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martedì 12 gennaio 2010
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sautet? non sembra...
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Infatti questa è un'opera "atipica" di Claude Sautet, che si sarebbe poi affermato come maestro indiscusso della commedia drammatica-sentimentale francese. Qui si cimenta in un poliziesco, un "noir" girato in parte a Milano. Proprio qua si nota una bella fuga in auto dopo la rapina, filmata con l'ausilio di una camera-car che permette di gustare i virtuosismi del guidatore al volante. Il protagonista Abel Davos (Lino Ventura) è superlativo, una spanna sopra gli altri. Jean-Paul Belmondo (giovanissimo) gli fa da "spalla" nella parte di Eric Stark. C'è poi Sandra Milo nella parte di Liliane. Interessante la trama. Un gangster ricercato dalla polizia si trova nella necessità di chiedere aiuto a dei vecchi amici che ora sono "quasi" a posto con la giustizia.
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Infatti questa è un'opera "atipica" di Claude Sautet, che si sarebbe poi affermato come maestro indiscusso della commedia drammatica-sentimentale francese. Qui si cimenta in un poliziesco, un "noir" girato in parte a Milano. Proprio qua si nota una bella fuga in auto dopo la rapina, filmata con l'ausilio di una camera-car che permette di gustare i virtuosismi del guidatore al volante. Il protagonista Abel Davos (Lino Ventura) è superlativo, una spanna sopra gli altri. Jean-Paul Belmondo (giovanissimo) gli fa da "spalla" nella parte di Eric Stark. C'è poi Sandra Milo nella parte di Liliane. Interessante la trama. Un gangster ricercato dalla polizia si trova nella necessità di chiedere aiuto a dei vecchi amici che ora sono "quasi" a posto con la giustizia. Ciò scatena interrogativi, perplessità, dubbi morali e... imbarazzo totale in questi ultimi. Da una parte si sentono obbligati ad aiutare il vecchio amico, dall'altra non vogliono perdere quello che in tanti anni sono riusciti a ottenere. In più lui è rimasto vedovo e con due bimbi piccoli da allevare. Una situazione dunque molto complessa. La mano di Sautet si nota soprattutto nelle relazioni interpersonali. Mentre fra il gangster "navigato" Abel e la "giovane recluta" Eric si instaura una sincera solidarietà, tra quest'ultimo e la giovane Liliane nasce un'affettuosa amicizia. Il film è venato da un senso di tristezza profonda, accentuato dal bianco e nero, ed il "clou" si raggiunge nel finale, dove Abel Davos, stanco di morti, incomprensioni e scelte obbligate da lui causate, si lascia andare lentamente incontro al proprio destino. Un "noir" diverso, povero di inseguimenti cittadini con vetture o motociclette, imperniato sulla figura "bisognosa" del protagonista che tende a commuovere. Gli amici poi gli fanno pesare anche il fatto di "aver dovuto" aiutarlo... Girato senza dubbio sapientemente, ma da guardare con un'ottica differente dal classico poliziesco. Solo così lo si potrà apprezzare. - di "Joss" -
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elgatoloco
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lunedì 26 marzo 2018
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bellissimo classico polar
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Questo"Classe tous risques"(in italiano"Asfalto che scotta", di Claude Sautet da un romanzo di José Giovanni, 1960, collaborazione alla sceneggiatura, tra gli altr, ossia lo stesso Sautet, lo stesso Giovanni e Pascal Jardini, dello scrittore-commediografo cattolico romagnolo Diego Fabbri)è un classico"polar", ossia poliziesco, ma anche cool, noir, come volete. Film duro, con due protagonisti come Lino Ventura e Jean- Paul Belmondo, "de glace", di ghiaccio ma poi anche teneri e sentimentalmente coinvolti, assassini(in specie Ventura)ma poi padre affettuoso, rispettivamente e buon amico, con una Sandra Milo in una delle sue migliori interpretazioni da giovanissima, dove(come appunto nei classici "polar"e"noir")il tempo si dillata(su questo ebbe a scrivere qualcosa di importante Jean Cau, già segretario di Sartre, poi intellettuale in proprio)forse un po'immemore(conscio?)di Bergson, che sul tempo ha pur detto-scritto qualcosa di importante.
