daniele ciavatti
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venerdì 16 maggio 2025
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tatami ? il coraggio delle donne salver? il mondo
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Tatami, diretto da Zar Amir Ebrahimi e Guy Nattiv, è un film potente e necessario. Un’opera che, attraverso una storia personale e drammatica, ci parla di libertà, responsabilità e scelta morale. Al centro del racconto ci sono due donne: una atleta e la sua coach. Entrambe, poste davanti al ricatto di un regime oppressivo, decidono di resistere. Di dire no. E lo fanno con un coraggio che ha il peso delle conseguenze reali, durissime, inevitabili.
Il film mostra in maniera netta – anche grazie alla scelta stilistica del bianco e nero – il contrasto tra bene e male, tra democrazia e dittatura, tra la dignità del singolo e l’omologazione imposta dal potere.
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Tatami, diretto da Zar Amir Ebrahimi e Guy Nattiv, è un film potente e necessario. Un’opera che, attraverso una storia personale e drammatica, ci parla di libertà, responsabilità e scelta morale. Al centro del racconto ci sono due donne: una atleta e la sua coach. Entrambe, poste davanti al ricatto di un regime oppressivo, decidono di resistere. Di dire no. E lo fanno con un coraggio che ha il peso delle conseguenze reali, durissime, inevitabili.
Il film mostra in maniera netta – anche grazie alla scelta stilistica del bianco e nero – il contrasto tra bene e male, tra democrazia e dittatura, tra la dignità del singolo e l’omologazione imposta dal potere. Ma non è mai un racconto semplicistico o manicheo: al contrario, i personaggi sono profondamente combattuti, consapevoli del prezzo da pagare. È proprio questa complessità a rendere il loro gesto ancora più grande. È nella lotta interiore che il coraggio prende forma.
L’ambientazione nel mondo dello sport non è casuale: è un contesto dove valgono merito, impegno, verità. Ed è proprio questa verità – personale e professionale – a entrare in conflitto con un sistema che vuole piegare tutto a logiche di potere e propaganda. La protagonista non si piega, la coach sceglie di non tradire. Due donne che si alzano in piedi, quando sarebbe più comodo (e più sicuro) abbassare lo sguardo.
Tatami ci ricorda che la vera essenza di ogni regime antidemocratico non risiede tanto nell’ideologia o nella religione che professa. Quelle sono soltanto strumenti, facciate costruite ad arte per offrire alle masse una giustificazione, un motivo per abbassare la testa. La radice vera è la corruzione profonda su cui si regge. Un sistema che antepone gli interessi di pochi a tutto il resto: alla giustizia, alla verità, al popolo stesso. E per mantenersi in piedi, non esita a colpire, annientare, distruggere chiunque osi opporsi.
In questo scenario cupo, la scelta di queste due donne brilla come un atto di pura, radicale libertà. È un atto di resistenza che trascende lo sport, la politica, i confini: è un messaggio universale. Il coraggio delle donne salverà il mondo. E Tatami, con la regia appassionata e incisiva di Zar Amir Ebrahimi e Guy Nattiv, ce lo mostra con una forza che lascia il segno.
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daniele ciavatti
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venerdì 16 maggio 2025
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tatami ? il coraggio delle donne salver? il mondo
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Tatami, diretto da Zar Amir Ebrahimi e Guy Nattiv, ? un film potente, urgente, profondamente umano. Un?opera che intreccia politica, sport e coscienza individuale per raccontare cosa significhi davvero opporsi a un regime autoritario. E al centro di questa storia ci sono due donne: una judoka e la sua coach, legate da un vincolo di stima e determinazione. Insieme decidono di disobbedire a un ordine imposto dall?alto, ben consapevoli del prezzo che dovranno pagare.
La scelta stilistica del bianco e nero rafforza il senso di contrasto che attraversa tutto il film: tra bene e male, tra libert? e oppressione, tra il valore dell?individuo e la spersonalizzazione della propaganda. Ma Tatami non ? mai manicheo: i personaggi sono complessi, combattuti, costretti a scegliere in una zona grigia dove il rischio ? reale, e la paura, palpabile.
