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Un medico che soffre per amore e un amico con la menta che gli spunta in testa. Hamdy cerca lo scandaglio interiore e trova il realismo magico. Pittorico e felpato. Alla Settimana della Critica
di Davide Maria Zazzini La Rivista del Cinematografo
È un cinema gravido di sospensioni, di silenzi evocativi, di premonizioni, attese, paranoie, epifanie, fantasmi e inquietudini quello dell'egiziano Muhammed Hamdy, già direttore della fotografia e co-produttore del doc The Square (2013), ora all'esordio dietro la macchina da presa per una storia dal tempo sospeso, dal passo felpato, dalla quasi totale inerzia narrativa, dalla robusta e ponderata componente dialogica, dove lo scandaglio interiore si sublima in accensioni continue di realismo magico. [...]
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