Il piccolo Semola, addentrandosi nella foresta, finisce nella casa di Merlino. da quel momento Semola sarà allievo del più potente mago del mondo, alla ricerca della conoscenza.
Film d’animazione degli anni ‘60, ispirato alla celeberrima figura di re Artù, La spada nella roccia è un divertente excursus sul tirocinio di un giovane destinato a diventare una leggenda. Fin dal primo incontro con Merlino, si può assistere a una spettacolare magia: Higitus Figitus, con la quale il mago riuscirà a far entrare mobili e libri dentro la sua piccola borsa. Sorta di Mary Poppins al maschile, Merlino è l’incarnazione del vecchio saggio, portatore d’insegnamenti e ragionamenti. Durante la marcia verso il castello, dove Semola vive svolgendo il ruolo di umile sguattero, assistiamo alla prima perla di saggezza: un uomo forte non deve essere solo muscoli e niente cervello. Riprendendo la famosissima frase di Chaplin, “Il cervello è il miglior giocattolo”, Merlino si discosta dalla magia, andando oltre la medesima quando sostiene che il cervello è l’arma più potente che esista, arma con cui si possono superare i problemi. È così che, nello scontro con il pesce persico, il pesciolino Semola indebolirà il nemico con l’intelligenza e verrà salvato dal gufo Anacleto, compagno fidato del mago.
Un’altra divertente, al contempo malinconica, sequenza è quella dove emergono, con tutta la loro energia, i concetti della fisica e dell’amore: Merlino e Semola, tramutati in scoiattoli, suscitano le persistenti attenzioni rispettivamente di una matura scoiattola e di una graziosa scoiattolina. Ciò, pur permettendo a Merlino di dimostrare la legge che in natura due forze opposte si attraggono, si risolverà in un piccolo dramma quando il giovane scoiattolo tornerà ad essere un ragazzo. L’amata scoppierà in lacrime: l’amore, forse, è davvero la forza più potente sulla faccia della Terra.
Il più grande desiderio di Semola è sempre stato quello di volare ma, quando Merlino lo trasformerà in uccello, si renderà conto che, anche la vita dei pennuti, è piena di pericoli e uno di questi è il falco: qui, in questo simbolo, si colgono vaghi fantasmi di tragici riferimenti storici di un paio di decenni addietro, probabilmente cicatrici indelebili anche nella coscienza dei cartoni di quegli anni.
La magia pura tornerà nel duello tra Merlino e la maga Magò in cui si assisterà al divertente scontro fra due opposti titani che si tramuteranno in molteplici animali, nella speranza di sopprimersi a vicenda.
Alle avventure vissute da Semola, insieme a Merlino, si alterneranno gli eventi con sir Ettore e il fratellastro Caio, due personaggi che hanno fede unicamente nella forza fisica; essi non faranno altro che sgridare e umiliare il povero ragazzo, cercando di ricollocarlo sempre al proprio posto: sguattero in cucina. È forse qui che viene a galla una pecca del film: la frammentarietà che risulta tra episodi esterni e momenti interni al castello. Ma, nonostante ciò, lo spettatore ride e sorride, fino a commuoversi quando il ragazzo estrarrà la spada dalla roccia.
Il cartone si conclude con un breve ma intenso “movimento di macchina” su Artù, divenuto re d’Inghilterra, e Merlino suo fido consigliere: il resto è grande leggenda.
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