, era stato in casa di correzione) avviandolo alla critica cinematografica. Appassionato fin da piccolo della lettura, divenne critico geniale (contribuendo con gli altri critici futuri registi dei "Cahiers du cinéma" alla riscoperta autoriale di tanto cinema hollywoodiano come quello di Hitchcock fino ad allora bistrattato dalla critica) e poi regista geniale, tale da lasciare un segno per cui si può parlare di un cinema prima e dopo Truffaut.
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Truffaut era considerato insieme a Rohmer il regista dei film che assomigliavano più alla vita, di cui l'insieme della loro opera, col suo affabulare affascinante, il suo fissare momenti di felicità e ritornare su se stessa, contava più del singolo film, e il più "normale", tenero, dolce dei registi della nouvelle vague, che esprimeva un bisogno d'affetto e di libertà (autobiografico anche di una generazione, quella piccola borghesia diffusasi dopo la guerra), che la vita gli ha ampiamente risarcito da quando lo storico del cinema André Bazin lo salvò (fuggito di casa, era stato in casa di correzione) avviandolo alla critica cinematografica. Appassionato fin da piccolo della lettura, divenne critico geniale (contribuendo con gli altri critici futuri registi dei "Cahiers du cinéma" alla riscoperta autoriale di tanto cinema hollywoodiano come quello di Hitchcock fino ad allora bistrattato dalla critica) e poi regista geniale, tale da lasciare un segno per cui si può parlare di un cinema prima e dopo Truffaut. I suoi film sono la testimonianza di una grande voglia e capacità di creare: egli ha inventato un linguaggio nuovo, moderno di film in film prima di formalizzarlo nell'ultima parte della sua opera. Uomo di straordinaria sensibilità e intelligenza, a differenza di altri della nouvelle vague non è stato un polemico, non ha messo in discussione i valori della società (in "Jules e Jim" lo scontro inevitabile del principio del piacere con quello di realtà nell'impossibilità di plasmare il mondo fa emergere forti pulsioni di morte) incentrando piuttosto il suo discorso sul bisogno di capirsi e accettarsi all'interno dei rapporti di amore e di amicizia. Anima buona della nouvelle vague, con una spontaneità e un calore infantile ha rifiutato il cinismo e ha esercitato in definitiva una funzione consolatoria (con qualche eccezione in cui alcuni critici hanno identificato le sue opere più emozionanti e convincenti) in cui la Francia si è esaltata, in una delle sue migliori intelligenze. Truffaut è stato anche profetico anticipatore di certi movimenti sociali e della loro parziale sconfitta. Il suo cinema disimpegnato ha agito da cerniera tra la vecchia e la nuova Francia. "Finalmente domenica" è un arioso, gradevolissimo giallo-rosa in cui con la leggerezza e la felicità espressiva di sempre Truffaut recupera l'amato cinema hollywoodiano (soprattutto quello hitchcockiano) degli anni '40 in un bianco e nero (con il raffinato lavoro sulle sfumature di Nestor Almendros) che è anche un salutare ritorno alla semplicità, meraviglioso per l'uso scabro (altra eredità hitchockiana, in particolare di "Notorious", il film preferito del regista) che Truffaut fa delle sue infinite risorse visive, mai disperse nella sua opera in pezzi di bravura, bellurie o virtuosismi fini a se stessi ma sempre significanti (la naturalezza dei suoi film ha pochi rivali). Il film risalta uno dei temi fondamentali del'opera dell'autore, l'amore per la donna qui rappresentata dall'intensa e sensuale Fanny Ardant, all'epoca vero amore del regista, che già aveva illuminato il sincero, dolente discorso sui sentimenti de "La signora della porta accanto". L'ultimo film di Truffaut è anche un momento fondamentale della storia della parabola artistica e umana della nouvelle vague: nel suo rifarsi ai maestri del passato esso rappresenta la convinzione raggiunta sulle radici antiche del cinema moderno da parte di una generazione di intellettuali alle conclusioni delle loro ricerche.
