Alfredo, Alfredo

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Un film di Pietro Germi. Con Duilio Del Prete, Stefania Sandrelli, Dustin Hoffman, Carla Gravina, Saro Urzì.
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Commedia, durata 106 min. - Italia 1972. MYMONETRO Alfredo, Alfredo * * * - - valutazione media: 3,22 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

IL FILM CHE L. BOLDRINI NON TI FAREBBE VEDERE MAI* Valutazione 3 stelle su cinque

di giorgio76


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venerdì 4 aprile 2014

*Aggiornamento precedente recensione "Degno congedo di un Germi al tramonto.
Pubblicata sul sito www.informarezzo.com il 04/04/2014

Una volta la saggezza popolare ammoniva gli innamorati (maschi): “Figlio, non vedi che bellezza e virtù nella tua donna, ma aspetta di vederla al cesso e capirai …”. Oggi, invece, ai maschi non ancora resi omosessuali o sessualmente inerti al fascino femminile per gli spot su pruriti intimi, perdite femminili e simili, non resta che dire: “Sbavi per la tua donna? Aspetta di vedere Alfedo, Alfredo di Pietro Germi”  …
Se si fa eccezione per le facili macchiette delle donne siciliane “in nero” e … baffute (specie di Sedotta e Abbandonata), per certe “trucide” romanacce da borgata (dalle dentature perennemente marce e “bucate”), per personaggi femminili da commediaccia italiana anni ’70, dall’imbarazzante “scoreggia facile” (stile Alvaro Vitali), mai un cineasta italiano aveva associato la donna amata ad una visione dell’Orrido e del Ripugnante tanto spinta. Germi viola questo taboo, e realizza in Alfredo, Alfredo (suo ultimo film del 1972) un’operazione estetica (per quanto in tono minore rispetto alle altre prove, specie Signore e Signore) che, nel suo piccolo, non è da meno del Ripugnante di Salò di Pasolini. Ma se il Ripugante di Salò, di sapore sadiano, era pur sempre un mondo sì di perversioni ripugnanti e orride, ma anche aristocratico e letterario, Germi cala il Ripugnante nelle pieghe di una squallida quotidianità di provincia. Nella Provincia del … “tutto per bene” e del … “basti che non si sappia in giro”.
La Maria Rosa di Stefania Sandrelli (attrice coraggiosa, di grande ironia e intelligenza) ha l’attrattiva e il fascino che può esercitare il tanfo di cesso e di latrina che ti si appiccica addosso in treno, nelle mani, quando vai alla toilette, e manca il sapone (e talora anche l’acqua) … E porta in sé la fatalità imperscrutabile del maleficio, della maledizione, del malocchio: dietro le sembianze procaci e seducenti (la camminata particolare di lei “tra l’elastico e il trattenuto”), si insinua subdolamente prima, poi violentemente  nella vita del povero e inetto bancario, Alfredo Sbisà (Dustin Hoffmann, qui alla prima e forse più qualificante performance di attore)..
Una discesa agli Inferi; un affondamento del matrimonio nel ridicolo, nell’imbarazzante, che non risparmia nulla, che non lascia alibi all’idealizzazione, alla poesia. Dall’intimità dell’orgasmo violata per le grida belluine di lei (una trovata genialmente citata nel film Porky’s -1983, nella famosa scena di … Lassie), all’umiliazione del marito di sentirsi dare dell’impotente dalla moglie alla radio, mentre lui è dal barbiere e tutti maliziosamente ridono, chè hanno compreso … All’incredibile tour de force per catturare l’attimo di fertilità (“-Per chi è ‘sto doppio zabaione? –E’ per il dottor Sbisà…- Che sennò non ce la fa!”) per fare quel figlio, il “rimedio più antico del mondo”, ultima scialuppa di salvataggio di un matrimonio insensato; per poi accorgersi che la gravidanza era una “suggestione” isterica di lei, con il pancione destinato a sgonfiarsi alla prima … scoreggia! Nulla di quello che è Poesia, Sacro, viene risparmiato in questa kermesse dell’orrore matrimoniale di Pietro Germi. Dell’amore, dell’ebbrezza, dell’estasi rimangono solo attimi, rubati e ritagliati dal regista genovese, in una delle più belle sequenze del film, dedicate agli incontri clandestini tra Alfredo-Dustin Hoffmann e Carolina-Carla Gravina (l’amante femminista e, solo apparentemente, senza taboo): quasi che solo l’aura clandestina dell’adulterio illegale (non è stato ancora introdotto il divorzio in Italia) possa rianimare personaggi irrimediabilmente repressi, tragicamente prigionieri di convenzioni e formalismi.
Niente di più facile che salti fuori qualche personaggio della cd Intellighenzia a chiedere che il film venga buttato alle ortiche: come, del resto, fu per Signore e Signori, capolavoro assoluto di Germi, che patì la damnatio memoriae da parte di certo mondo cattolico veneto. E certo, a vedere oggi un film del genere, la critica femminista più ottusa e più conformista potrebbe dare a Germi del “violentatore virtuale”, una definizione, come si sa, in uso oggi. Ma non c’è solo il femminismo militante e ottuso: contro Germi può certamente cospirare il tenace, irrimediabile conformismo degli italiani: quella retorica dei Valori della Famiglia pubblicamente e stucchevolmente affermati, quanto ignorati in pratica e nel privato.
Tutto bene, madama la Marchesa … quando non va bene nulla!

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