lizzy
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venerdì 3 maggio 2024
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strange days...a milano!
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INCREDIBILE!
Si, incredibile come fin dai primi istanti del film io abbia potuto riconoscere in questo lavoro di Resinaro un sacco di parallelismi con quello, ormai molto vecchio, di Kathryn Bigelow.
Ma non avete visto? "Bravo" è assolutamente identico, intendo anche fisicamente, oltre che come sfiga e comportamenti avventati, a quel "Nero" del futuristico lavoro di fine millennio. Squeglia e Fiennes avrebbero potuto tranquillamente esser scambiati per fratelli.
Certo, qua non abbiamo lo "Squid", ma ci sono le "Squillo".
Non siamo alla "Fine del Mondo" del capodanno 1999, ma sicuramente ad un altra "Fine del Mondo" come quello del periodo delle brigate rosse.
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INCREDIBILE!
Si, incredibile come fin dai primi istanti del film io abbia potuto riconoscere in questo lavoro di Resinaro un sacco di parallelismi con quello, ormai molto vecchio, di Kathryn Bigelow.
Ma non avete visto? "Bravo" è assolutamente identico, intendo anche fisicamente, oltre che come sfiga e comportamenti avventati, a quel "Nero" del futuristico lavoro di fine millennio. Squeglia e Fiennes avrebbero potuto tranquillamente esser scambiati per fratelli.
Certo, qua non abbiamo lo "Squid", ma ci sono le "Squillo".
Non siamo alla "Fine del Mondo" del capodanno 1999, ma sicuramente ad un altra "Fine del Mondo" come quello del periodo delle brigate rosse.
Bravo è...bravo a prenderle (scusate il gioco di parole!) anche se Nero, da un certo punto di vista, ne esce con le ossa meno rotte (e con la virilità intatta...ahem).
Anche i due "amori" alla fine fanno la stessa fine: mentre Bravo non riesce a salvare la sua Carla, Nero, da parte sua, Faith la perde comunque.
E nel mezzo intrighi, corruzioni, giochi di potere e...i soliti soldi che rovinano sempre tutto.
Per chi ha letto il libro di Faletti direi che il lavoro di Resinaro è abbastanza discutibile in alcuni punti, specie sulla "schedina" (dove chi non sa cosa succede rischia di non capirci un tubo alla fine...).
Quel che ho visto è comunque un film "abbastanza" godibile che riporta sulle scene la mia Milano, quella (veramente) "da bere" con tutto il sottobosco del caso (night club compresi) di quel periodo.
Perchè scrivo "abbastanza"? Cosa non mi ha convinto di questo strano miscuglio di situazioni e personaggi?
Beh... come ho detto controllando il racconto dal quale tutto è nato le cose mi sembrano ingarbugliate assai.
A cominciare dalla storia della schedina per finire alle sparatorie finali.
Bravo...è "bravo" (aridalle) ad uscirsene sempre quasi intonso, ma molte cose non tornano, a cominciare dalla sua altalenante furbizia: in alcuni casi (tipo l'uccisione di "Tulipano" lui lascia impronte su tutto come se non ci fosse un domani, mentre con "Daytona" poi cerca di ripulirle in qualche modo.
Poi c'è la non meglio ricomparsa dell'ispettore Milla: a prima vista nel film "freddato" dal sicario che ammazza anche la persona addetta alla registrazione dell'incontro fra Bravo e l'onorevole Sangiorgi, ma poi "resuscitato" per un finale dove il nostro eroe pare non abbia nemmeno un problemino con la giustizia.
E la schedina? Alla fine la ritroviamo incassata dal vicino di posto in aereo nella parte finale del film...
Finale che è assolutamente diverso da quello "letterario".
Comunque resta il fatto che questo film potrebbe essere un grande lavoro, ma soffre di qualche piccola pecca che non lascia adito a molti dubbi.
E tra l'altro anche la "colonna sonora" la trovo assolutamente inadeguata per quel periodo storico.
Da vedere sicuramente...ma con le pinze.
P.S. Bellissimo rivedere Piazza Duomo con i Neon di quel periodo. Un lavoro di computer grafica di sicuro. Altrimenti...penserei che la macchina del tempo esiste! ;-)
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lovemovies
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domenica 12 marzo 2023
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non ci ho capito tanto
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Non ci ho capito tanto di questo film. Sarà pure un mio limite, ma ho fatto molta fatica a cogliere i collegamenti fra la trama del film ed i fatti di storia legati alla morte di Aldo Moro. Nel film c'è di tutto, come da classico: poliziotti corrotti, politici dalla squallida moralità, l'eroe buono (in questo caso "bravo"), donne inscrutabili e abili manipolatrici, oltre che a sparatorie, regolamento di conti, colpi di scena. Ecco, innumerevoli colpi di scena, soprattutto poco credibili e che esulano da quella sorta di testimonianza storica della quale il film pare voglia farsi carico. A mio parere non ci riesce e sotto questo aspetto il film mi pare presuntuoso.
