felicity
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martedì 4 aprile 2023
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lungo, esilarante, ben recitato, irritante
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Triangle of Sadness porta i suoi protagonisti dal lusso alla miseria, da un ambiente protetto e servile ad uno selvaggio e allo stato brado dove tutte le differenze economiche si annullano giocoforza. Nonostante un plot twist che apparentemente potrebbe ribaltare ancora una volta lo stato delle cose, e nonostante un climax finale volutamente ambiguo, il film è molto netto nell’affermazione di come i suoi ricchi siano profondamente stupidi e incapaci di stare al mondo, ma anche di come il potere sia una sorta di virus in grado di infettare chiunque e di modificare la nostra stessa percezione dello status quo attraverso un semplice cambio di dinamiche esterne alieno alla nostra volontà.
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Triangle of Sadness porta i suoi protagonisti dal lusso alla miseria, da un ambiente protetto e servile ad uno selvaggio e allo stato brado dove tutte le differenze economiche si annullano giocoforza. Nonostante un plot twist che apparentemente potrebbe ribaltare ancora una volta lo stato delle cose, e nonostante un climax finale volutamente ambiguo, il film è molto netto nell’affermazione di come i suoi ricchi siano profondamente stupidi e incapaci di stare al mondo, ma anche di come il potere sia una sorta di virus in grado di infettare chiunque e di modificare la nostra stessa percezione dello status quo attraverso un semplice cambio di dinamiche esterne alieno alla nostra volontà. E allora dei semplici salatini o dell’acqua diventano una miniera di scambio preziosissima, che può fare la differenza tra controllo e anarchia.
Lungo, a tratti esilarante, ben recitato, a tratti irritante e con almeno un paio di sequenze memorabili, Triangle of Sadness è un po’ la summa eccessiva e derivativa del cinema di Östlund. Un cinema che non si vergogna certo di osare, di andare anche oltre e di essere squisitamente populista in certi passaggi, ma anche capace di grandi lampi e di dolorosi tonfi. Un po’ la vita o come una crociera, se preferite. Si sale e si scende, si sta a galla ma si può anche affondare.
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cinzia
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martedì 13 dicembre 2022
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tragicommedia in yacht
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Il triangolo della tristezza non sono altro che le rughe parallele che partono dalle ali del naso e scendono fino agli angoli della bocca (dette anche rughe nasolabiali) formando appunto un triangolo. Sono le rughe d’espressione, le rughe del sorriso, un difetto che Carl, il protagonista, un modello, che dopo qualche anno di grande successo fatica a trovare un ingaggio, si sente rinfacciare dai selezionatori. Siamo nel mondo platinato e rutilante della moda e del successo, un mondo ipocrita che ricerca la bellezza, la giovinezza, la perfezione, la ricchezza, ma che spande a piene mani messaggi politicamente corretti di antirazzismo, antiperfezione, di uguaglianza sociale e di genere: insomma si predica bene e si razzola male.
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Il triangolo della tristezza non sono altro che le rughe parallele che partono dalle ali del naso e scendono fino agli angoli della bocca (dette anche rughe nasolabiali) formando appunto un triangolo. Sono le rughe d’espressione, le rughe del sorriso, un difetto che Carl, il protagonista, un modello, che dopo qualche anno di grande successo fatica a trovare un ingaggio, si sente rinfacciare dai selezionatori. Siamo nel mondo platinato e rutilante della moda e del successo, un mondo ipocrita che ricerca la bellezza, la giovinezza, la perfezione, la ricchezza, ma che spande a piene mani messaggi politicamente corretti di antirazzismo, antiperfezione, di uguaglianza sociale e di genere: insomma si predica bene e si razzola male.
Più fortunata Yaya, la fidanzata di Carl, bellissima ragazza che con il suo “mestiere” di influencer è riuscita ad ottenere per sé e Carl, una fantastica vacanza extra lusso su uno yacht da crociera da qualche parte in qualche oceano nel sole e nell’azzurro. Sono i più giovani e i più belli, Carl e Yaya circondati da cariatidi che compensano la loro rozzezza e la giovinezza oramai trascorsa, con tanti tantissimi soldi (e tanta chirurgia plastica). Tutti sono accuditi in una maniera che rasenta il ridicolo da una squadra enorme di cuochi/e, camerieri/e, steward/hostess, manutentori, operai, governanti, dallo stesso comandante e dai suoi ufficiali: sono sorridenti, disponibili, sono addestrati a non dire mai di no e a lavorare senza dare nell’occhio e senza disturbare.
E’ un noir, in certi momenti un horror splatter, ma sempre molto divertente, il film del regista svedese, che evidenzia con grande sarcasmo e enorme ilarità per noi spettatori le contraddizioni e le ipocrisie del mondo attuale.
Le giornate lunghe e un pochino noiose sullo yacht tra sole, piscina, tuffi, capricci infantili degli ospiti si capovolgono quando interviene un fatto esplosivo (non solo in senso metaforico) che scombina le carte in tavola: si precipita in un mondo primitivo, dove chi ha potere non è più chi possiede soldi o bellezza, ma chi sa fare le cose. Cambia qualcosa? Solo i ruoli; le modalità, i comportamenti, le malizie, la ricerca del potere, le malvagità, rimangono identiche. Ecco, magari più dirette, meno velate, meno mascherate, più primitive, appunto.
