carloalberto
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giovedì 17 giugno 2021
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non il pianto delle prefiche ci salverà
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In un corto della durata effimera di circa 30 minuti Resnais sintetizza per sempre in modo sublime l’orrore dei campi, rendendo ultroneo ed inopportuno qualsiasi altro film sia stato prodotto in seguito sull’argomento, che risulterà dalla Notte e nebbia del ’56 in poi pura retorica del pianto e della commiserazione, edulcorazione involontaria o capzioso sfruttamento del dolore per trarne profitto ed ogni riferimento ad opere osannate ed acclamate e premiate con l’oscar è puramente casuale. Immagini in bianco e nero di repertorio che colpiscono duro allo stomaco e raffronto impietoso delle stesse con la cinica natura umana che tutto dimentica nel colore del presente dei verdi prati che ricopre l’abominio destinandolo, dopo appena un decennio dal massacro degli innocenti, all’oblio.
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In un corto della durata effimera di circa 30 minuti Resnais sintetizza per sempre in modo sublime l’orrore dei campi, rendendo ultroneo ed inopportuno qualsiasi altro film sia stato prodotto in seguito sull’argomento, che risulterà dalla Notte e nebbia del ’56 in poi pura retorica del pianto e della commiserazione, edulcorazione involontaria o capzioso sfruttamento del dolore per trarne profitto ed ogni riferimento ad opere osannate ed acclamate e premiate con l’oscar è puramente casuale. Immagini in bianco e nero di repertorio che colpiscono duro allo stomaco e raffronto impietoso delle stesse con la cinica natura umana che tutto dimentica nel colore del presente dei verdi prati che ricopre l’abominio destinandolo, dopo appena un decennio dal massacro degli innocenti, all’oblio. Film denuncia universale, del male che serpeggia tra di noi e che può assumere le sembianze di chi ora ci siede accanto e che un domani potrebbe costruire gabbie, a nostra insaputa, per imprigionare anime, mutandole in pelli per paralumi o in tessuti fatti di capelli umani nella prossima industria del terrore. Un film che mette in guardia l’uomo e che lo esorta a non fidarsi del suo simile, un documento imperituro, al di là delle ideologie e delle divise dell’epoca, sull’essenza diabolica dell’animo umano. Resnais diffida dalla speranza, esorta, invece, ad essere vigili perché il male è al lavoro, sempre. E’ l’attenzione e non il pianto delle prefiche che ci salverà dal prossimo olocausto.
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zingara
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sabato 29 marzo 2008
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..sotto la rossa, accecata muraglia..
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Se si chiede ai Russi che ormai numerosi giungono dall'Est a trovare lavoro cosa è la Shoah, non sanno rispondere.Ma ll Gulag è stato maestro dei Lager, e i discepoli non hanno superato i maestri, sono solo più popolari.Bravo Resnais dunque, e bravo il regista non conformista che ci narrerà della notte e della nebbia che ancora copre il sangue sparso da milioni di ignoti vittime di altre mostruose ideologie.
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julia danzas
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giovedì 27 marzo 2008
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l'ombra è solo nazista
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Un film molto bello che toglie ogni illusione sulla storia dell'uomo "puro assassinio e genocidio da sempre". Peccato non trovare documentari altrettanto fedeli su altri genocidi,all'insegna della falce e il martello, o della mezzaluna turca e altro ancora.
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kitezana
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giovedì 27 marzo 2008
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"davanti a questa pena piegano i monti"-achmatova
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"Noi che fingiamo di credere che questo sia di un solo tempo e di un solo paese e non pensiamo di guardarci attorno..."
Io mi guardo attorno e vorrei che la memoria di ogni genocidio fosse presente, a persuadere gli uomini che il male a tutti appartiene e che ci sono uomini che perseguono il male come arte del male "dediti ad una mistica degli abissi altrettanto eroica e disinteressata quanto la contemplazione dei santi."
Eppure inutilmente cerco volti e storie che narrino del Gulag,dei morti dell'Holodomor ed altro. Un film, uno dei pochi sull'orrore del bolscevismo Leninista tratto da "La Scheggia" di V.Zazubrin " Il Cekista" è introvabile, ed è passato in TV solo una volta, credo alle due del mattino.
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"Noi che fingiamo di credere che questo sia di un solo tempo e di un solo paese e non pensiamo di guardarci attorno..."
Io mi guardo attorno e vorrei che la memoria di ogni genocidio fosse presente, a persuadere gli uomini che il male a tutti appartiene e che ci sono uomini che perseguono il male come arte del male "dediti ad una mistica degli abissi altrettanto eroica e disinteressata quanto la contemplazione dei santi."
Eppure inutilmente cerco volti e storie che narrino del Gulag,dei morti dell'Holodomor ed altro. Un film, uno dei pochi sull'orrore del bolscevismo Leninista tratto da "La Scheggia" di V.Zazubrin " Il Cekista" è introvabile, ed è passato in TV solo una volta, credo alle due del mattino. Anche sulle fosse comuni dell'ucraina, Bielorussa, della Russia è cresciuta l'erba, e non c'è una croce che ricordi il martirio di milioni di uomini. I numeri non hanno volti: possiamo meglio dimenticare.E chi conosce il nome di un Armeno perito nel genocidio del suo popolo? E in Africa? ed ora, e da sempre, in Tibet?
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