felicity
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mercoledì 23 luglio 2025
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mia goth si salva sempre da sola
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MaXXXine si apre con una Maxine non troppo diversa da quella di X - A Sexy Horror Story, ma ancora più egocentrica e decisa nel diventare una star.
Qui Ti West si concentra nel racconto degli anni ’80: anni patinati e scintillanti che nascondono corruzione e violenza, in cui si manifesta un asfissiante conservatorismo religioso.
Da un punto di vista puramente estetico MaXXXine è decisamente lodevole e dà la sensazione che ci si trovi per davvero in quegli anni, allontanandosi dall’idea di limitante ricostruzione degli ambienti legata a molte serie TV e film che cercano di riprendere il mood anni ’80 senza riuscirci davvero.
MaXXXine inoltre supera il genere horror/slasher a cui aveva abituato lo spettatore per accogliere le atmosfere thriller, seguite da un’infinità di citazioni ai classici sempre legate agli anni ’80.
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MaXXXine si apre con una Maxine non troppo diversa da quella di X - A Sexy Horror Story, ma ancora più egocentrica e decisa nel diventare una star.
Qui Ti West si concentra nel racconto degli anni ’80: anni patinati e scintillanti che nascondono corruzione e violenza, in cui si manifesta un asfissiante conservatorismo religioso.
Da un punto di vista puramente estetico MaXXXine è decisamente lodevole e dà la sensazione che ci si trovi per davvero in quegli anni, allontanandosi dall’idea di limitante ricostruzione degli ambienti legata a molte serie TV e film che cercano di riprendere il mood anni ’80 senza riuscirci davvero.
MaXXXine inoltre supera il genere horror/slasher a cui aveva abituato lo spettatore per accogliere le atmosfere thriller, seguite da un’infinità di citazioni ai classici sempre legate agli anni ’80.
Tuttavia, mentre Pearl e X - A Sexy Horror Story mantenevano un’identità chiara nonostante l'elevata mole di citazionismo, MaXXXine non ha identità e vive attraverso il lascito dei film precedenti.
Sembra che tutto sia fin troppo concentrato sulla forma, sull’apparenza e sulla bellezza evocativa delle immagini, trascurando abbondantemente la sostanza.
Maxine si muove vorticosamente in mezzo a tanti personaggi facendo ciclicamente le stesse azioni fino ad arrivare a un terzo atto ormai saturo che lascia ben poco.
Questo capitolo aveva tutte le carte in regola per approfondire un argomento che viene generalmente ignorato, soprattutto dal momento in cui sceglie di addentrarsi spontaneamente nel mondo degli eccessi e della morbosità religiosa. Ma la butta lì, non va oltre.
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quittone d''''arezzo
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mercoledì 20 novembre 2024
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la violenza: da rivoluzione a status quo
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Castrare il maschio e uccidere il padre come ricetta per l'emancipazione femminile.
Il film ripropone il filone della Hollywood woke: donna-eroina contro maschio-perdente, dove il grande assente è "la legge morale dentro di me" che ormai è un cimelio kantiano; certo non presente nella donna, ormai detentrice del patrimonio violenza, silentemente consegnato dal nuovo establishment culturale; certo non presente nell'uomo, declinato in personaggi infimi, o, nel migliore dei casi, appiattiti e secondari.
La scena di castrazione non somiglia per nulla a quella di Hostel II, che, rivoluzionaria, ha il significato della trasfigurazione della vittima in carnefice, quando la bilancia del potere volge a suo vantaggio.
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Castrare il maschio e uccidere il padre come ricetta per l'emancipazione femminile.
Il film ripropone il filone della Hollywood woke: donna-eroina contro maschio-perdente, dove il grande assente è "la legge morale dentro di me" che ormai è un cimelio kantiano; certo non presente nella donna, ormai detentrice del patrimonio violenza, silentemente consegnato dal nuovo establishment culturale; certo non presente nell'uomo, declinato in personaggi infimi, o, nel migliore dei casi, appiattiti e secondari.
La scena di castrazione non somiglia per nulla a quella di Hostel II, che, rivoluzionaria, ha il significato della trasfigurazione della vittima in carnefice, quando la bilancia del potere volge a suo vantaggio. L'atmosfera intorno al gesto è il raccapriccio, l'orrore, ma anche il senso di inerente necessità: quella castrazione è l'atto più alto della Rivoluzione, l'esecuzione del Re.
Oggi, ciò che negli anni di Hostel II era rivoluzione, è diventato regno; Maxxxine arriva in un periodo relativamente tardo del matriarcato culturale e gestisce l'acquisito monopolio della violenza, esercitandola come punizione, come asserzione del potere, con un gesto che non è orrorifico, ma routinario, patinato, ironico, annoiato, come un padrone che deve impartire l'ennesima frustata per l'ennesima punizione all'ennesimo peccato, nel caso del film, l'originale e irredento della libidine primordiale aggressiva del maschio.
