|
Il mondo di Arthur Newman è la visione personale di ogni persona che sogna una vita alternativa a quella che ha. Siamo tutti un po’ Wallace (il suo vero nome) abbiamo tutti almeno una volta sognato di avere un'altra identità; un po’ per scappare dalla monotonia quotidiana delle nostre giornate oppure più profondamente per scappare dalle piccole delusioni che la vita ci riserva. Non tutti però avrebbero il coraggio di prendere le cose essenziali per sopravvivere, come soldi e una carta d’identità falsa, una valigia con pochi vestiti e scappare letteralmente da tutti gli affetti, il lavoro e le abitudini di una vita ordinaria. Infatti, quello che spinge Wallace a scappare sono soprattutto i rapporti umani falliti che ha alle spalle: un divorzio, un figlio al quale non riesce a esprimere il suo amore e un nuovo rapporto con una donna fredda e distante. Così dopo aver inscenato la sua scomparsa, Wallace che all’inizio sembra un po’ titubante, incontra lo sguardo di una donna sconosciuta che sta per essere arrestata per aver rubato una macchina in uno stato di evidente disagio. Trucco sbavato, parole sbiascicate ma che gli fanno capire che non è nuova a questi atti e che creeranno immediatamente una sorta di legame tra la vita che vorrebbe e quella che ha lasciato dietro di se. I due affronteranno il viaggio insieme ma mentre per Arthur la fine del viaggio ha un suo preciso scopo: rispondere a una vecchia offerta di lavoro di un giocatore di golf al quale un giorno Wallace aveva aiutato a fare un colpo perfetto. Per la ragazza sconosciuta il viaggio è un alibi per scappare dalla responsabilità verso la sorella gemella malata di schizofrenia e alla paura di poter essere un giorno malata anche lei che la porterà in uno stato di eterna solitudine.
Durante le diverse tappe s’immedesimeranno nelle vite di alcune coppie che incontrano per la strada, entrando nelle loro case in loro assenza e divertendosi a personificare il loro probabile momento d’intimità. Quindi il loro percorso non è più fisico ma è una sorta di ricerca del proprio essere, di ritrovare in se stessi le eccitazioni e le fantasie che probabilmente prima in loro erano solo nascoste e bramose di venire allo scoperto o che semplicemente mancavano del tutto, messe in gabbia da una vita monotona per lui e senza futuro per lei.
Colin Firth e Emily Blunt sono perfetti nella parte ma non riescono a donare interpretazioni eccellenti come ci si aspetta da entrambi forse penalizzati da tutta la struttura del film che non riesce del tutto a coinvolgere lo spettatore. I personaggi non sono approfonditi quanto basta per averli a cuore, per immedesimarsi in loro nel profondo. Forse di più si riesce a sentire nel personaggio della Blunt riesce a trasmettere empatia, perché viene descritta e analizzata proprio dal personaggio di Firth “ tu non sei una statistica, tu sei una persona che non sa difendersi dalle sensazioni più brutte, tu senti cose da cui le persone scappano, cose che molti di noi sono troppo repressi per sentire” è qui che avviene il vero legame tra i due e forse la scena dove anche noi riusciamo a congiungersi a loro. Un legame che avrà il suo culmine quando i due si uniranno in un momento dove sono loro stessi e nel loro vero mondo che forse sta per essere ritrovato ma sicuramente rinnovato. Da qui, la strada che li porterà ad aver la consapevolezza che non hanno più nulla da trasmettersi l’un l’altro e saranno costretti a fare delle scelte personali ma con una prospettiva rinnovata verso la vita.
[+] lascia un commento a danylt »
[ - ] lascia un commento a danylt »
|