Mario Gromo
La Stampa
Fra i cosidetti cinema minori, europei quello cecoslovacco ha da parecchi anni un posticino ben suo. Lo tenne a battesimo Così è la vita (1924), del Junghaus, nel quale realisticamente confluivano parecchi apparti dei cinema russo, tedesco e svedese d'allora; fu poi l'avventura di Machaty, audace in Erotikon (1929) e in Estasi (1933), già rassegnato in Notturno (1936). L'irruente Mac Fric (Hei Rup, 1935, Janosik 1936), e l'idilliaco Rovensky (Amore giovane, 1934) dovevano completare il quartetto dei più apprezzati registi cecoslovacchi. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (2157 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957