Presence |
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Un film di Steven Soderbergh.
Con Lucy Liu, Chris Sullivan, Callina Liang, Eddy Maday.
continua»
Horror,
durata 85 min.
- USA 2024.
- Lucky Red
uscita giovedì 24 luglio 2025.
MYMONETRO
Presence
valutazione media:
3,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Invisibile ma non assente
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| mercoledì 5 novembre 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Con Presence, Steven Soderbergh continua la sua esplorazione del rapporto tra tecnologia, sguardo e verità, ma questa volta lo fa attraverso il linguaggio del soprannaturale. Ambientato quasi interamente in una casa, il film assume la prospettiva di una presenza invisibile che osserva - e in qualche modo influenza - i suoi abitanti. È un punto di vista radicale: la macchina da presa non si limita a registrare, ma diventa essa stessa personaggio, entità narrativa e coscienza inquieta.
La forza del film sta proprio in questa scelta formale. Soderbergh costruisce un’esperienza visiva ipnotica e claustrofobica, dove il movimento della camera è la vera drammaturgia. Ogni inquadratura è un gesto, un tentativo di avvicinamento o di fuga. Lo spettatore, relegato allo sguardo del “fantasma”, vive la distanza come condizione emotiva: è vicino a tutto, ma parte di nulla. L’effetto è straniante, quasi metafisico.
Sul piano tematico, Presence parla della fragilità dei legami familiari, della colpa che aleggia tra le mura domestiche, ma anche del bisogno di essere visti e compresi. Il sovrannaturale diventa un linguaggio del non detto, un modo per tradurre il dolore, la solitudine e l’impossibilità di comunicare. Soderbergh non cerca la paura immediata: il suo orrore è quello dell’assenza, della mancanza di empatia, del vuoto che resta tra le persone quando smettono di ascoltarsi.
Dal punto di vista estetico, il film è un esercizio di controllo quasi maniacale. Le luci fredde, la palette desaturata, i lunghi silenzi costruiscono un senso di sospensione che trasforma la casa in uno spazio mentale più che fisico. Eppure, dietro questa perfezione formale, si avverte un’emozione trattenuta: Presence non commuove, ma disturba. Lascia una scia di inquietudine, come una presenza che resta anche dopo la fine del film.
Pur con qualche rischio di freddezza e un minimalismo che può sembrare manierato, Presence è uno dei lavori più coerenti e consapevoli di Soderbergh degli ultimi anni. È un film che chiede di essere vissuto più che compreso, un esperimento che interroga la natura stessa del vedere - chi guarda chi, e cosa resta invisibile nello sguardo dell’altro.
Non tutti ne accetteranno la lentezza e l’austerità, ma chi saprà lasciarsi attraversare dal suo silenzio troverà in Presence un’esperienza singolare: un film che parla piano, ma non smette di farsi sentire.
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