Con FOREVER BLUES, prima opera da regista per Franco Sparanero, in arte Nero, il nostro ha dimostrato di saperci fare anche dietro la cinepresa, non solo davanti. La storia, seppur semplice e non priva di ingenuità e sentimentalismi, ha il compito di parlare al cuore di tutti tramite la sensibilità e la qualità universale dei temi trattati e trova dei punti in comune con il recente film francese MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO (2003), con Omar Sharif, in cui viene descritto un rapporto simile di padre-figlio fra due personaggi che invece non hanno alcun legame familiare - dall'essere completamente estranei si ritroveranno a condividere tutto e ad amarsi fino ad un livello “spirituale” altissimo.
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Con FOREVER BLUES, prima opera da regista per Franco Sparanero, in arte Nero, il nostro ha dimostrato di saperci fare anche dietro la cinepresa, non solo davanti. La storia, seppur semplice e non priva di ingenuità e sentimentalismi, ha il compito di parlare al cuore di tutti tramite la sensibilità e la qualità universale dei temi trattati e trova dei punti in comune con il recente film francese MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO (2003), con Omar Sharif, in cui viene descritto un rapporto simile di padre-figlio fra due personaggi che invece non hanno alcun legame familiare - dall'essere completamente estranei si ritroveranno a condividere tutto e ad amarsi fino ad un livello “spirituale” altissimo. Così è per Luca (Nero), trombettista anzianotto, incupito e scapolo e Marco (Dianiele Piamonti), un ragazzino chiuso in sè stesso e spaventato dal rapporto violento e difficile che hanno i due genitori. L'adulto e il giovane stringeranno un rapporto sincero e intenso. Passeranno un'intera giornata insieme, la quale dopo un finale drammatico naturalmente cambierà in modo netto la vita di entrambi. A raccontarci la vicenda semplice ma realistica e vigorosa è il Marco ormai adulto che ha superato il trauma infantile (lo interpreta uno scialbo attore, Robert Madison) e che suona a sua volta la tromba, in adorazione del suo mentore. Siccome la regia prevede che si debba saper gestire ogni settore della produzione di un film, la riuscita di FOREVER BLUES è complessivamente discreta. Dalla struttura narrativa piuttosto ardita, seppur classica, ma comunque abbastanza di effetto, il film è ricco grazie alla vibrante interpretazione di Franco Nero, che si ispira al Montgomery Clift di DA QUI ALL'ETERNITA', mai presa da compiacimenti o cadute di stile. Le musiche sono belle, funzionali e tutte curate da Lino Patruno, jazzista italiano ben noto, e seguono anche gli altri attori, in cima a tutti dopo Nero il giovanissimo Daniele Piamonti -italoamericano -, espressivo ma forse rovinato un po' dal doppiaggio che gli toglie la naturalezza tipica dei bambini. Il film è stato girato in inglese, quindi doppiato per la versione uscita nelle sale italiane: scelta coerente al progetto, ma che rovina purtroppo qualche momento. La cantante jazz Minnie Minoprio si cimenta a fianco di Nero nel ruolo di donna che mette a tacere i propri sentimenti nei suoi riguardi pur di mantere alto lo spirito artistico. Belle anche le ambientazioni (da ricordare la scena su Colleventoso, che non è altro che l'Aspromonte). 20 sale italiane soltanto sono una vergogna. In America, il film è stato applaudito alle prime di New York, Los Angeles e Washington… FOREVER BLUES è stato presentato alla mostra del cinema di Venezia di quest’anno.
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