Las Niņas

Un film di Pilar Palomero. Con Natalia de Molina, Carlota Gurpegui, Andrea Fandos Drammatico, Ratings: Kids+13, - Spagna 2020. MYMONETRO Las Niņas * * * - - valutazione media: 3,30 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Because the Night..

di Rossella Romano


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giovedė 26 novembre 2020

Spagna 1992. Canto. Preghiera. Scuola. Casa.

Questo č un pō il ritmo che segue la vita di Celia e, con qualche lieve modifica, anche la vita delle sue compagne. Non č noia, č quasi un ordine maniacale che cadenza la vita nella quale, sembrano, non trovano spazio, emozioni, turbamenti, errori, segreti legati all'adolescenza e a quello che si trascina dietro.

Tutto questo viene chiuso all'interno di pochi luoghi ma significativi nella formazione di ognuna di loro: la scuola dalle suore, la casa, le case delle amiche e pochi altri luoghi che ci aiutano a identificare i pensieri, le idee, le perplessitā e le curiositā che non nascondono.

La scuola le uniforma, tramite riti e tramite le stesse uniformi, ma i loro pensieri vengono fuori in modo potente anche se, a volte, silenzioso. Non ci sono voci forti, urla o toni accesi: la stessa Celia č sommessa in tutta la sua totalitā, dal tono della voce che quasi č accennato per paura di parlare, a tutti i movimenti del corpo che si accompagnano a gesti sempre delicati e quasi invisibili. Come, a volte, risulta invisibile lei.

Gli unici suoni sono dati dalla televisione che fa da sfondo alle attivitā familiari e copre quei vuoti che si creano quando ci si ritrova allo stesso tavolo ma dando per scontato tutto, i passaggi della vita e la stessa storia personale. Cosė, mentre si cucina, mentre si fanno i compiti, mentre non si parla, si staglia in lontananza il televisore con le sue immagini a intermittenza ma nitide, con i suoi varietā rappresentati da alcune figure storiche, come Raffaella Carrā, portatrici di quel messaggio che aiuta e insegna a ridere per nulla. Meglio quella televisione che il rumore del silenzio.

Celia porta dentro di sč tanti messaggi ma deve decidere sempre quando inviarli e a chi. Sarā l'amicizia con la nuova arrivata, da Barcellona, a darle il coraggio di continuare ad essere sč stessa ma allo stesso tempo di non sentirsi in colpa per quel corpo e quella mente che crescono e si interrogano e non trovano, molte volte, interlocutori. Una ascolta musica e disegna, l'altra scrive un tema rivolgendo le sue perplessitā a Dio (come faceva Marcellino nel film), come fanno molti adulti o come non fanno pių molti di loro. Lei ha capito come vanno le cose e ha deciso di rivolgersi a qualcuno di alto, di superiore certa di trovare le risposte o almeno un ascolattore. In tutto questo non c'č giudizio o pregiudizio, non ci sono troppe domande e non c'č voglia di indagare per capire: questo č il terreno fertile per far venire fuori tutto quello che Celia si portava dentro da tanto tempo, se pur molto giovane.

Le due ragazze ricercano la scoperta del mondo attraverso gli adulti: le madri, le sorelle (che solo loro vedono pių grandi), la musica, il trucco, i vestiti. Fanno tutto da sole perchč nessuno spiega nulla: a scuola ricevono temi su argomenti giā compiuti e chiusi, a casa non possono far domande e tra amiche c'č pių competizione di quello che poteva sembrargli. Un mondo porta verso l'altro. La musica in discoteca di pomeriggio, gli specchi sul mondo maschile che portano a indagare sulla vita delle madri.

Madri che non intervengono ma vengono solo evocate, non spiegano, non condividono ma che approfittano per ricordarsi di essere madri, vergognandosi quando una suora intercetta, per esempio, Celia in motorino con un ragzzao. Nemnno questo evento, perō, ritenuto grave dalla madre e per, estentione, da tutta la comunitā delle madri, porta a un finto dialogo, ad urlarsi qualcosa ma almeno a farlo. Nemmeno in questo modo la ragazzina attira l'attenzione della madre che si rifugia nel suo mondo privato, di cui la figlia fa parte ma di cui non deve sapere nulla perchč lei "deve pensare a studiare e a farsi un futuro", come se il suo futuro non dipendesse dalla sua storia.