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Questo"Classe tous risques"(in italiano"Asfalto che scotta", di Claude Sautet da un romanzo di José Giovanni, 1960, collaborazione alla sceneggiatura, tra gli altr, ossia lo stesso Sautet, lo stesso Giovanni e Pascal Jardini, dello scrittore-commediografo cattolico romagnolo Diego Fabbri)è un classico"polar", ossia poliziesco, ma anche cool, noir, come volete. Film duro, con due protagonisti come Lino Ventura e Jean- Paul Belmondo, "de glace", di ghiaccio ma poi anche teneri e sentimentalmente coinvolti, assassini(in specie Ventura)ma poi padre affettuoso, rispettivamente e buon amico, con una Sandra Milo in una delle sue migliori interpretazioni da giovanissima, dove(come appunto nei classici "polar"e"noir")il tempo si dillata(su questo ebbe a scrivere qualcosa di importante Jean Cau, già segretario di Sartre, poi intellettuale in proprio)forse un po'immemore(conscio?)di Bergson, che sul tempo ha pur detto-scritto qualcosa di importante. Non film dellla lentezza, ma invece film di un'altra maniera di concepire il tempo...con il testo teso ed efficacamente scarno di José Giovanni, il traitement dei citati autori, la regia di Sautet, uno dei grandi della"nouvelle vague", tra l'altro, dove il bianco e nero dà quasi effetti gotici(in un film, peraltro, duramente realistico)nelle scene in macchina, durante la traversata notturna del mare in barca e altro ancora. Uno di quei film da vedere e rivedere, analizzando, potenzial,ente, ogni singola sequenza, cui , oltre la citata fotografia, anche la musica id Georges Delerue conferisce un fascino(ancora una volta"duro", volendo anche "respingente")da non trasucare... El Gato
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figliounico
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domenica 21 gennaio 2024
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il crimine non paga
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Un noir francese del ‘60 di Claude Sautet realizzato sulla scia dei grandi classici del genere come Grisbì del ’54 o Il dado è tratto del ’57, anch’essi basati su una visione moralistica, riassumibile nel detto popolare il crimine non paga, tipica di quel filone cinematografico e peraltro sovrapponibile alla concezione, diffusa tra molti autori dell’epoca, del cinema quale educatore delle masse analfabete del secondo dopoguerra, e con un soggetto simile, ossia la storia di un malvivente che vorrebbe riscattarsi e cambiare vita dopo aver fatto l’ultimo colpo ma rimane invischiato in un regolamento di conti. Il plot è costruito sullo schema della favola di Propp ma con un esito negativo; infatti l’eroe, Lino Ventura, sebbene aiutato dal mago, in questo caso il personaggio di Stark, interpretato da Jean Paul Belmondo, non riuscirà a ristabilire l’equilibrio familiare irrimediabilmente rotto a causa della tragica morte della moglie lasciando i figli orfani di madre e di padre.
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Un noir francese del ‘60 di Claude Sautet realizzato sulla scia dei grandi classici del genere come Grisbì del ’54 o Il dado è tratto del ’57, anch’essi basati su una visione moralistica, riassumibile nel detto popolare il crimine non paga, tipica di quel filone cinematografico e peraltro sovrapponibile alla concezione, diffusa tra molti autori dell’epoca, del cinema quale educatore delle masse analfabete del secondo dopoguerra, e con un soggetto simile, ossia la storia di un malvivente che vorrebbe riscattarsi e cambiare vita dopo aver fatto l’ultimo colpo ma rimane invischiato in un regolamento di conti. Il plot è costruito sullo schema della favola di Propp ma con un esito negativo; infatti l’eroe, Lino Ventura, sebbene aiutato dal mago, in questo caso il personaggio di Stark, interpretato da Jean Paul Belmondo, non riuscirà a ristabilire l’equilibrio familiare irrimediabilmente rotto a causa della tragica morte della moglie lasciando i figli orfani di madre e di padre. Morale della favola: non solo il crimine non paga chi lo commette ma è anche fonte di sventure per tutta la sua famiglia.
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