La ragazza del coro di Urška Djukić mi ha commosso per la freschezza e l’impulso vitale che sgorga quando, da bambini o bambine, si comincia a diventare uomini e donne. Una stagione molto breve che viene vissuta come eterna, piena di fascino e ancora inconsapevole di quanto la vita possa possa diventare un salto ad ostacoli. Racconta di un gruppo di ragazze adolescenti che cantano in un coro e che vanno a passare un breve periodo di approfondimento canoro in un monastero di suore cattoliche di Cividale. Non solo il canto e la musica sono una spinta formidabile per la vita, ma questo eros si combina con quello che fiorisce, di un desiderio intensissimo, nelle ragazze adolescenti che cercano di scoprire e distinguere l’immaginario maschile o femminile.
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La ragazza del coro di Urška Djukić mi ha commosso per la freschezza e l’impulso vitale che sgorga quando, da bambini o bambine, si comincia a diventare uomini e donne. Una stagione molto breve che viene vissuta come eterna, piena di fascino e ancora inconsapevole di quanto la vita possa possa diventare un salto ad ostacoli. Racconta di un gruppo di ragazze adolescenti che cantano in un coro e che vanno a passare un breve periodo di approfondimento canoro in un monastero di suore cattoliche di Cividale. Non solo il canto e la musica sono una spinta formidabile per la vita, ma questo eros si combina con quello che fiorisce, di un desiderio intensissimo, nelle ragazze adolescenti che cercano di scoprire e distinguere l’immaginario maschile o femminile. Con aspettative spesso superiori alla realtà, in cui l’elemento fantastico può prevalere sull’elemento razionale, sul raziocinio. Dice Dante nel quinto canto dell’Inferno: « … che la ragion sommettono al talento ». In più c’è la figura di Lucia che campeggia, che esce dagli schemi, che sorprende: una sedicenne timida, introversa, che non ha avuto ancora il suo primo flusso mestruale, proveniente da una famiglia impoverita dalla rigidità, con una madre burbera e un padre assente, disorientata sì, esposta ad un mondo vorticoso dalle mille novità, ma ricca di elementi che spiazzano lo spettatore: il sentire voci, ma non persecutorie; la presenza intima della Madonna nella sua vita; la comunità delle suore; forse il richiamo della vocazione. Mi viene in mente Teresa d’Avila, o Caterina da Siena come simbolo di una vita vissuta intensamente.
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