linus2k
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lunedì 18 maggio 2009
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giudizio difficile...
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Avviso: vedere il film solo se in cerca di una serata impegnativa di riflessione... e sinceramente non so se anche in quel caso questo film potrebbe piacervi... Sinceramente è un film che lascia perplessi e pieni di domande... prima tra tutte se siamo di fronte al Re Nudo e non abbiamo il coraggio di ammettere l'incapacità di apprezzare un film un po' spocchioso e presuntuoso, o se siamo davanti ad un film bellissimo al limite del geniale... forse tutte e 2...
La storia è di base semplice: il racconto di una lezione universitaria di critica alla IX sinfonia di Beethoven, di un Professore che ne descrive i limiti e che osserva questa celeberrima opera sotto altre luci...
Chi come me ha seguito Baricco, per la prima volta in versione regista, in programmi come "L'amore è un dardo", conosce il suo modo di raccontare e di analizzare l'Opera d'arte e nell'analisi della IX sinfonia trova tutto il suo stile.
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Avviso: vedere il film solo se in cerca di una serata impegnativa di riflessione... e sinceramente non so se anche in quel caso questo film potrebbe piacervi... Sinceramente è un film che lascia perplessi e pieni di domande... prima tra tutte se siamo di fronte al Re Nudo e non abbiamo il coraggio di ammettere l'incapacità di apprezzare un film un po' spocchioso e presuntuoso, o se siamo davanti ad un film bellissimo al limite del geniale... forse tutte e 2...
La storia è di base semplice: il racconto di una lezione universitaria di critica alla IX sinfonia di Beethoven, di un Professore che ne descrive i limiti e che osserva questa celeberrima opera sotto altre luci...
Chi come me ha seguito Baricco, per la prima volta in versione regista, in programmi come "L'amore è un dardo", conosce il suo modo di raccontare e di analizzare l'Opera d'arte e nell'analisi della IX sinfonia trova tutto il suo stile...
Ma attenzione: il film non è una classica lezione, non è il classico film in classe, tra insegnante e alunni... la lezione viene scomposta e riportata tra le parole di una marea di personaggi diversi, esplosa in un puzzle complesso ed a volte che si stenta a seguire, con reminescenze di una regia "Greenaway - Style", damine settecentesche nude, ussari nella steppa innevata che parlano di metropolitane e alieni... insomma un film complesso, sicuramente presuntuoso, cervellotico e intellualoide... ma nel complesso interessante e con momenti poetici... l'analisi poi originale ed innovativa della IX Sinfonia è affascinante... e la voglia di voler presentare un prodotto italiano meno scontato dei soliti è sicuramente da premiare...
In definitiva... Idea e trama promossa... giudizio sulla regia rimandato ad una (si spera) nuova prova di Baricco
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azzurra
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venerdì 13 marzo 2009
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baricco non farci la lezione (21)
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Siamo certi che il metro di misura dei capolavori sia il successo che l'opera ha presso i contemporanei? O anche, più in generale, il successo? A parte la superficialità della tesi esposta (tra l'altro l'idea di catalogare le opere d'arte sopravvalutate è stata trattata in "manhattan" di allen in uno solo scambio di battute molto più efficace e stringente), il film è scoordinato, troppo verboso, confonde le trovate (neanche tanto buone) con la trama, pretenzioso, noioso.
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(di werner)
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olgadikom
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sabato 15 novembre 2008
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una "fantastica" lezione
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Il primo film del multiforme ingegno di Baricco rassomiglia all’autore: è un po’ presuntuoso, un po’ intellettualistico, un po’ lezioso, un po’ molto affascinante. Dopo Il pianista dell’oceano e Seta, tratti in modo più o meno felice dai suoi libri, in quest’opera tutta sua l’autore affida alle immagini il compito di parlare di musica con passione ma anche con leggerezza e competenza nonché una punta di acido pettegolume. E lo fa con un linguaggio che alterna inquadrature di spazi aperti e innevati a primissimi piani frontali o laterali di donne e uomini imparruccati, in cui la macchina “stringe” sulle parole e sui volti. Lingua cinematografica un po’ datata come raffinatezza, ma ancora sottilmente suggestiva, dove a parlare non sono solo le parole ma le pieghe dei volti, il silenzio di una natura coperta di neve.
