I PIÙ GRANDI FILM DI TUTTI I TEMPI - SECONDA PARTE

Continua il viaggio di Pino Farinotti nelle classifiche "discrezionali" dei più grandi film di tutti i tempi. Di Pino Farinotti.

Pino Farinotti, lunedì 14 aprile 2025 - Focus
Clark Gable (William Clark Gable) 1 febbraio 1901, Cadiz (Ohio - USA) - 16 Novembre 1960, Los Angeles (California - USA). Interpreta Rhett Butler nel film di Victor Fleming, George Cukor, Sam Wood Via col vento.

Nella prima parte dell’editoriale sui film più grandi di tutti i tempi scrivevo.
“La Sight and Sound è una testata cinematografica inglese che fa parte del British Film Institute che dal 1952 ogni dieci anni pubblica una classifica dei migliori film di tutti i tempi attraverso i voti di critici selezionati. 
Uno dei miei assunti, col quale ho ormai annoiato me stesso e i lettori, è questo: niente è più discrezionale del cinema.
Ecco, discrezione è il lemma che comanderà questa seconda parte. Discrezione significa che un critico può attribuire una stelletta a un film e un altro può dargliene cinque. E in entrambi i casi gli specialisti avranno difeso i propri giudizi con argomenti a prova di bomba, e tutti corretti. Discrezionalità, appunto. 
Tutto questo perché il cinema è la disciplina delle grandi licenze, delle contaminazioni e dei paradossi, non è tenuto a rispettare la verità e la Storia. Si fa perdonare tutto, persino un’apologia del nazismo. E non sono pochi i titoli di grande qualità di cinema, e di pessime idee.  
Questa seconda parte dello scritto è incentrata sull’ultima classifica della Sight and Sound vigente in queste stagioni. 

1 Jeanne Dielman, 23 quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975) di Chantal Akerman
2 La donna che visse due volte (1958) di Alfred Hitchcock
3 Quarto potere (1941) di Orson Welles
4 Viaggio a Tokyo (1953) di Yasujiro Ozu
5 In the Mood for Love (2000) di Wong Kar-wai
6 2001: Odissea nello spazio (guarda la video recensione) (1968) di Stanley Kubrick
7 Beau Travail (1999) di Claire Denis
8 Mulholland Drive (2001) di David Lynch
9 L’uomo con la macchina da presa (1028) di Dziga Vertov
10 Cantando sotto la pioggia (1952) di Stanley Donen e Gene Kelly

Il focus è sul primo titolo, che sarebbe il miglior film della storia del cinema di tutte le epoche. Per quanto mi riguarda, nel 1996 ho visto un film della Akerman. Ecco la scheda sul Dizionario Farinotti. 

DIVANO A NEW YORK, UN (Un divan à New York) *
Regia di Chantal Akerman. Con Juliette Binoche, William Hurt
Memorizzate per favore il nome Chantal Akerman per evitare, accuratamente, di inciampare in qualche altro suo film. Lui ha casa a New York, lei a Parigi, se le scambiano per corrispondenza. Attraverso le segreterie telefoniche invertite hanno modo di conoscersi. Una buona idea di partenza assassinata da una regia che vuole essere originale: mai diretta, né precisa, né chiara. Questa Chantal, belga, ipervelleitaria, contorta, già artista sperimentale, cade nella trappola di certi francesismi che possono essere o sublimi (ma non in questi anni) o terrificanti.
Film più che irritante, davvero imbarazzante. Commedia; col.; 105′; USA , 1996.

Eccola la mia discrezione. Davvero non ho fato prigionieri. 
Premessa superflua. Io non faccio parte dei selezionati dalla Sight and Sound.
Fedele a me stesso ho seguito quella mia auto-indicazione. Non ho più visto un film della Akerman

Ma prima produco un inserto paradossale ma esemplare.
Il fenomeno Via col vento
Trattasi di opera perfetta, è quello che vuole essere, una “grande evasione” di qualità. Se nei decenni hai chiesto a qualcuno “dimmi il primo titolo che ti viene in mente” è probabile che quel titolo sia Via col vento. Tratto dal massimo best seller dell’epoca di Margareth Mitchell, prodotto da quel genio che era David Selznick, affidato al regista maestro Victor Fleming: spettacolo, interpretazione, ricostruzione, storia, musica, sceneggiatura: tutto funziona. Film per la famiglia, di buoni contenuti didattici, ha creato una serie di “precedenti di immagine” che fanno parte della comunicazione e della cultura del Novecento: la grinta ironica di Gable, quella capricciosa di Vivian, il gesto compassato di Howard, la dolcezza a oltranza della de Havilland, il buon senso e l’ingombro di Mamie (la McDaniels, primo attore di colore premiato con l’Oscar). Tutti “segnali” che fanno parte delle abitudini di diverse generazioni di occidentali. Come alcuni grandi titoli del cinema, e forse più di tutti, Via col vento è qualcosa più di un film. È un vecchio amico, una cara abitudine. Proposto in tivù più volte ha sempre mantenuto un gradimento alto e costante, competendo coi grandi titoli del momento. E’ il film più visto di sempre. Anche i 10 Oscar vinti possono significare qualcosa. 

Ho dedicato spazio a quel film perché vale per un’indicazione storica e culturale importante. E aggiungo: decisamente strana. In tutte otto le classifiche dal 1952 Via col vento non appare. I critici lo hanno rimosso dalla nobiltà della disciplina cinema.  Neppure i 10 Oscar attribuiti da una commissione competente sono valsi a citarlo. La narrazione sarebbe complessa, mi limito a una frase di sintesi: “Io, critico, non intendo condividere il mio giudizio e la mia cultura col popolo.” Che fesseria. 

Attenzione. Non intendo fare di ogni erba un fascio. Mi riferisco ai prescelti selezionati dalla Sight and Sound. Conosco tanti specialisti che non hanno la … puzzetta sotto il naso. 

Tornando alla discrezionalità e all’attualità.
Dopo aver preso atto della collocazione “assoluta” del film della Akerman, ho disatteso me stesso e ho cercato il film, che racconta tre giorni di Jeanne, vedova, madre di un ragazzo, che conduce una vita dolorosa, quasi disperata, fatta di riti ripetuti e necessari. La routine presenta però qualcosa di anomalo. Jeanne, si prostituisce. Una volta al giorno, mentre il ragazzo è a scuola, riceve alcuni clienti abituali. Questo meccanismo regolare e ossessivo si spezza tragicamente col cliente del mercoledì. Jeanne lo uccide nel letto. Senza una ragione comprensibile. Il passato, la coscienza e i dolori, sono venuti a galla? Forse. Dico forse perché l’intenzione della Akerman non è facilmente, logicamente leggibile.  
E’ certo un film di qualità, per certi versi forte. Ma… non è il migliore del mondo.
A parte Beau travail di Claire Denis, forse sopravvalutato, gli altri titoli hanno un senso. Lascio all’utente la lettura delle schede di MYmovies. 

E dunque, dopo tanto chiacchierare non posso esimermi dal produrre la mia personale classifica dei grandi film. Li propongo in blocco, senza primo, secondo eccetera. E anche in questo caso rimando alla ricerca su MYmovies. Anche se il cinefilo su questi titoli dovrà lavorare di meno. Li conoscerà tutti, o quasi. Dico che vanno bene per il critico e per il popolo. 
Per concludere: c’è Via col vento.

La grande illusione
Viale del tramonto
Il settimo sigillo
Via col vento

Un uomo tranquillo
Notorious
Un americano a Parigi
Les enfants du paradis 
Il grande Lebowski 

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