La Grande Partita |
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Un film di Edward Zwick.
Con Liev Schreiber, Lily Rabe, Tobey Maguire, Peter Sarsgaard, Robin Weigert.
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Titolo originale Pawn Sacrifice.
Biografico,
durata 114 min.
- USA 2015.
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Buon film, senza però parlare di scacchi...
di elfoscuro75Feedback: 921 | altri commenti e recensioni di elfoscuro75 |
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martedì 26 dicembre 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono cresciuto divorando le vecchie riviste di scacchi di mio padre, rigiocando sulla scacchiera le partite dei maestri e cercando di carpire i loro segreti. In particolare ricordo i fascicoli sul duello fra Bobby Fischer e il russo Spassky.
Mi sono pertanto approcciato a "la grande partita" con una certa emozione, in buona parte ripagata da un piacevole biopic di stampo classico degno di nota, con qualche retrogusto amaro.
Fra le luci un Tobey Maguire in grande spolvero, capace di dare vita a un credibile Bobby Fischer, con tutte le paranoie e i disturbi del campione americano e una regia che si prende i suoi tempi senza strafare e che sa come raccontare una storia.
Fra le ombre un basso approfondimento degli altri oersonaggi, tipico dei film patriottico-sportivi in cui quello che vince l'oro fa la storia, mentre tutti gli altri che in anni differenti hanno vinto e rivinto l'oro, sono da dimenticare.
E poi c'è quella immensa difficoltà di narrare nelle biografie di menti brillanti la loro grandezza a spettatori comuni.
Anche qui si sceglie di rinunciare a spiegare in cosa fosse grande preferendo farlo intuire con pochi cenni grossolani e indugiare piuttosto sugli eccessi, sulla mente spezzata, sugli affetti: cose che tutti possono capire ma che non dicono niente del perdonaggio.
Come in "a beautiful mind" in cui il contributo di Nash alla matematica sembra ridursi a equazioni scritte sui vetri col cancellino mentre per spiegare la sua teoria sulle dinamiche dominanti viene inventato un aneddoto su come raccattare gnocca al bar.
Anche qui, come anche nella piacevole serie "la regina degli scacchi" , si racconta il protagonista, le sue debolezze, le vittorie ma non si parla di scacchi.
Eppure Fischer, che durante la sua carriera aveva giocato quasi esclusivamente partenze di pedone 1.e4, dicendo che questa prima mossa fosse "empiricamente la migliore" durante le 750 partite di torneo prima della sesta partita chiave con Spassky, spiazzando l'intero mondo scacchistico decise una apertura inglese (1.c4).
Come se avesse finto per anni per giocarsi il colpo da maestro; una partita inedita su cui l'avversario non lo aveva studiato, in una finale preparata da una vita come il gioco di prestigio dei maghi di Nolan in 'the prestige" il cui trucco parte da lontano, da una vita di sacrifici mirata a un punto ben pianificato nel futuro.
Ecco, mi piacerebbe che per una volta non si andasse sempre al ribasso e si provasse a innalzare chi ascolta dandogli almeno qualche strumento per osare di più, per spiegare di più e per dare un vero tributo a ciò che menti brillanti hanno fatto veramente.
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