Lietta Tornabuoni
La Stampa
Un bellissimo film lirico, antiromanzesco, contemplativo, con in più altre due grandi bellezze. La prima è la protagonista Leonor Silveira, faccia chiara e ferma, occhi azzurri grandi, compostezza inquieta, andatura squilibrata dalla zoppia (“perché la bellezza deve avere un segno, anche Satana viene rappresentato come zoppo”), molto brava nel recitare il suo personaggio sempre di passaggio tra due amanti, due esistenze (vissuta e sognata), tra l'ordine voluto dagli uomini e l'anarchia del suo bisogno di sfuggire a quell'ordine come a una negazione di sé. [...]
di Lietta Tornabuoni, articolo completo (2627 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 4 Giugno 1994