tarantinofan96
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giovedì 7 maggio 2015
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lo zoo di venere
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Lo zoo messo in scena da Greenaway è formato più che altro da individui, persone che si decompongono allo stesso modo degli animali che si vedono durante alcuni spezzoni del film, personaggi che compiono un'evoluzione al contrario come quella studiata ossessivamente dai due etologi protagonisti.
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Lo zoo messo in scena da Greenaway è formato più che altro da individui, persone che si decompongono allo stesso modo degli animali che si vedono durante alcuni spezzoni del film, personaggi che compiono un'evoluzione al contrario come quella studiata ossessivamente dai due etologi protagonisti.
Il film di Greenaway è un meraviglioso componimento in cui il regista mostra tutta la sua esperienza da pittore: colori accesi e dominanti, inquadrature simmetriche e perfettamente statiche.
Un film enigmatico e pieno di simbolismi, un capolavoro stilisticamente avanguardistico.
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dandy
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mercoledì 21 gennaio 2015
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solo per i fan del regista.
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Al suo terzo film,Greenaway assembla una serie di scene fin troppo chiaramente ispirate ai quadri di Vermeer,dove si mescolano alla rinfusa le sue ossessioni(la nascita,il doppio,la putrefazione,il bianco e nero,i numeri).Prese di persè possono anche risultare affascinanti o quantomeno stranianti,come l'ambientazione.Ma messe insieme formano un qualcosa che ha poco a che fare col cinema,e che finisce con l'annoiare.I dialoghi sono artificiosi e le musiche di Michael Nyman(assiduo collaboratore del regista)fastidiose a lungo andare.Bella la fotografia di Sacha Vierny.Estremo,ma poco coinvolgente.E forse persino manierista per certi versi.La Ferrèol a riprese finite avrebbe dichiarato che il regista aveva precluso le sue capacità recitative con il ruolo assegnatole.
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Al suo terzo film,Greenaway assembla una serie di scene fin troppo chiaramente ispirate ai quadri di Vermeer,dove si mescolano alla rinfusa le sue ossessioni(la nascita,il doppio,la putrefazione,il bianco e nero,i numeri).Prese di persè possono anche risultare affascinanti o quantomeno stranianti,come l'ambientazione.Ma messe insieme formano un qualcosa che ha poco a che fare col cinema,e che finisce con l'annoiare.I dialoghi sono artificiosi e le musiche di Michael Nyman(assiduo collaboratore del regista)fastidiose a lungo andare.Bella la fotografia di Sacha Vierny.Estremo,ma poco coinvolgente.E forse persino manierista per certi versi.La Ferrèol a riprese finite avrebbe dichiarato che il regista aveva precluso le sue capacità recitative con il ruolo assegnatole.
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paride86
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venerdì 8 ottobre 2010
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una perla
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Film complesso e visionario, in cui Peter Greenaway dimostra tutto il suo talento visivo, ispirato, tra l'altro, da grandi artisti della pittura che cita esplicitamente nelle sue pellicole.
Il tema del film è la vita (e la morte) in senso lato, ma anche in quello biologico del termine; decomposizione, brodo primordiale, sesso, simmetria, sono solo alcune delle cose che vengono affrontate nel film che pecca, però di qualche manierismo di troppo e di scarso senso dell'insieme.
Barocco e sensuale, si distingue per il kitsch affascinante che lo pervade in ogni scena e, di contro, per le musiche minimaliste di Michael Nyman.
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milomar
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mercoledì 5 ottobre 2005
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interessante
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Film iperintelletualistico con una bella messinscena e molte (troppe) idee a volte incomprensibili. Forse andrebbe visto in lingua originale. Non è il miglior film di Greenaway.
milomar
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