emanuele1968
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sabato 7 luglio 2018
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bellino
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Dai trailer pensavo piu bello, sulla falsariga di A Beautiful Mind ( voto 2,5 )
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gianleo67
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sabato 7 luglio 2018
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sesso non consumato e videotape fatti in casa
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A dispetto del suo nuovo impiego e della sua nuova vita lontana da casa, la giovane Sawyer Valentini soffre ancora per i postumi di un inconfessabile trauma sessuale e per i difficili rapporti con la madre vedova. Quando si rivolge ad una struttura specializzata per una consulenza psicologica, viene proditoriamente obbligata al ricovero coatto. Qui tra la difficile convivenza con gli altri degenti e la burocratica freddezza del personale impiegato, la presenza di uno stalker che la perseguita, sembra materializzare i suoi incubi peggiori. Da Repulsion a Qualcuno volo sul nido del cuculo, una denuncia in chiave thriller di un sistema sanitario kafkiano che mantiene l'ironia sul versante di una black comedy politically uncorrect e sfida il senso del ridicolo nell'agitare lo spettro di una plausibile mistificazione del reale.
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A dispetto del suo nuovo impiego e della sua nuova vita lontana da casa, la giovane Sawyer Valentini soffre ancora per i postumi di un inconfessabile trauma sessuale e per i difficili rapporti con la madre vedova. Quando si rivolge ad una struttura specializzata per una consulenza psicologica, viene proditoriamente obbligata al ricovero coatto. Qui tra la difficile convivenza con gli altri degenti e la burocratica freddezza del personale impiegato, la presenza di uno stalker che la perseguita, sembra materializzare i suoi incubi peggiori. Da Repulsion a Qualcuno volo sul nido del cuculo, una denuncia in chiave thriller di un sistema sanitario kafkiano che mantiene l'ironia sul versante di una black comedy politically uncorrect e sfida il senso del ridicolo nell'agitare lo spettro di una plausibile mistificazione del reale. Se il tema portante potrebbe essere quello di un'industria dell'ospedalizzazione forzata che trasforma in un incubo ad occhi aperti la naturale propensione di qualunque paziente a sentirsi in gabbia, Soderbergh sembra invece interessato ai piu prosaici meccanismi della suspense ed alla natura distruttiva dei rapporti umani: un'ambiguità dove gli incubi sessuofobici della protagonista (novella cappuccetto rosso del telefono rosa) si scontrano con il cul de sac di una teoria del complotto per cui il maniaco di turno metiterebbe un alloro honoris causa. ("Non è difficile trovare un lavoro qui. Non servono titoli di studio. Non serve un cazzo di training!"). Se Carpenter la buttava sull'horror claustrofobico ed i labirinti della mente (The Ward - Il reparto), quest'ultima boutade sperimentale dello svedese di Atlanta rasenta l'involontario demenziale di un amore bugiardo, involuto e pauperista che sembra stornare dalla protagonista i sospetti di insania mentis e chiama in causa le inadempienze giuridiche del mondo occidentale verso la minaccia globale della violenza sessista. Insomma dopo la consapevolezza femminista di una candida eroina del porno (The Girlfriend Experience), seguono naturalmente le giustificate turbe psichiche al tempo del #Meetoo e le scene da un matrimonio (impossibile) tra una smilza in carriera col complesso di Elettra ed uno stalker sempliciotto che fa la fine del sorcio. Scatto di orgoglio nel finale concitato, aperto al carnage di una schermaglia verbale di cattiverie assortite ed al tentativo di fuga con una preda ferita che si eccita all'odore del sangue. Le tesi, ambigua e provocatoria, è quella di un riscatto sessista di tagliatrici di teste in tailleur che scontano l'insana frustrazione verso l'atavica subordinazione ai barbuti signori, padroni del loro mondo: attenti alla testa, non quella, l'altra! 1,5 milioni di $ per una produzione in cui la nota mela morsicata ha fornito tutti e solo i mezzi di ripresa sembrano decisamente troppi, ma l'incasso al box office e la benevola condiscendenza della critica festivaliera ( fuori concorso alla 68ª edizione del Festival di Berlino) sembrano dare ragione alle bugie del sesso non consumato ed ai videotape fatti in casa.
Ho perso un'altra occasione buona stasera è andata a casa con il negro, la troia! mi son distratto un attimo...
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eugenio
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venerdì 8 giugno 2018
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nei meandri della mente
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Per atmosfera e senso claustrofobico, sembra di rivedere l’indimenticabile Qualcuno volò sul nido del cuculo: c’e’ un centro terapico, c’è una donna vittima di stalking e una serie di ingiustizie perpetrate a danno di una presunta innocente. C’è tutto quello che riguarda il trattamento psichico di pazienti e c’è una storia, a differenza del film di Forman, di amore malato fatto di minacce e dolore latente.