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Tatami, diretto da Zar Amir Ebrahimi e Guy Nattiv, ? un film potente, urgente, profondamente umano. Un?opera che intreccia politica, sport e coscienza individuale per raccontare cosa significhi davvero opporsi a un regime autoritario. E al centro di questa storia ci sono due donne: una judoka e la sua coach, legate da un vincolo di stima e determinazione. Insieme decidono di disobbedire a un ordine imposto dall?alto, ben consapevoli del prezzo che dovranno pagare.
La scelta stilistica del bianco e nero rafforza il senso di contrasto che attraversa tutto il film: tra bene e male, tra libert? e oppressione, tra il valore dell?individuo e la spersonalizzazione della propaganda. Ma Tatami non ? mai manicheo: i personaggi sono complessi, combattuti, costretti a scegliere in una zona grigia dove il rischio ? reale, e la paura, palpabile.
L?ambientazione nel mondo dello sport non ? casuale. Lo sport ? uno dei pochi ambiti dove il merito, l?impegno e la verit? personale contano pi? di tutto. E proprio per questo diventa terreno di scontro ideale contro un potere che, al contrario, vuole controllare, omologare, decidere per tutti, a prescindere da talento, sacrificio, o giustizia. La protagonista si rifiuta di essere uno strumento. La coach la sostiene. Due donne che, in silenzio, compiono un gesto rivoluzionario: dicono ?no?.
Tatami ci ricorda che la vera essenza di ogni regime antidemocratico non risiede tanto nell?ideologia o nella religione che professa. Quelle sono soltanto facciate, strumenti per dare alle masse una giustificazione, un motivo per abbassare la testa. La radice autentica ? la corruzione profonda su cui si fonda. Un sistema che antepone gli interessi di pochi a ogni cosa: alla giustizia, alla verit?, alla vita stessa del popolo. E per conservarsi, ? pronto a distruggere chiunque osi opporsi.
In questo scenario, la scelta delle due protagoniste brilla come un atto di pura, radicale libert?. ? resistenza, ? dignit?, ? consapevolezza. Un grido che rompe il silenzio imposto dalla paura. Tatami ci mostra che il coraggio non ? l?assenza di paura, ma la forza di restare in piedi quando sarebbe pi? facile inginocchiarsi.
E allora s?, possiamo dirlo senza retorica: Il coraggio delle donne salver? il mondo. E ogni volta che una di loro dice ?no?, quel mondo inizia davvero a cambiare.
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the adrenalin addict
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mercoledì 28 agosto 2024
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cose ordinarie, di ogni giorno...
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Uno dei più bei film che io abbia mai visto. C'è dietro grande professionalità cinematografica che si abbina a quella sportiva, il che non è facile da trovare, specialmente nel Medio Oriente. Il tema è di un'attualità sconvolgente. Chissà quante storie del genere capitano nel mondo sportivo, non solo in Iran, ma anche in Occidente, ogni giorno. Quando si dice: "L'allievo supera il maestro!". E' proprio il caso di questa storia, dove a parlare non sono i titoli raggiunti. Entrambi, infatti, la judoka e l'allenatrice, hanno dovuto rinunciare all'oro, ma i motivi sono diversi. Leila si ritrova ad affrontare le sue avversarie (specialmente l'ultima, contro la quale darà forfait) in condizioni psicologiche critiche, a causa di minacce e ritorsioni a lei e alla sua famiglia ricevute dal governo iraniano, che voleva che si ritirasse dall'oro.