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Il primo film del multiforme ingegno di Baricco rassomiglia all’autore: è un po’ presuntuoso, un po’ intellettualistico, un po’ lezioso, un po’ molto affascinante. Dopo Il pianista dell’oceano e Seta, tratti in modo più o meno felice dai suoi libri, in quest’opera tutta sua l’autore affida alle immagini il compito di parlare di musica con passione ma anche con leggerezza e competenza nonché una punta di acido pettegolume. E lo fa con un linguaggio che alterna inquadrature di spazi aperti e innevati a primissimi piani frontali o laterali di donne e uomini imparruccati, in cui la macchina “stringe” sulle parole e sui volti. Lingua cinematografica un po’ datata come raffinatezza, ma ancora sottilmente suggestiva, dove a parlare non sono solo le parole ma le pieghe dei volti, il silenzio di una natura coperta di neve. C’è poi il fondersi e il mescolarsi di vari piani temporali e narrativi cosicché, se il tema principale è un’analisi impietosa ma sentita della Nona Sinfonia di Beethoven, accanto al musicista che non si vede se non di spalle una volta, ci sono almeno altri due protagonisti. Uno è collocato in un contesto attuale, l’altro in uno strano Ottocento che si veste dei costumi di Tano Liberatore. Nell’oggi si muove il prof. Killroy (Johm Hurt), docente universitario arguto e anticonformista che si dedica alla distruzione critica di opere famose, secondo lui sopravvalutate. In questo caso tocca alla Nona Sinfonia, a parer suo poco apprezzata - giustamente - nella serata d’esordio, perché opera di un autore ormai vecchio, isolato, separato nel suo gelido inverno personale dal dono della bellezza. In qualche modo nel corso del racconto si comprende che questo è anche il versante malinconico del professore, che nell’età avanzata si dedica a studiare la musica nera e vive in un bowling fatiscente popolato da figure a metà tra i barboni classici e i fumetti moderni. L’altro personaggio che interseca la vicenda è Hans Peters (Noah Taylor), un giovane violinista suonatore di violino, ritrovato morto per congelamento su un lago presso Vienna. Egli è stato sepolto con il suo strumento perché non era possibile staccarglielo dalle mani; prima di morire però aveva fatto in tempo a godere di un magico momento di bellezza, simboleggiata da una donna angelicata. Accanto a questi personaggi Baricco colloca poi una serie di figurine tra il metafisico e il favolistico, metafore del concerto dei suoni della natura, che probabilmente corrispondono alle fantasie che animano la creazione. Poi, sempre sullo sfondo nevoso di abeti dolomitici, l’orchestra composta da musicanti impegnati a ridimensionare l’opera del Maestro si compone, si scompone, scompare. Paradossalmente, a mio parere, il tentativo di porre l’accento sulla fragilità, l’opportunismo, la solitudine, la paura di Beethoven di vedersi sopravanzavo nella fama dal geniale ed orecchiabile Rossini, lo rendono più umano e vicino. In quanto alla Nona, essa può non essere tra le cose migliori del compositore, ma certo contiene brani memorabili con l’impronta della sua potenza tipica. Infine il ricco background, cui l’autore attinge facendo mostra e un po’ sfoggio delle sue conoscenze culturali, lo riconferma attento lettore delle immagini cinematografiche, teatrali e televisive (i Surrealisti, Bergman, Carmelo bene, Fellini, i giochi televisivi a premio, i caroselli).