Sawyer Valentini (Claire Foy) si trasferisce da Boston alla Pennsylvania per sfuggire a un passato fatto di violenza e sopraffazione. E’ una vittima di stalking e a nulla sono valsi i tentativi di fermare “l’insistente spasimante” (per usare un eufemismo).
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Per atmosfera e senso claustrofobico, sembra di rivedere l’indimenticabile Qualcuno volò sul nido del cuculo: c’e’ un centro terapico, c’è una donna vittima di stalking e una serie di ingiustizie perpetrate a danno di una presunta innocente. C’è tutto quello che riguarda il trattamento psichico di pazienti e c’è una storia, a differenza del film di Forman, di amore malato fatto di minacce e dolore latente.
Sawyer Valentini (Claire Foy) si trasferisce da Boston alla Pennsylvania per sfuggire a un passato fatto di violenza e sopraffazione. E’ una vittima di stalking e a nulla sono valsi i tentativi di fermare “l’insistente spasimante” (per usare un eufemismo). Quando prende un appuntamento con un terapista presso l'Highland Creek Behavioural Center, Sawyer scopre di aver inconsapevolmente firmato il suo consenso a rimanere in clinica volontariamente per ventiquattro anni. Vani i tentativi di uscire facendo appello prima alla polizia, poi alla pschiatria. La donna è giudicata mentalmente unsane quindi non resta che accettare quella disposizione.
Arrendersi? Assolutamente no, Sawyer non è il tipo e sotto la patina di sottomissione, nasconde un piano
Ma c’è un ma: tra i suoi “compagni di reclusione”, Violet (Juno Temple), Nate (Jay Pharoah) il suo specchio distorto “afroamericano”, violento e comprensivo, in cura da un’overdose di oppiacei. incontra pure lui, il suo stalker, travestito da membro dello staff che ora si fa chiamare George Shaw (le citazioni nonsi contano).
Ma è davvero lui o è un delirio nella mente della giovane donna?
Sawyer lo scoprirà a sue spese in un crescendo di palpitante incubo in cui nulla è ciò che sembra.
L’amore è arrendersi a ciò che l’altro vuole anche se va contro tutto ciò in cui l’altro credi.Così riferisce ad un certo punto Sawyer ad uno stupito “carnefice” in un’atmosfera confusa. Ed è su questo leitmotiv tra realtà o sogno che si fonda Unsane.
Intrecciando classici temi di ossessione e controllo da 1984 orwelliano in un gioco prima mentale che psicologico, questo thriller elettrico di Steven Soderbergh non fa tirare il fiato nemmeno per un minuto. Girato con un iPhone, Steven Soderbergh riesce a creare un film intenso e intimo grazie alla splendida interpretazione di Claire Foy ripresa in tutti i suoi movimenti. Con l’acqua alla gola nei reiterati gesti di terribile quotidinaetà, lo spettatore rimane intrappolato in un gorgo violento di terribile follia, fatto di controllo e sottomissione.
In questo “non luogo” avulso da ogni spazio e tempo, Sawyer vive nel terrore di essere ancora molestata da quel mostro ma soprattutto di confrontarsi i con i suoi fantasmi del passato, con cui non c’è cura. L’inevitabile climax tenderà all’evidente disperante fuga verso un futuro in i i demoni non saranno mai del tutto sanati.
Dotato di una sceneggiatura di buona fattura, Unsane, grazie una colonna sonora snervante e ripetitiva, ci conduce nei meandri di un dedalo di inquietanti flash-back, capaci di evocare il tormento che si fa odierno di molte giovani donne, “perseguitate” da uomini che non accettano di essere lasciati, che desiderano in tutto il loro malato cuore, l’amore di una donna che li odia, con ogni mezzo, con ogni fine.
Il tempo scorre lentamente nel film. Lo spettatore è quasi ipnotizzato da luci spoglie e un’ambiente spesso buio, atarassico. Le ombre si muovono sinuose. Proiezioni oscure di menti malate, persino tra i sani, gli infermieri che mettono in dubbio la loro presunta “normalità”.
Insomma Unsane è un Wellness edulcorato, una cura da un benessere fittizia e illusoria. Soderbergh gestisce la realtà e ciò che sottende ad essa con bravura, le scene di flashback forniscono il contesto e la storia inquietante in se con diversi climax finali non delude le attese.
Tutto bello, pulito, agosciante sino al (quasi) standard finale.
Pollice alto privo di sociologia spicciola.
Dal 5 luglio al cinema
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(di antoniomontefalcone)
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