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Uno dei più bei film che io abbia mai visto. C'è dietro grande professionalità cinematografica che si abbina a quella sportiva, il che non è facile da trovare, specialmente nel Medio Oriente. Il tema è di un'attualità sconvolgente. Chissà quante storie del genere capitano nel mondo sportivo, non solo in Iran, ma anche in Occidente, ogni giorno. Quando si dice: "L'allievo supera il maestro!". E' proprio il caso di questa storia, dove a parlare non sono i titoli raggiunti. Entrambi, infatti, la judoka e l'allenatrice, hanno dovuto rinunciare all'oro, ma i motivi sono diversi. Leila si ritrova ad affrontare le sue avversarie (specialmente l'ultima, contro la quale darà forfait) in condizioni psicologiche critiche, a causa di minacce e ritorsioni a lei e alla sua famiglia ricevute dal governo iraniano, che voleva che si ritirasse dall'oro. Maryam aveva rinunciato a lottare già in partenza, perché non voleva che la sua famiglia venisse coinvolta. Maryam cerca la soluzione diplomatica, Leila è una guerriera che trasforma la sua, una disciplina da difesa, in un attacco a tutto campo rivolto prima di tutto al governo. Perché non si può continuare a vedere l'Iran, il suo paese, come fanalino di coda nelle prestazioni sportive a livello mondiale, soltanto perché è il governo a volerlo. Lei sa che può far fare la differenza alla sua squadra, alla sua nazione, che può entrare nella storia. Leila si ritrova improvvisamente da beniamina della sua squadra a perseguitata da tutto il paese, perché ha il coraggio di dire no! Prima di tutto alla sua allenatrice, la quale l'abbandona subito. Ma non col cuore, perché c'è un sentimento che le lega. E, infatti, alla fine, nonostante tutto, ritorneranno ad abbracciarsi, quando lasceranno definitivamente l'Iran per gareggiare in rappresentanza della World Judo Federation. Ma nel momento più difficile, quando il fidanzato di Leila dovrà scappare altrove per non essere arrestato, quando il padre verrà catturato dalle milizie sunnite, lei rimane sola. Tutto questo non è facile da sopportare in gara, mentre stai lottando. Per questo Leila perderà i quarti di finale e il suo sogno di arrivare all'oro. Ma le donne, si sa, hanno sempre una carta in più di riserva da giocare. Questa carta si chiama WJF, la cui presidentessa capisce fin da subito che qualcosa non va nella campionessa iraniana, cerca di indagare sul fatto, dovendosi anche scontrare con Maryam più di una volta, finché non si arriverà al dunque. Una soluzione che accontenterà tutti: governo, allenatrice, judoka, famiglie coinvolte. A Leila rimane solo il rammarico di non poter più rappresentare la sua nazione di origine...
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angelo umana
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martedì 9 aprile 2024
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i regimi autoritari e il loro potere deificato
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Un film spettacolare, un thriller teso, che fa parteggiare per chi cerca la libertà e non le imposizioni di un sistema. La macchina da presa sapiente inquadra il paesaggio che scorre dai finestrini del pullman, monotono, è l'Iran. Chiuderà con delle immagini più varie, viste dai finestrini di un autobus che corre verso Parigi, con le atlete di judo che concorreranno sul tatami tra i rifugiati. I visi inquadrati all'inizio raccontano di atlete determinate, pensano alle medaglie che meritano e ai duri allenamenti fatti, ai sacrifici. L'inquadratura si sofferma su Leila Hosseini, la più quotata, in Iran con lo hijab a coprirle i capelli, da rifugiata in Francia con la chioma libera.
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Un film spettacolare, un thriller teso, che fa parteggiare per chi cerca la libertà e non le imposizioni di un sistema. La macchina da presa sapiente inquadra il paesaggio che scorre dai finestrini del pullman, monotono, è l'Iran. Chiuderà con delle immagini più varie, viste dai finestrini di un autobus che corre verso Parigi, con le atlete di judo che concorreranno sul tatami tra i rifugiati. I visi inquadrati all'inizio raccontano di atlete determinate, pensano alle medaglie che meritano e ai duri allenamenti fatti, ai sacrifici. L'inquadratura si sofferma su Leila Hosseini, la più quotata, in Iran con lo hijab a coprirle i capelli, da rifugiata in Francia con la chioma libera.
E' “guida suprema” la parola chiave del film: quella che tutto determina nella vita degli uomini e ancor più delle donne, il falso volere di un dio chissà quale: ogni regime autoritario ne ha uno tutto suo, a propria immagine e somiglianza, quello del potere, iraniano in questo caso. Ci si può ricordare del recentissimo Kafka a Tehran (“lo Stato che s'infiltra nel vissuto dei cittadini”). La medaglia per Leila “non s'ha da fare”, perché in finale dovrebbe incontrare l'atleta israeliana, e la politica o guida suprema non riconosce Israele. E tutti i loschi figuri del regime sguinzagliati dapprima per controllare i parenti dell'atleta “dissidente” da ricattare (altre persone in pericolo per colpa mia!), poi nello stadio dove si gareggia, per monitorare i comportamenti e le intenzioni dell'atleta e della sua allenatrice, Maryam, che a suo tempo ubbidì al regime ed ora si redime contagiata dalla convinzione della judoka. Leila è incoraggiata via telefono dal marito che col loro bambino oltrepassa la frontiera e la sostiene. Una speranza dei tanti che si rassegnano e piegano la testa, ma solo il coraggio di pochi spinge alla fuga.
