Un semplice incidente

Un film di Jafar Panahi. Con Vahid Mobasseri, Mariam Afshari, Ebrahim Azizi, Hadis Pakbaten.
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Titolo originale A Simple Accident. Drammatico, durata 101 min. - Iran, Francia, Lussemburgo 2025. - Lucky Red uscita giovedì 6 novembre 2025. MYMONETRO Un semplice incidente * * * 1/2 - valutazione media: 3,76 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Vendetta chiama vendetta? Valutazione 4 stelle su cinque

di Eugenio


Feedback: 36440 | altri commenti e recensioni di Eugenio
lunedì 8 dicembre 2025

Semplice, fosse tutto così leggero. Per Panahi, regista celebre per la sua militanza anti-teocratica iraniana che gli valse qualche tempo in carcere, questo aggettivo è fuori luogo. E non perché Un semplice incidente è un film fortemente politico, avvinto a un’istanza di condanna della violenza e in qualche modo all’apologia dell’umanità e del perdono, quanto perché la vicenda è un coacervo complicato della vita oggi in Iran. Il pretesto nasce da un incontro casuale dove un meccanico, Vahid, riconosce in un conducente di un'auto in panne, Shival, il suo aguzzino quando fu incarcerato, Gamba di legno così definito per la protesi alla gamba. Un ufficiale dei servizi segreti che in carcere estorceva delle dichiarazioni non spontanee con la violenza. Allora Vahid lo sequestra e lo nasconde nel baule del furgone ma non avendo sicurezza che sia lui chiede ad altri ex prigionieri ora tornati alle loro vite non propriamente felici (una fotografa, una sposina, un operaio) se realmente il sequestrato sia chi pensa. Ma non sarà facile.
Tra situazioni surreali e grottesche caricature poliziottesche, che denotano la cultura iraniana oggi, corrotta sotto certi versi e non libera, si legge lo scontro diretto con il regime, di chi costretto a girare in clandestinità, denuncia con pochi mezzi, quel sottile velo di oppressione che aleggia insostenibile in ogni anfratto. Ma, ci mostra Panahi, l’umanità di questi improbabili quanto stravaganti compagni di viaggio risiede proprio nella loro capacità di chi pur cercando di perpetrare la violenza come risposta ad essa, finisce per negarla in opposizione a un regime che annulla l’identità. E il regista sceglie l’unica strada per mostrarla ovvero l’ironia: come fosse un buddy movie questo gruppo stranito si muove con un furgone fra la città, le pendici desertiche e quelle montuose, un uomo chiuso in una cassa, discutendo e litigando su cosa fare di quello che riconoscono come un torturatore dei servizi del regime con una chiusa tensiva che spezza ogni indugio verso un aperto futuro. Plauso a questo film che fa ridere, commuovere e al tempo stesso rabbrividire, che ci parla di trattamenti oppressivi gratuiti, senza mostrarli, che spiazza nel cambio tono dell’apologia di un regime autoritario narrato in uno stile minimalista e mai eccessivo. Palma d’oro al Festival di Cannes 2025.

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