All We Imagine As Light - Amore a Mumbai |
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Un film di Payal Kapadia.
Con Kani Kusruti, Divya Prabha, Chhaya Kadam, Hridhu Haroon.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- Francia, India, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia 2024.
- Europictures
uscita giovedì 10 ottobre 2024.
MYMONETRO
All We Imagine As Light - Amore a Mumbai ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Mumbai fluttuante
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Tre donne e una metropoli. Tre vite per una città smisurata e inafferrabile. Tre età sullo sfondo di Bombay, oggi Mumbai. Dei suoi innumerevoli abitanti, delle sue atmosfere caliginose, soprattutto dei suoi colori, che formano fin dall'inizio una trama visiva ammaliante insieme alle voci (vere) di chi a Mumbai magari è arrivato fuggendo, alle loro storie sempre diverse e sempre uguali, ai mille obblighi e divieti che avvolgono le loro esistenze.
Se un autore si riconosce anzitutto dal tono, l'indiana Payal Kapadia ha già una voce tutta sua, a cavallo tra realismo sociale e quella che una volta si chiamava rêverie, o fantasticheria. Chi sono, come vivono, cosa desiderano (o cosa combattono) le sue protagoniste? La silenziosa, incantevole Prabha fa l'infermiera in un ospedale, accetta senza troppa convinzione la corte di un dottore venuto da fuori che non riesce a imparare l'hindi, combatte col ricordo o forse col fantasma di un marito voluto dai genitori e presto sparito per andare a fare l'operaio in Germania. La più giovane Anu, che con Prabha divide casa, lavora nello stesso ospedale ma alla reception, dove fornisce consigli e pillole sottobanco a coetanee in difficoltà (il dialoghetto sul magro premio governativo riservato ai maschi disposti a farsi vasectomizzare meriterebbe un capitolo a sé). Ma soprattutto ha un fidanzato segreto, in quanto musulmano, e pure lei due genitori che vorrebbero combinarle un matrimonio. Mentre la matura Parvaty, vedova, venuta da un paesino sul mare, come scopriremo nella seconda (e più lirica) metà del film, in ospedale fa la cuoca ma ha un problema grande come i grattacieli che assediano la sua casetta: non ha un atto di proprietà, insomma deve sloggiare, così la casa verrà demolita e con essa tutti i suoi ricordi.
Riassunto così però "All We Imagine As Light", Gran premio della giuria a Cannes, può suonare serioso e impegnato.
Mentre Kapadia, classe 1986, ha il dono - femminile? - di guardare tutto dal lato più intimo e inatteso. Che filmi una tenera, cruda e sorprendente scena d'amore, o l'improvviso trasporto sentimentale per un oggetto inanimato (momento stupendo), o ancora un incontro casuale e quasi miracoloso che fa slittare il film sul terreno del fantastico, nulla è mai troppo certo, tutto è fluttuante e insieme perentorio, come in quella grotta popolata di figure quasi impercettibili.
In breve: ci sono film che restituiscono al w mondo, in tutta la loro complessità, paesi condannati a essere rappresentati sempre nella stessa chiave. Eccone uno.
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