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[+] retorica della critica e verità del racconto
(di no_data)
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habar
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giovedì 4 aprile 2024
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masterpiece
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Brilliant. Don't miss it on the big screen. Amazing acting and cinematography. Give Arienne Mandi and zar all the awards.
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habar
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giovedì 4 aprile 2024
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masterpiece
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What a film !!! watched it once and will watch it again when its released. It deserves all the awards and recognition. I urge people to not miss it on the big screen, if its available near you, go watch it. Brilliant acting from the protagonists, especially arienne mandi
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clara
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mercoledì 27 marzo 2024
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donne coraggiose
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Meraviglioso film sulla forza ed il coraggio delle donne Iraniane.
Ho tenuto il fiato sospeso fino all ultimo!
Consigliato!!
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peer gynt
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lunedì 4 settembre 2023
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lotta di una donna per il diritto alla libertà
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Leila, judoka iraniana, arriva a Tbilisi in Georgia per i campionati mondiali di judo. Concentrata, fortissima e determinata, sconfigge le sue prime avversarie, e probabilmente dovrà affrontare in finale la brava atleta israeliana. Ma questo scontro finale Iran-Israele non s'ha da fare, né domani né mai! Arriva pertanto l'ordine, prima dalla Federazione e poi da organi istituzionali governativi (che mandano i loro "bravi", funzionari dell'ambasciata, a proferire concrete minacce), di costringere l'atleta iraniana al ritiro, pena pesanti ritorsioni sulla famiglia dell'atleta e del suo coach. Cosa farà Leila di fronte al sopruso? E cosa farà la sua coach? Film di grande intensità emotiva, dotato di un ottimo e cupo bianco e nero e di un formato in 4:3 scelto (come confermato dei registi) per far capire allo spettatore il senso di claustrofobia che vive chi è oppresso da un regime dittatoriale (e la prova della scelta politico-psicologica del formato è che le ultime scene ambientate a Parigi vedono riapparire il classico formato in 35 millimetri).
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Leila, judoka iraniana, arriva a Tbilisi in Georgia per i campionati mondiali di judo. Concentrata, fortissima e determinata, sconfigge le sue prime avversarie, e probabilmente dovrà affrontare in finale la brava atleta israeliana. Ma questo scontro finale Iran-Israele non s'ha da fare, né domani né mai! Arriva pertanto l'ordine, prima dalla Federazione e poi da organi istituzionali governativi (che mandano i loro "bravi", funzionari dell'ambasciata, a proferire concrete minacce), di costringere l'atleta iraniana al ritiro, pena pesanti ritorsioni sulla famiglia dell'atleta e del suo coach. Cosa farà Leila di fronte al sopruso? E cosa farà la sua coach? Film di grande intensità emotiva, dotato di un ottimo e cupo bianco e nero e di un formato in 4:3 scelto (come confermato dei registi) per far capire allo spettatore il senso di claustrofobia che vive chi è oppresso da un regime dittatoriale (e la prova della scelta politico-psicologica del formato è che le ultime scene ambientate a Parigi vedono riapparire il classico formato in 35 millimetri). Il ritmo è incalzante e serrato, sia dal punto di vista sportivo (per gli appassionati di judo si vedono diversi combattimenti, nelle loro fasi principali) che dal punto di vista politico (la condanna per la violazione dei diritti umani messa in atto dall'Iran è denunciata in modo netto e senza mezzi termini). Opera coraggiosa di un regista israeliano e una regista iraniana, il film è stato girato a Tbilisi, in Georgia, per sfuggire al controllo censorio iraniano e si ispira ad un fatto vero avvenuto nel 2019, quando una pugilatrice iraniana, minacciata nello stesso modo, ha dovuto chiedere asilo politico. Alla prima visione del film, il 2 settembre 2023 all'80. Mostra del cinema di Venezia, il film ha avuto un'ovazione del pubblico con almeno 10 minuti di applausi. Era un'acclamazione per il film, ma si sentiva, nel clamore degli applausi, anche la viva protesta contro chiunque attenti ai diritti fondamentali delle persone: qualcosa di sacrosanto che abbiamo il dovere di tutelare, sempre, tutti, contro ogni forma di fondamentalismo.
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(di anna rosa)
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