Un film è, appunto, un film. Può far sorridere che un tipo, che non parla nemmeno la lingua del posto, faccia il borseggiatore e piccolo truffatore nella patria dei borseggiatori e truffatori, nella mecca della creatività dedicata (anche) alla piccola criminalità.
Un po’ come un nordamericano del minnesota, senza parlare non dico il napoletano, ma nemmeno l’italiano, andasse nei quartieri spagnoli a truffare i napoletani. Grottesco direte. Non arriverebbe nemmeno alla fine della prima strada. In colombia si fermerebbe ancora prima.
Ma un film è un film. Hanno pensato bene di non ripetere i soliti luoghi comuni messicani e sono andati in Colombia. E già un progresso. Bella boyaca e villa de Leyva. Bella e brava l'attrice collombiana Henriquez e il solto bravo Guzman, portoricano..Meno bella una storia risibile, con poche invenzioni.
Per il resto il nulla. Qualche maldestro intento di mediocri messaggi “politicamente corretti” e un finale nordamericano. Ma il film si fa per fare casetta: inevitabile.
No...la Colombia “non è il Texas” (Guzman al pistolero Nolte)... è stata recentemente molto peggio...ma senza i texani e già qualcosa.
[-]