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venerdì 5 giugno 2020
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splendida animazione e racconto non convenzionale
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Un’animazione visivamente splendida, un racconto fluido, liquido, non convenzionale, che lascia dialogare quotidianità e grandezze incommensurabili. I Figli del Mare è la nuova produzione dello Studio 4°C, da cui vengono alcuni degli anime più riusciti e memorabili della contemporaneità, a cominciare dal capolavoro Tekkonkinkreet.
Diretto da Ayumu Watanabe e tratto dal manga di Daisuke Igarashi, Children of the Sea è la storia della ragazzina Ruka e dei nuovi amici cresciuti, e “mutati”, in mare, i fratelli Umi (Mare) e Sora (Cielo). Dall’interno verso l’esterno, si esplora l’intimo dell’essere umano, la scintilla che custodisce, quindi il suo corpo, la fusione con gli elementi, l’acqua e l’aria, la corrispondenza con l’Universo e il rispecchiarsi dello stesso nell’essenza dell’individuo.
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Un’animazione visivamente splendida, un racconto fluido, liquido, non convenzionale, che lascia dialogare quotidianità e grandezze incommensurabili. I Figli del Mare è la nuova produzione dello Studio 4°C, da cui vengono alcuni degli anime più riusciti e memorabili della contemporaneità, a cominciare dal capolavoro Tekkonkinkreet.
Diretto da Ayumu Watanabe e tratto dal manga di Daisuke Igarashi, Children of the Sea è la storia della ragazzina Ruka e dei nuovi amici cresciuti, e “mutati”, in mare, i fratelli Umi (Mare) e Sora (Cielo). Dall’interno verso l’esterno, si esplora l’intimo dell’essere umano, la scintilla che custodisce, quindi il suo corpo, la fusione con gli elementi, l’acqua e l’aria, la corrispondenza con l’Universo e il rispecchiarsi dello stesso nell’essenza dell’individuo. La complementarietà dei due fratelli – uno scuro e vivace, capelli cortissimi, l’altro taciturno e fatalista, evanescente nel suo pallore androgino – è la ricerca dell’equilibrio degli elementi e delle sensazioni, la propensione naturale alla scoperta e allo smarrimento.
Una raffigurazione totalizzante della natura e in particolare dell’acqua, elemento vitale e anteriore a ogni storia, che ricorda in alcuni momenti una versione più adulta di Ponyo, la forza visionaria in crescendo che porta verso una cosmogonia – trasportata dalle musiche di Joe Hisaishi – vicina a The Tree of Life. La meraviglia è anche e soprattutto nel tratto. Il character design, che anche nelle produzioni più riuscite spesso propone protagonisti standardizzati, qui realizza personaggi originali, figure dagli sguardi enormi in cui si rispecchia la luminosità del cosmo e delle creature marine. Corpi fatti della stessa sostanza del mondo che vivono e delle scoperte che attraversano, un iperrealismo al servizio di dettagli minimali – le espressioni nei lineamenti tenui e nei tratti definiti delle ciglia, i gesti che modificano le possibilità dei corpi – e di ampi scenari pieni di bellezza sgargiante, vitale e malinconica.
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tom cine
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domenica 9 gennaio 2022
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che cosa sono i dugonghi?
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Che cosa sono i dugonghi? Sono animali marini, dotati di code e di pinne: oggi sono a rischio di estinzione. Vivono nell’Oceano Indiano e nella parte orientale dell’Oceano Pacifico, dove è situato l’arcipelago del Giappone, patria degli anime e dei manga.
"I figli del mare", tratto proprio da un premiato fumetto, racconta la storia di due ragazzi, Umi e Sora, allevati dagli animali in questione e di origini addirittura sconosciute.
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Che cosa sono i dugonghi? Sono animali marini, dotati di code e di pinne: oggi sono a rischio di estinzione. Vivono nell’Oceano Indiano e nella parte orientale dell’Oceano Pacifico, dove è situato l’arcipelago del Giappone, patria degli anime e dei manga.
"I figli del mare", tratto proprio da un premiato fumetto, racconta la storia di due ragazzi, Umi e Sora, allevati dagli animali in questione e di origini addirittura sconosciute. A scoprire la loro esistenza (all’inizio di un’estate) è Ruka, una ragazzina, che è la vera protagonista del film: è la figlia di uno degli addetti ad un acquario e ha qualche difficoltà nella gestione delle sue emozioni. In breve, tra i tre adolescenti si instaura un legame misterioso quanto profondo, mentre alcuni segnali lasciano intendere che l’intera fauna marina mondiale si stia preparando per il compimento di un rituale (di proporzioni addirittura cosmiche) che ha, al centro, proprio Ruka e i suoi due nuovi amici.
“I figli del mare” non è un film facile da raccontare ed è molto più filosofico e fantascientifico, piuttosto che avventuroso: contiene, al suo interno, lunghe digressioni filosofiche e scientifiche sul rapporto tra gli esseri viventi ed il resto dell’universo e arriva al finale attraverso una scena lunghissima e talmente visionaria che rischia di superare qualsiasi sequenza visionaria realizzata in precedenza e nella quale dominano i colori più appariscenti e le sole immagini. Tutto questo rende “I figli del mare” a volte criptico, ma rimane un film di indubbio fascino e visivamente strabiliante. Merito non tanto della sceneggiatura, quanto piuttosto dei risultati raggiunti da tutto il team tecnico, cominciando da un’animazione di alto livello (anche se il personaggio della vecchia suonatrice sulla barca ha tratti un pò troppo, ma volutamente, grotteschi) che riesce a valorizzare le espressioni dei personaggi principali e finendo con la colonna sonora di Joe Hisaishi, che ha realizzato una partitura assai suggestiva. Siccome qui si parla anche del rapporto fra gli esseri umani e la natura, il film possiede anche messaggi ecologisti ma, contemporaneamente, punta più in alto: vuole ricordare agli spettatori che l’intera umanità può comprendere soltanto una minima parte dei meccanismi che muovono la natura, che è in gran parte costituita da forze incomprensibili. Le mire de “I figli del mare” sono, probabilmente, un pò troppo ambiziose, ma il film le insegue attraverso un lavoro sugli stimoli sensoriali che non lascia indifferenti. Colpiscono soprattutto le scelte cromatiche, capaci di immergere completamente lo spettatore negli ambienti e nella stagione estiva. Infine, non è da sottovalutare l’importanza degli effetti sonori, soprattutto quelli collegati all’elemento acqueo, capaci di trascinare lo spettatore all’interno di questo film d’animazione che, se pur non privo di difetti (la narrazione è a tratti appesantita proprio dalle digressioni filosofiche e scientifiche e, in generale, punta troppo sulle sole immagini), possiede un’atmosfera ammaliante come poche e che non lascia indifferenti: e questo è già un ottimo traguardo raggiunto.
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