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medz
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sabato 18 ottobre 2008
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una lezione sull'arte
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L'esordio di Baricco dentro la macchina da presa è un suo libro reso per immagini; personaggi, luoghi e tecniche letterarie tramutate in tecniche cinematografiche (elenco iniziale dei personaggi e delle loro stramberie, monologhi rivolti al lettore - allo spettatore, guardando in camera - e intersecazione di diversi (e volutamente non ben definiti) piani temporali. Tutto ciò che è il Baricco scrittore diventa cinema in un opera che non può essere descritta se non attraverso questi termini: è Baricco. E' in effetti consolanete ritrovare tutte le sue caratteristiche principali in una sua opera cinematografica (più perfezionate ancora del precedente da lui solo sceneggiato 'Seta') e non si può nemmeno negare che l'operazione non sia riuscita: come accade spesso a molti registi esordienti che hanno poca esperienza del mezzo cinematografico, è venuto fuori un film senza dubbio originale, oltre che nei temi anche nello stile che devia da quelle costrizioni di ritmo che spesso ingabbiano il regista intellettuale troppo fedele alla perfetta realizzazione tecnica; lente dissolvenze, dissolvenze sul nero che seppure appaiono banali non si vedono spesso nel cinema di oggi giorno, come se fosse cosa tabù spezzare il ritmo di un film; e poi 'dialoghi' con gli spettatori, sbalzi temporali, musica che parte e poi si spezza, intellettualismi e verità; in fondo, non è neppure propriamente un film, ma una vera e propria lezione, in cui il reale sviluppo narrativo si fa da parte, sulla nona sinfonia di Bethoveen o, più precisamente, sull'umanità che sta dietro colui è un genio artistico o reputato tale.
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L'esordio di Baricco dentro la macchina da presa è un suo libro reso per immagini; personaggi, luoghi e tecniche letterarie tramutate in tecniche cinematografiche (elenco iniziale dei personaggi e delle loro stramberie, monologhi rivolti al lettore - allo spettatore, guardando in camera - e intersecazione di diversi (e volutamente non ben definiti) piani temporali. Tutto ciò che è il Baricco scrittore diventa cinema in un opera che non può essere descritta se non attraverso questi termini: è Baricco. E' in effetti consolanete ritrovare tutte le sue caratteristiche principali in una sua opera cinematografica (più perfezionate ancora del precedente da lui solo sceneggiato 'Seta') e non si può nemmeno negare che l'operazione non sia riuscita: come accade spesso a molti registi esordienti che hanno poca esperienza del mezzo cinematografico, è venuto fuori un film senza dubbio originale, oltre che nei temi anche nello stile che devia da quelle costrizioni di ritmo che spesso ingabbiano il regista intellettuale troppo fedele alla perfetta realizzazione tecnica; lente dissolvenze, dissolvenze sul nero che seppure appaiono banali non si vedono spesso nel cinema di oggi giorno, come se fosse cosa tabù spezzare il ritmo di un film; e poi 'dialoghi' con gli spettatori, sbalzi temporali, musica che parte e poi si spezza, intellettualismi e verità; in fondo, non è neppure propriamente un film, ma una vera e propria lezione, in cui il reale sviluppo narrativo si fa da parte, sulla nona sinfonia di Bethoveen o, più precisamente, sull'umanità che sta dietro colui è un genio artistico o reputato tale. Una riflessione profonda, come Baricco da sempre ci ha abituati, e neppure semplice: il film si può scandagliare e può essere letto anche da diversi punti di vista, per esempio partendo dal monologo finale del professore interpretato da John Hurt. Ma all'uscita del cinema, dopo aver visto tutto il percorso del film e aver concluso con le immagini del professore in un bowling abbandonato, rimane in testa una strana idea, una strana sensazione (oltre alle note della nona sinfonia) che ci fa pensare che l'arte sia sempre un sogno di evasione nella bellezza ideale, un sogno fatto da uomini che non riescono ad esprimere se stessi se non attraverso il mezzo artistico; ed è ciò che compie Baricco nei suoi libri, un opera per manifestare le verità che rimangono spesso nascoste, e per porgerle a chi non vuole o non ha tempo per scoprirle, un opera che(a dispetto di qualche scricchiolio di sceneggiatura) gli riesce bene anche in questo piccolo bel film.
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andyluotto64
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domenica 15 febbraio 2009
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una lezione di leggerezza
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un film bianco ,leggero in cui si prende a prestito un capolavoro della musica classica e nasce una discussione sul valore e parole immaggini e musica si fondono e dove il fempo si ferma,tutto è bianco e leggero lo spettatore ne gode e x un attimo entra e respira, in un senso di leggerezza, dove non è più importante la discussione sul opera ma la senzazione che viene trasmessa dall insieme e l'inno alla gioia finale è il suo culmine è la sua sublimazione.
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