Dopo il grande successo di pubblico di Le fatiche di Ercole Pietro Francisci nel 1959 riporta sullo schermo il personaggio mitologico interpretato da Steve Reeves in una storia che attinge abbondantemente alle tragedie “Edipo in Colono” di Sofocle e “I sette contro Tebe” di Eschilo. Nella parte centrale del film c’è la mano di Mario Bava a illuminare di una particolare suggestione il misterioso regno, governato dalla della Regina Onfale, interpretata dalla bella e sfortunata Sylvia Lopez, morta di leucemia pochi mesi dopo la fine delle riprese e seppellita al cimitero di Montparnasse. Il successo di questo lungometraggio, che totalizza 900 milioni di lire di incasso, sancisce definitivamente la nascita di quel genere mitologico all’italiana che i francesi ribattezzeranno “peplum”.
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Dopo il grande successo di pubblico di Le fatiche di Ercole Pietro Francisci nel 1959 riporta sullo schermo il personaggio mitologico interpretato da Steve Reeves in una storia che attinge abbondantemente alle tragedie “Edipo in Colono” di Sofocle e “I sette contro Tebe” di Eschilo. Nella parte centrale del film c’è la mano di Mario Bava a illuminare di una particolare suggestione il misterioso regno, governato dalla della Regina Onfale, interpretata dalla bella e sfortunata Sylvia Lopez, morta di leucemia pochi mesi dopo la fine delle riprese e seppellita al cimitero di Montparnasse. Il successo di questo lungometraggio, che totalizza 900 milioni di lire di incasso, sancisce definitivamente la nascita di quel genere mitologico all’italiana che i francesi ribattezzeranno “peplum”. In Ercole e la Regina di Lidia si perfezionano i “codici del genere” a partire dalla definizione dei modelli femminili: la donna angelicata che l’eroe deve difendere e liberare contrapposta a quella malvagia, dispensatrice di incantesimi e avida di potere assoluto. Tra le caratteristiche tipiche va annoverato anche lo spirito solitario dell’eroe che vive nella natura e arriva nella civiltà soltanto per mettere a posto l’ordine compromesso da malvagi, usurpatori, divinità o mostri feroci per poi andarsene terminato il lavoro. Per la prima volta si mescolano anche, grazie all’apporto di Bava, elementi di generi come l’horror e la fantascienza, destinati a caratterizzare gran parte della lunghissima cinematografia del genere mitologico. Tra le curiosità c’è da rilevare infine la presenza del pugile Primo Carnera nel ruolo del gigante Anteo.
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