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Non ci ho capito tanto di questo film. Sarà pure un mio limite, ma ho fatto molta fatica a cogliere i collegamenti fra la trama del film ed i fatti di storia legati alla morte di Aldo Moro. Nel film c'è di tutto, come da classico: poliziotti corrotti, politici dalla squallida moralità, l'eroe buono (in questo caso "bravo"), donne inscrutabili e abili manipolatrici, oltre che a sparatorie, regolamento di conti, colpi di scena. Ecco, innumerevoli colpi di scena, soprattutto poco credibili e che esulano da quella sorta di testimonianza storica della quale il film pare voglia farsi carico. A mio parere non ci riesce e sotto questo aspetto il film mi pare presuntuoso. Non ho letto il romanzo di Faletti. Mi è bastato vedere il film, che diventerà uno dei tanti che si possono dimenticare.
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rosmersholm
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domenica 5 marzo 2023
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abborraccione
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Resinaro è un buon professionista, ha stoffa... ma difetta di stile e rigore. Ma come si fa a mettere in scena una sceneggiatura così ridicola e abborracciata? Nella seconda parte del film, i colpi di scena si susseguono senza logica, col solo fine di stupire lo spettatore (mancano solo gli alieni) e il risultato di diventare fastidiosi e molesti. E poi, le inflessioni romanesche in piena Milano anni '70, gli anacronismi a tutti i livelli, le scenografie tirate via alla "io speriamo che me la cavo". E magari lasciare stare Moro, quando non è necessario? Eddai...
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mimmo fvcg
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sabato 19 marzo 2022
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il festival dell'assurdo
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unica cosa buona del film , il povero Libero de Rienzo , poi il festival dell'assurdita'
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jonnylogan
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mercoledì 18 agosto 2021
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la milano da bere ?
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Milano, 1978. Una sera all’uscita dell’Ascot, un locale del centro storico, Bravo, un protettore di prostituite che si occupa di trovare la donna giusta per clienti facoltosi, e il suo amico Daytona scommettono riguardo una ragazza intravista per strada e che Daytona vorrebbe conoscere. Bravo avvicina la ragazza con una banale scusa e organizza per l’amico una serata memorabile, da quel momento però la sua vita cambierà definitivamente.
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Milano, 1978. Una sera all’uscita dell’Ascot, un locale del centro storico, Bravo, un protettore di prostituite che si occupa di trovare la donna giusta per clienti facoltosi, e il suo amico Daytona scommettono riguardo una ragazza intravista per strada e che Daytona vorrebbe conoscere. Bravo avvicina la ragazza con una banale scusa e organizza per l’amico una serata memorabile, da quel momento però la sua vita cambierà definitivamente.
Uno dei best seller di Giorgio Faletti, probabilmente il romanzo più complesso in termini di trama, diventa nelle mani del quarantenne Fabio Resinaro, alla sua prima prova in solitaria senza l’appoggio del suo omonimo, un thriller con implicazioni di cronaca che vanno a intrecciarsi con la vita di Bravo, il romano Mario Sgueglia che rapidamente dalle serie TV riesce a passare a un prodotto complesso e contorto scritto e interpretato per il piccolo schermo. Sgueglia pecca però in termini recitativi non riuscendo a fornire al protettore che risiede alla periferia del capoluogo lombardo e dotato di una particolare peculiarità fisica, quella profondità e risolutezza che al contrario trasparivano dalle descrizioni minuziose dello scrittore astigiano. Al fianco di Bravo, bilanciandone la performance, evoluiscono buoni comprimari come la siciliana Miriam Dalmazio, nel ruolo di Carla, merce di scambio per una scommessa tra lo stesso Bravo e Paolo Rossi, qui nella parte di Daytona, appassionato di auto e adepto del gioco d’azzardo. Francesco Montanari, barman non vedente e inventore di sciarade, fino ad arrivare a Michele Placido e Libero De Rienzo, in una delle sue ultime prove, che aggiungono alla trama due figure, rispettivamente un politico e un poliziotto, corrotte e ben caratterizzate. Quel che però riuscì a Faletti nel romanzo, restituendoci sia gli ambienti sia i ricordi di una giovinezza passata fra i locali di Milano, non riesce alla pellicola, nonostante ricostruzioni d’ambiente molto fedeli, ma che a conti fatti passano in secondo piano causa un impalcatura che porta il film a sembrare un salto nel tempo a ritroso con attori che fingono di trovarsi sul finire degli anni di piombo ma che recitano come fossero al giorno d’oggi. Forse non si poteva fare e sperare di meglio ma speriamo che in futuro le rimanenti opere di Faletti possano avere una sorte cinematografica migliore.
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