Recupera il repertorio del comico palermitano con l'inconfondibile cinismo politicamente scorretto ma il film resta imprigionato nei suoi sketch e le stesse battute diventano prevedibili.
di Simone Emiliani Sentieri Selvaggi
Dopo Checco Zalone, Fabio Rovazzi e Pio e Amedeo. Gennaro Nunziante propone la stessa formula anche con Angelo Duro. Come in tutti gli altri film, dalla prima collaborazione con Zalone in Cado dalle nubi fino a Come può uno scoglio che ha diretto prima di Io sono la fine del mondo, il regista ha sempre scritto la sceneggiatura con l'attore protagonista, sia per esaltare la comicità che l'ha reso celebre ma anche per inserire il suo personaggio all'interno di una storia. Con Zalone ha sostanzialmente sempre funzionato (Quo vado? è forse il punto più alto della loro collaborazione), con Rovazzi (Il vegetale) ha affascinato, con Pio e Amedeo (Belli ciao, Come può uno scoglio) ha mostrato segni di stanchezza con qualche sporadica illuminazione e con Angelo Duro infine ha trovato un muro. [...]
di Simone Emiliani, articolo completo (3479 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 10 gennaio 2025