Sweet Girl

La regola fondamentale per affrontare molti film e molti testi narrativi è che il lettore e lo spettatore accettino tacitamente il cosiddetto "patto finzionale" (come ha scritto Umberto Eco), ovvero la sospensione dell'incredulità:  ci viene raccontata una storia immaginaria che finge di essere vera.
La cosa curiosa (e lo ha sottolineato appunto Eco a pagina 94 del suo "Sei passeggiate nei boschi narrativi", Bompiani 2007) è che "noi sospendiamo l'incredulità riguardo a certe cose, e non ad altre". Già, vero: e perché?
Ora, e qui bisogna necessariamente fare spoiler per parlare di questo "Sweet girl" (2021), quindi chi non ha ancora visto il film la smetta di leggere, ora dicevo: perché noi possiamo credere senza problemi che Ray Cooper (il personaggio interpretato da Jason Momoa) durante la prima metà abbondante del film si batta alla morte con il cattivo di turno, cada dalla finestra sfracellandosi su una macchina, riceva pugni e coltellate e chi più ne ha più ne metta, e questo ci sta bene, e invece troviamo improponibile il colpo di scena verso la fine, quando scopriamo che quel personaggio, il padre della ragazzina protagonista, è morto nel primo combattimento che abbiamo visto all'inizio e tutte le cose incredibili che sono successe dopo le ha fatte lei, la ragazzina, Rachel Cooper, sua figlia?
Ma come? (diciamo). [+]

La regola fondamentale per affrontare molti film e molti testi narrativi è che il lettore e lo spettatore accettino tacitamente il cosiddetto "patto finzionale" (come ha scritto Umberto Eco), ovvero la sospensione dell'incredulità:  ci viene raccontata una storia immaginaria che finge di essere vera.
La cosa curiosa (e lo ha sottolineato appunto Eco a pagina 94 del suo "Sei passeggiate nei boschi narrativi", Bompiani 2007) è che "noi sospendiamo l'incredulità riguardo a certe cose, e non ad altre". Già, vero: e perché?
Ora, e qui bisogna necessariamente fare spoiler per parlare di questo "Sweet girl" (2021), quindi chi non ha ancora visto il film la smetta di leggere, ora dicevo: perché noi possiamo credere senza problemi che Ray Cooper (il personaggio interpretato da Jason Momoa) durante la prima metà abbondante del film si batta alla morte con il cattivo di turno, cada dalla finestra sfracellandosi su una macchina, riceva pugni e coltellate e chi più ne ha più ne metta, e questo ci sta bene, e invece troviamo improponibile il colpo di scena verso la fine, quando scopriamo che quel personaggio, il padre della ragazzina protagonista, è morto nel primo combattimento che abbiamo visto all'inizio e tutte le cose incredibili che sono successe dopo le ha fatte lei, la ragazzina, Rachel Cooper, sua figlia?
Ma come? (diciamo). Questo è impossibile! Assurdo! Ma dove? Ma su che film?
E di sicuro diciamo così perché Jason Momoa, quando è stato girato il film (a cavallo fra il 2019 e il 2020, prima dello scoppio della pandemia) era un omone di 40 anni, 97 kg. per 193 cm di altezza, insomma una roccia, mentre Isabela Merced era una graziosa 18enne di 48 kg per 155 cm? E' forse questo che ci rende increduli verso i personaggi? La fisicità degli attori? E la sospensione dell'incredulità dov'è andata a finire? Allora anche per l'agente 007 dovremmo dire lo stesso (con quello che fa dovrebbe morire 100 volte in ogni film). No, perché c'è un piglio ironico, quasi autoparodistico, e questo ce lo fa accettare. Così come in tanti altri film, un esempio fra i tanti: "Kick Ass" (2010), con una supereroina 12enne che nella scena finale prende tante di quelle botte e con tale violenza da far rabbrividire: ma è un fumetto, c'è da ridere, e allora va bene.
Quindi le critiche a "Sweet girl" si giustificano per il fatto che si spaccia per un film troppo realistico e di denuncia? E senza alcuna componente autoironica? Sembrerebbe proprio di sì.
Intendiamoci, non è un gran film, è un film d'azione come se ne vedono tanti, sottogenere revenge-movie, senza una grande originalità. Punta tutto su quel colpo di scena, che mostra un personaggio che abbiamo sempre creduto vivo, e improvvisamente scopriamo che è morto già al primo scontro con il cattivo (grande e grosso ma morto subito, il buon Ray Cooper!). Ma nemmeno questo è originale, c'è un esempio famosissimo ("Il sesto senso" di Shyamalan, 1999) e un altro meno noto (una commediola per ragazzini, "Middle school" del 2016) e chissà quanti altri.
Alla fine, è un film d'azione che si lascia vedere ma che non mi pare meriti tutte le critiche che gli sono piovute addosso! E' un film figlio dei suoi tempi, invece. Sono ormai molti anni che vanno di moda le guerriere, le combattenti, le donne che stupiscono per tenacia, combattività, forza, determinazione (e anche qui gli esempi sono innumerevoli, da Jessica Alba in "Dark angel" a Jennifer Lawrence in "Hunger games", e dove mettiamo la mitica Villanelle della serie "Killing Eve", che ha il volto di Jodie Comer, etc. etc. etc.?).
La bella Isabela Merced, col suo imbattibile personaggio di Rachel Cooper, è un'altra di quelle eroine spaccamontagne che, malgrado tutto, continuiamo a vedere volentieri.
Ma, sotto sotto, ne siamo innamorati o ne abbiamo paura (noi maschi)? E il pubblico femminile non le sopporta oppure, sotto sotto, quasi senza confessarselo, farebbe carte false per avere le stesse capacità?
Mi pare comprensibile: in questi tempi difficili essere così imbattibili non sarebbe affatto male, no?
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