"The Breed"(Nicholas Mastrandrea, scritto da Robert Conte e Peter Wortmann, 2006), film dell'"oorrore"di non grande miomento, propone un gruppo di giovani, tra cui due fratelli molto diversi tra loro, che vogliono trascorerre una breve vacanza su un'isola, quasi deserta, ma popolata da un gruppo di cani decisamente pericolosi. Vedranno , dapprima, un uomo morso, anzi sbarrnato da questi cani, poi sarà il turno di due di loro a soccombere ai cani, evidentemente non infettati da"rabbia", ma frutto di esperimenti"folli"-Nel finale sembra che i superstitti riescano a fuggire con una barca, ma....in cauda venenum. Film simili ci sono, dove, a parte il geniale capostipite"THe Bird"di Hitchcock(1963, da un racconto di Daphne Du Maurier), si sono visti lupi, api e altri animali"assassini", in quanto prodotti da una chimica impazzita, ormai lontana dagli scopi prefissati di una tecnologia che dovrebbe servire al miglioramento dell'umnanità e della natura in cui questa si trova a vivere.
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"The Breed"(Nicholas Mastrandrea, scritto da Robert Conte e Peter Wortmann, 2006), film dell'"oorrore"di non grande miomento, propone un gruppo di giovani, tra cui due fratelli molto diversi tra loro, che vogliono trascorerre una breve vacanza su un'isola, quasi deserta, ma popolata da un gruppo di cani decisamente pericolosi. Vedranno , dapprima, un uomo morso, anzi sbarrnato da questi cani, poi sarà il turno di due di loro a soccombere ai cani, evidentemente non infettati da"rabbia", ma frutto di esperimenti"folli"-Nel finale sembra che i superstitti riescano a fuggire con una barca, ma....in cauda venenum. Film simili ci sono, dove, a parte il geniale capostipite"THe Bird"di Hitchcock(1963, da un racconto di Daphne Du Maurier), si sono visti lupi, api e altri animali"assassini", in quanto prodotti da una chimica impazzita, ormai lontana dagli scopi prefissati di una tecnologia che dovrebbe servire al miglioramento dell'umnanità e della natura in cui questa si trova a vivere. IN realtà la routine cinematrografica vede e prevede la ripetizione di schemi, che qui sono ormai decisamente stereotipati, frutto di esperimenti che rimangono fine a se stessi, voluti da una classe di burocrati e di scienziati(folli"(ma la realà+ diversa, di scienziati"folli"ve ne sono ben pochi, se non, appuinto, ad usum di una produzione spettacolare di non grande mimento), che prevede null'altro che effetti"de paura"a buon mercato, con l'iterazione di momenti non particolarmente emozionanti o emozionanti solo all'ionizio. Qualhe momento di"tensione"riesce a crearsi, ma poi assistimao a ripetizioni continue e il vero problema di questo come di altri film dello stesso genere è che sappiamo tutto(ossia capiamo anche le cause di certi comportamenti dei cani e delle reazioni del gruppo umano)già fin dall'iniaizo del fiom o quasi. Si tratta di una filmografia routinaria, appunto, di schemi ormai invecchiati, che tendono a ripetersi per attrarre un pubblico giovanlile che magari si accosta al cinema o quasi, dove però, viene da dire, siamo orami a tre lustri dalla realizzazione di questo film, che dunque può apparire"vecchio"a chi magari segue il cinema da un decennio o poco più, per non dire dei"volponi"che invece hanno esperienza lunga di cinema e dunque delle sue"moder"più o meno immutabili o comunque con variazioni sc arse. Michelle Rodriguez(la sportiva, l'atleta), Oliver Hudson(lo studioso, che sta diventando veterinario), Tayin Menining(la ragazza infettata per prima, che presenta sinto,i preoccupanti, ma l,'attrcie non è particolarmente brava nel rendere con efficacia la parte), Hill Harper, the "fool" e Erik Lively, Matt, lìafroamaericnao più serio del gruppo sono interpreti senza infamia e sanza lodo, per così dire di una situazione"trita e ritrita", ormai stantia, potremmo dire, non fosse per quaLCHE INNOVAZIONE MINIMA. eL gATO
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