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paride86
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martedì 27 luglio 2010
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un giallo molto godibile
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Omaggio di Truffaut ai vecchi film gialli degli anni '40. Una commedia misteriosa che scorre piacevole anche e soprattutto grazie all'ottimo duetto Ardant-Trintignant. Molto bella anche la fotografia in bianco e nero.
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sabato 6 marzo 2010
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splendido truffaut
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Un altro ottimo film di Truffaut. Per quest'opera sceglie il bianco e nero, una storia "noir" e inquadrature "alla Hitchcock". Poi si affida a Jean-Louis Trintignant e Fanny Ardant, che rivaleggiano in campo di bravura, e arricchisce il tutto con musiche tipiche dei polizieschi francesi anni '60. Non sceglie Parigi ma la provincia, e questo dà un tocco intimista al film. Il risultato? Un lungometraggio bellissimo, leggero e profondo allo stesso tempo. La trama è semplice. L'imprenditore Vercel (Trintignant) è vittima di un complotto per mandarlo in prigione (ci sono due morti di mezzo e lui non ha alibi, anzi...) ma Barbara (F. Ardant), la sua segretaria, lo nasconde e lo aiuta per trovare il colpevole.
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Un altro ottimo film di Truffaut. Per quest'opera sceglie il bianco e nero, una storia "noir" e inquadrature "alla Hitchcock". Poi si affida a Jean-Louis Trintignant e Fanny Ardant, che rivaleggiano in campo di bravura, e arricchisce il tutto con musiche tipiche dei polizieschi francesi anni '60. Non sceglie Parigi ma la provincia, e questo dà un tocco intimista al film. Il risultato? Un lungometraggio bellissimo, leggero e profondo allo stesso tempo. La trama è semplice. L'imprenditore Vercel (Trintignant) è vittima di un complotto per mandarlo in prigione (ci sono due morti di mezzo e lui non ha alibi, anzi...) ma Barbara (F. Ardant), la sua segretaria, lo nasconde e lo aiuta per trovare il colpevole. Tra i due, ovvio, c'è una simpatia reciproca, anche se non dichiarata. Diversi battibecchi fra loro animano spesso l'impegno per risolvere l'enigma, un impegno che, passo dopo passo, darà alla fine i suoi risultati. Truffaut dirige con mano ferma ma si sente la volontà di divertire, ogni tanto, lo spettatore con piccoli siparietti curiosi o battute ironiche, a volte "al vetriolo". Trintignant è bravo come sempre, ma qua Fanny Ardant ha davvero qualcosa in più. Il suo sguardo dolce e penetrante a volte buca lo schermo (ad esempio quando sente in modo casuale che il suo capo è in guai seri). Alcune sequenze da citare. La prima quando Barbara si reca a Nizza in costume (è anche attrice dilettante) coperta solo da un impermeabile. La seconda è lo scambio di battute in agenzia tra lei (Barbara) e la futura segretaria, una biondina sicura, forse troppo, della propria avvenenza... La terza nell'ufficio dell'investigatore privato, un individuo strano ed inquietante che cita spesso la parola "topografia", dove Barbara riesce ad avere il suo aiuto per continuare le indagini a Nizza e dintorni. Dunque, Truffaut ha diretto film molto più impegnati, più "ricchi" in tutto, ma questo "Finalmente Domenica!" si guarda volentieri perchè è un "noir" volutamente reso leggero e proprio per questo più "spensierato". Incantevole Fanny Ardant nella sigla iniziale, quando cammina con aria sognante e disincantata per le vie della città. - di "Joss" -
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linus2k
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domenica 24 maggio 2009
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straordinario!!!
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Ultimo film prima della TROPPO prematura morte di questo maestro del cinema indiscusso, se non si sapesse che è girato nel 1982 sicuramente potrebbe sembrare un film noir degli anni '40..
operazione riuscitissima con un duo d'attori eccezionale, una Fanny Ardant straordinaria ed una storia che si può solo descrivere come deliziosamente geniale... un film bello, anzi bellissimo... godibilissimo, vivace, avvincente, divertente... una commedia noir come raramente vengono realizzate.. un film da vedere, rivedere... e rivedere ancora... sempre con immutabile piacere!!!
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