Ma la voglia di esprimersi e di evadere spinge e quindi si manifesta in ogni occasione utile: ascoltando cassette con le amiche, fronteggiando la cattiveria delle ragazzine che toccano i punti vivi e dolorosi di ognuna di loro e cercando nella confessione proprio quel momento di apertura che, ancora una volta, non trova orecchie pronte.

Celia porta dentro di sč il cambiamento di tutte loro e la voglia di essere considerata e capita per quella che č. La madre che dovrebbe, empaticamente, sentire i suoi dolori, non li percepisce e per questo interviene un'altra 'madre' che forse madre non lo sarā mai. Insomma dietro quella voglia di comunicare a tutti i costi il messaggio che si porta dentro per tutti, c'č l'amore lontano, che non si abbassa e ferma nemmeno di fronte a una ferita reale: si fa colpire per poter parlare, per rendersi forse pių reale, per ricordare di essere figlia.

Ad aiutarla non c'č, in tutto il film, nessuna presenza maschile, un padre, un nonno, un compagno di scuola. Sono assenti a scuola, lontani o solo evocati in famiglia, fanno da sfondo e, a volte, sono morti. La loro presenza si percepisce ma non si vede. Un anello al dito fa pensare che ci sia stata la presenza maschile, la stessa Celia ce li ricorda ma dobbiamo immaginare tutto come d'altronde fa anche lei in famiglia. Nel frattempo deve pensare alla sua di storia, a crescere, a capire il mondo e deve farlo da sola, senza nemmeno delle radici da ricordare o a cui appigliarsi nei momenti in cui si č spaeati. Non si puō pensare al futuro senza conoscere il proprio passato e questo disagio viene fuori sia nelle figlie che nelle madri.

Un disagio che le figlie non hanno scelto ma che subėscono e pagano. E per questo si accontenano di fare poche cose insieme che le faccia sentire legate a una famiglia: lavarsi i denti insieme e dormire sfiorandosi ogni tanto le mani per ricordarsi cosa si č. Tutto questo giustifica il silenzio che caratterizza tutto il film, silenzio che si portano dentro le ragazzine e silenzio che non trova voce ma che, se possibile, viene soffocato. Nonostante questo, c'č fiducia, c'č perdono da parte di Celia che ha imparato solo guardando e segue la madre senza fare domande e traducendo da sola luoghi e persone. Questa č la vera crescita, quella personale, quella derivata dall'osservazione e dalla traduzione degli scenari e imparando a mostrare quelle qualitā che nessuno di quelli che doveva gli ha realmente insegnato.

Cosė, basta una frase, a metā voce, rotta dal pianto, "so che stai crescendo e che non sei pių una bambina", per dare forza e coraggio a un'altra voce, quella di Celia che, fin dall'inizio, non faceva uscire nel canto ma che adesso tira fuori con tutto il rumore che puō fare, per dire la sua, per cantare la sua. Cosė prende fiato e canta. Urla.

Un'interazione tra generazioni di donne che, per motivi diversi, non hanno ricevuto gli strumenti che gli permettessero di essere madri e figlie prive di paure e incapaci di condividere la loro vera storia e sopportarla insieme. Ma nelle 'schoolgirl' si possono e si devono riporre le speranze, le aspettative e le occasioni mancate. Forse faranno gli stessi sbagli, forse cadranno nelle stesse buche, forse quelle figlie capiranno quando diventeranno madri a loro volta e quando la storia si ripeterā.

Continueranno a sbagliare ma se ricorderanno quando ballavano sotto le note di 'Because the Night', si sentiranno sempre quelle ragazzine libere e decideranno di essere quello che vogliono anche senza essere state mai ascoltate.

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