Viva Cuba Libre: Rap Is War

La Band "contro il regime" suona sul palco, ma sono i fan ad essere arrestati. I conti tornano? "Talento Cubano" è il progetto che ha coinvolto Los Aldeanos nella trappola del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Il bosniaco Rajko Bozic lo promosse e propose al leader dei Los Aldeanos, ma non parlò dei veri obiettivi né disse che lavorava per CAI (Creative Associates International), agenzia statunitense che "supporta i popoli nella realizzazione dei cambiamenti a cui aspirano", a sua volta a contratto multimilionario con USAID (United States Agency for International Development), organizzazione che vuole "mettere fine alla povertà, promuovere la democrazia e aumentare sicurezza e prosperità degli Stati Uniti". Bozic finì in prigione, come prevede la Legge 88 della Repubblica di Cuba per la Protezione dell'Indipendenza e dell'Economia Nazionale, come prevedono le leggi di tutti gli Stati del mondo, per aver cospirato contro l'integrità dello Stato. CAI si è sempre astenuta da qualsiasi commento. Obiettivo del progetto era creare "reti giovanili per il cambiamento sociale". Tutto è provato dai documenti della stessa USAID venuti allo scoperto e costati le dimissioni del suo direttore. Solito schema: fagocitare giovani artisti in progetti che appaiono come iniziative culturali, in realtà miranti a dar visibilità affinché la stampa internazionale possa sfruttarne l'eco mediatica. Los Aldeanos furono invitati a Rotilla, al Festival di musica elettronica indipendente più grande di Cuba che, nell'agosto 2010, attrasse la più grande folla della sua storia: 15000 persone. Los Aldeanos criticarono il governo e la polizia. Aldo urlò: "La polizia mi fa pietà, più che odio, perché è così mangiamerda che nemmeno sa di essere vittima del sistema". Adrian gridò: "Viva Cuba Libre!" con la folla in delirio. Ora entrambi vivono in Florida. Per questa vicenda non fu mai arrestato nessuno. In qualche occasione ci fu qualche fermo per oltraggio alle autorità, ma nessuno è mai stato giudicato e detenuto. Il film è una delle tante manipolazioni contro Cuba: ruota attorno ai fratelli Cruz e vuol fare intendere che siano stati torturati per aver ascoltato i Los Aldeanos o per essere membri della UNPACU (Union Patriotica Cubana). I fratelli Cruz non esistono: sono un'invenzione. La UNPACU invece sì: è un gruppo guidato da José Ferrer, uno dei 75 mercenari arrestati e condannati a 20 anni di prigione nell'aprile del 2003 per reati contro l'integrità dello Stato. Scontò sette anni e si rifiutò di andare in Spagna quando, su mediazione della Chiesa, parte di quei 75 si trasferirono lì. E' collaboratore dell'attuale strategia degli Stati Uniti, ha incontrato Obama al Vertice di Panama e di nuovo il 22 marzo all'Avana. Fa parte di quella che il presidente degli Stati Uniti chiama "società civile" cubana. La UNPACU organizza eventi in cui si inscenano provocazioni e scandali per scopi politici. Per queste azioni i loro membri ricevono migliaia di dollari l'anno. Jesse Acevedo, il regista di origine messicana e residente in Florida, dichiarò in un'intervista di aver rischiato il carcere per filmare Los Aldeanos. Disse che aveva un permesso per un altro progetto, ma poi cambiò obiettivo. Disse di aver usato piccole videocamere per passare inosservato. Evidentemente, qualcosa deve aver rischiato, ma non per filmare i Los Aldeanos, quanto piuttosto per non avere i permessi in regola, come chiunque, in quelle condizioni, avrebbe rischiato in qualsiasi Paese del mondo.