Ve lo consiglio, perché è veramente divertente, poi sta a voi se volete rifletterci sopra o prendere solo il lato comico, che innerva e sorregge benissimo l’intero film, senza bisogno di morali che pur vi salteranno agli occhi anche se non le ricercate.
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(di lucyandkitten)
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angelo umana
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sabato 19 novembre 2022
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una palma d''oro 2022 strameritata
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Uno sciamare di corpi di modelle e modelli elettrizzati dalla speranza della fama, di apparire sulle riviste di moda. Corpi perfetti da rattristare chi non ce li ha più così levigati. In una breve inquadratura un cagnolino in mezzo alla sala vuota dove il casting avviene, è bello immaginare che stia pensando “ma cosa fanno questi qua?”. La locandina ci spiega che il “triangle of sadness” è quel triangolino che i giovani modelli sanno far apparire in mezzo alle sopracciglia e che conferirebbe un'espressione sexy, seriosa o triste a seconda dei casi. Cosa non si fa per attrarre!
Successivamente il tema diventa qualcos'altro, i due belli e prescelti sono anche fidanzati, o stanno insieme, o dormono e mangiano al ristorante insieme.
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Uno sciamare di corpi di modelle e modelli elettrizzati dalla speranza della fama, di apparire sulle riviste di moda. Corpi perfetti da rattristare chi non ce li ha più così levigati. In una breve inquadratura un cagnolino in mezzo alla sala vuota dove il casting avviene, è bello immaginare che stia pensando “ma cosa fanno questi qua?”. La locandina ci spiega che il “triangle of sadness” è quel triangolino che i giovani modelli sanno far apparire in mezzo alle sopracciglia e che conferirebbe un'espressione sexy, seriosa o triste a seconda dei casi. Cosa non si fa per attrarre!
Successivamente il tema diventa qualcos'altro, i due belli e prescelti sono anche fidanzati, o stanno insieme, o dormono e mangiano al ristorante insieme. Il regista Ruben Östlund sa il fatto suo - Palma d'Oro a Cannes 2022, 149' di situazioni e climi diversi – crea dapprima una disputa o singolar tenzone psicologica tra i due belli al ristorante alla presentazione del conto, se dev'esser sempre l'uomo a pagare, che il parlar di soldi non è sexy, che fa parte di ruoli sessisti stereotipati. Imbastisce processi come in Forza Maggiore, ricordiamo quello che la moglie fa al marito che se l'è svignata davanti al pericolo di una finta valanga in settimana bianca, lasciando moglie e piccini senza la protezione del “si fa per dire” capofamiglia.
Nella successione di immagini e ruoli sociali rivediamo i due belli in un viaggio-premio su uno yacht, fungono da influencer con gli immancabili followers come si conviene ai tempi moderni. Le varie “macchiette” godibilissime dei partecipanti alla crociera, tutti straricchi e che predicano l'uguaglianza del genere umano, giusto perché stanno super-bene. C'è la spassosa riunione motivazionale della ciurma che tutto deve eseguire perché lo svolgimento del viaggio sia splendido e ineccepibile, ed è tutto un incoraggiarsi a vicenda e pacche sulle spalle, “accogliamo questi ricchi!”. Emerge tra tanti l'impresario dei rifiuti e dei liquami, “vende merda” e può concedersi tutto. Poi ci viene fatta conoscere la coppia di anziani dove l'uomo traffica o commercia “strumenti di democrazia” (?), armi intelligenti o mine antiuomo. La signora agée che dall'alto del suo status fa presente all'ufficiale d'aver visto le vele un po' sporche. Il capitano che non si schioda dalla sua stanza, in altre faccende affaccendato, viene invitato a parlare con l'equipaggio ma “se ne occupi il 1° ufficiale!” è la risposta. Inevitabili le occhiate delle ospiti femminili ai marinai a torso nudo, eppure “siamo tutti uguali”, magari non prestanti come loro.
La navigazione serena e da assaporare conosce il suo culmine nella sontuosa cena in onore del capitano, ossequiato in livrea bianca e ricco di risposte dotte, uno che somministra sicurezza. Il vento e il mare forza 8 trasformano lo yacht in un Titanic, dove le classi sociali si mischiano in modo non più governabile, il mal di mare e il vomito rendono ancor di più “tutti uguali”. Insomma: anche i ricchi piangono, pure se avevano in tavola ostriche con caviale nero russo. E' l'occasione per due personaggi ubriachi di declamare da un microfono citazioni di Marx e Lenin e altri ancora, della Thatcher e di Mark Twain: un giudizio universale.
Sarà uno “strumento di democrazia” che la moglie del trafficante prende in mano ignara a sovvertire l'uguaglianza o ordine costituito, una bomba a mano: il naufragio si compie. Allora davvero i pochi sopravvissuti sono tutti uguali, niente più classi sociali di presunti uguali, anzi il “potere” viene gestito dalla donna delle pulizie nei bagni dell'ex yacht, solo lei sa pescare con le mani il pesce che serve ai naufraghi e distribuirlo secondo criteri suoi diversificati, solo lei sa accendere il fuoco coi sassi.
Una Palma d'Oro 2022 strameritata!
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