Il film racconta, in fin dei conti, la beatificazione pubblica di Maxine, personaggio privatamente immorale come solamente un vincitore, o una vincitrice, può essere. Siamo nel caso in cui analisi e meta-analisi confondono i loro piani e si ritrovano una nell’altra: la struttura della trama, ossia l'equazione tra successo e moralità ("la classe che è la potenza materiale dominante della società è nello stesso tempo la sua potenza spirituale dominante." di Karl Marx o il più proverbiale "ogni morale è una morale dei vincitori") si può riferire anche ai subliminali ideologici di questo film e di tanta Hollywood degli ultimi anni, con i suoi nuovi maestri che, dopo aver fieramente ucciso i propri padri, impongono senza contraddittorio la nuova ideologia dominante; un nuovo ordine che forse all'inizio ci parve rivoluzionario, salvo poi scoprire che è solo un rovesciamento di soggetto e complemento nella solita grammatica eroe-antieroe, che continua ad asserragliarsi sulla dicotomia orizzontale tra i sessi, in cui uno dei due domina, sminuisce, castra, violenta l’altro.
Maxxxime si rivela pertanto un prodotto sì estetico, ma soprattutto ideologico. La lussuria visiva ammalia lo spettatore, solamente per tirargli uno schiaffo sotto forma di moralismo punitivo, quando questi meno se l’aspetta, dal finale jumpscare non fisico ma spirituale, con quel moralismo crudo, manicheo, fascista. Il possibile partigiano-spettatore è ridotto in ricettacolo ideologico, stordito dal sensuale dell’estetizzazione, sicuramente curato dal punto di vista tecnico, ma usato nel migliore dei casi come strumento di propaganda, e come inganno nel peggiore.
E forse qui risiede la principale provocazione del film: imporre un messaggio di sessismo stereotipato ma in modo così veemente da non aprire uno spiraglio per il contraddittorio. Forse che la proattività immorale femminile imposta come unico dogma sia il controaltare vendicativo del modello di passività morale, ricamato sulla figura della donna dal vecchio e ormai sconfitto modello patriarcale?
La storia racconta di una vincitrice che ha stracciato la vecchia morale e ha deciso di riscriverla. La storia è raccontata da vincitori che hanno stracciato la vecchia morale e hanno deciso di riscriverla. Nulla di più vero. Nulla di più tautologico.
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imperior max
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martedì 3 settembre 2024
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la selvaggia hollywood anni '80 con donne cazzute e uomini misteriosi...
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Finita finalmente la trilogia di Ti West in sala con MAXXXINE.
1985, Los Angeles. Dopo gli eventi accaduti in X- A sexy horror story Maxine si dedica al cinema porno, nei locali a luci rosse e a difendersi nella giungla urbana. Nonostante i trascorsi partecipa brillantemente ad un provino per la parte di un film horror e la ottiene. Nel frattempo viene tenuta d’occhio da un investigatore privato fino a ricattarla per il massacro di sei anni prima e in città avvengono omicidi misteriosi per mano del famigerato Night Stalker. Un paio di investigatori interverranno per porvi fine e chiedendo aiuto a Maxine.
Come al solito la regia è fenomenale, buonissime inquadrature, movimenti e piani sequenza ben studiati, un buon ritmo e un montaggio ben delineato.
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Finita finalmente la trilogia di Ti West in sala con MAXXXINE.
1985, Los Angeles. Dopo gli eventi accaduti in X- A sexy horror story Maxine si dedica al cinema porno, nei locali a luci rosse e a difendersi nella giungla urbana. Nonostante i trascorsi partecipa brillantemente ad un provino per la parte di un film horror e la ottiene. Nel frattempo viene tenuta d’occhio da un investigatore privato fino a ricattarla per il massacro di sei anni prima e in città avvengono omicidi misteriosi per mano del famigerato Night Stalker. Un paio di investigatori interverranno per porvi fine e chiedendo aiuto a Maxine.
Come al solito la regia è fenomenale, buonissime inquadrature, movimenti e piani sequenza ben studiati, un buon ritmo e un montaggio ben delineato. La ricostruzione storica, l’atmosfera e le musiche degli anni ’80 sono molto fedeli, così come la fotografia in stile noir urbano e meno accesa rispetto ai due precedenti e la flemma è molto più thriller e meno horror, nonostante ci siano almeno quattro scene splatterosissime. I momenti di tensione ci sono e il tutto si rifà al vecchio cinema di genere noir poliziesco tipo alla Fulci o Mario Bava. Inutile dire che Mia Goth è superbravissima, così come anche Kevin Bacon e Lily Collins, anche l’attrice bionda stangona vista in Tenet ha una parte interessante e infine Giancarlo Esposito da’ un bel colpo di coda bello bastardo.
Per quanto riguarda la storia è il classico slasher dove si parla anche attraverso il metacinema e una bella critica nel sistema hollywoodiano dove per l’appunto se non si viene considerati come dei mostri allora non si è nessuno. Si parla del fatto che, se oggi ci sono molte polemiche a raffica quando un film è troppo eccessivo in temi scottanti ed offensivi, quarant’anni fa era pure peggio e nel finale e nella rivelazione dell’assassino ci andrà un po’ a parare. In più Maxine è la classica donna forte ben scritta, decisa, di carattere, disposta a tutto per ottenere ciò che vuole e non è per niente buonona, anzi ha un lato oscuro che non la rende uno stinco di santo, anche perché il mondo che la circonda non è tanto diverso da lei.
L’unica pecca è che rispetto a X e a Pearl ha meno forza d’espressione, forse dovuta al fatto che faccia meno paura ed impressione, ma almeno l’ironia dell’epoca stempera la cosa.
Nota di merito: personalmente dopo una determinata scena, ci penserei due volte prima di approcciarmi male con una ragazza. Specie se è Maxine…!
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