francy99
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lunedì 27 agosto 2018
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hereditary: all'orizzonte qualcosa di nuovo(?)
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CONTIENE SPOILER
Visto due giorni fa al cinema. Grandissime aspettative ma alla fine se devo essere sincero ho trovato una netta differenza fra la prima e la seconda parte ( considerate che la prima parte al cinema finiva con l'incontro di Annie con l'ex amica della madre fuori dal negozio, aprendo la seconda parte con la seduta spiritica): la prima parte è molto 'teorica', ossia tende a concentrarsi di più sugli aspetti interni alla famiglia, aggiungendo un tocco di tensione ma allo stesso tempo mantenendo la sua lucidità; nella seconda parte la verità viene a galla, ma a parer mio viene a galla troppo velocemente, lasciando così lo spettatore leggermente disorientato.
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CONTIENE SPOILER
Visto due giorni fa al cinema. Grandissime aspettative ma alla fine se devo essere sincero ho trovato una netta differenza fra la prima e la seconda parte ( considerate che la prima parte al cinema finiva con l'incontro di Annie con l'ex amica della madre fuori dal negozio, aprendo la seconda parte con la seduta spiritica): la prima parte è molto 'teorica', ossia tende a concentrarsi di più sugli aspetti interni alla famiglia, aggiungendo un tocco di tensione ma allo stesso tempo mantenendo la sua lucidità; nella seconda parte la verità viene a galla, ma a parer mio viene a galla troppo velocemente, lasciando così lo spettatore leggermente disorientato. Il finale, nel suo esser disorientate, mantiene comunque un suo perché e una sua base solida, che, personalmente parlando, ho raggiunto il giorno successivo alla visione del film, avendo così avuto il tempo per metabolizzarlo: tutti gli eventi passati hanno condotto a ciò, che altro non è che l' ''Eredità'' che la nonna ha lasciato ad Annie e la sua famiglia (questa è una mia interpretazione). Da un punto di vista strettamente tecnico, è da sottolineare un sapiente uso della camera: riprese, atmosfere, dialoghi e personaggi che sembrano finalmente incarnare una normale famiglia alle prese con un lutto e possiamo quindi osservare la loro reazione al dolore e agli eventi del film. Interpretazione da Oscar per Toni Collette, e al secondo posto a pari merito i restanti componenti della famiglia, rispettivamente interpretati da Alex Wolff (Peter), Milly Shapiro (Charlie) e Gabriel Byrne (Steve). Peccato per lo squilibrio precedentemente citato fra primo e secondo tempo, il quale ha abbassato la mia personale valutazione.
Alla luce di tutto, lo consiglierei comunque come film ma da vedere al cinema: vederlo a casa non rende sicuramente l'effetto di vederlo al cinema e penso che un film del genere possa trovare apprezzamento solo se visto nel luogo giusto.
Voto: 7.5
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elgatoloco
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mercoledì 22 luglio 2020
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ari aster novità nell''horro fantastico
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Ari Aster con"Hereditary"/regista e autore Aster)del 2018 ci dà indubbiamente un film terrificante, nella migliore tradizione horror-fantasztica, con chiari eelementi medianico-spiritici o"spirtistici"che dir si voglia: funzione sempre,nel film, dll'ijnizio alla fine, la sorprsa al momento giusto, sempre adeguatamente preparata con una suspense o meglio con il procsso che porta alla suspense, ossia di progressiva intensificazione della paura-.aspettazione dello"spaventoso", che chiamiamo con vari nomi, ma che, in buona sostanza, è un accumulo e poi progressivamente un dis-accumulo per poi procedere a una"ricarica"forte e in qualche modo"imperiosa"della vicenda.
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Ari Aster con"Hereditary"/regista e autore Aster)del 2018 ci dà indubbiamente un film terrificante, nella migliore tradizione horror-fantasztica, con chiari eelementi medianico-spiritici o"spirtistici"che dir si voglia: funzione sempre,nel film, dll'ijnizio alla fine, la sorprsa al momento giusto, sempre adeguatamente preparata con una suspense o meglio con il procsso che porta alla suspense, ossia di progressiva intensificazione della paura-.aspettazione dello"spaventoso", che chiamiamo con vari nomi, ma che, in buona sostanza, è un accumulo e poi progressivamente un dis-accumulo per poi procedere a una"ricarica"forte e in qualche modo"imperiosa"della vicenda. Qui, in un ambiente dlela provincia USA(senza che siano particolari elementi identificativ), una serie di lutti (la madre, poi la figlia tredicenne, in maniera ttagicamente inaspettata)porta una donna di"mezza età"con velleità aritstiche ad avvicinarsi allo psichismo, all'evoazione medianica etc., con risultati che saranno, progressiv<amente, tragici. C'è poi il figlio maggiore, ormai alla con clusione degli studi liceali(o paralleli-simili)che si troverà a dover essere depositario di un potere maligno del tutto inaspettato quanto, quasi certamente, fatale....Le musiche di Colin Stelson sono assolutamente adeguate(come a suo tempo quelle dei Goblin per vari film di Dario Argento, per fare un paragone made in Italy), ma soprattutto la macchina da presa(o meglio la"camera" di Aster ci conduce attraverso il film, di cui gran parte si svolge nella casa dei protagonisti, con un grandangolo e una totale nell'ingresso, con una straordinaria casa in miniatura, che nel film ricorrerà varie volte). Interpreti adeguati, da Toni Collette(protagonsita, possiamo dire, "assoluta")a Grabiel Byrne(il marito)a Milly Shapiro, la giovanissima vittima quasi all'inizio del film, ad Alex Wolff, il neo-dèmone(anzi di più, nella gerarchia"nera"), senza trascurare il ruolo diAnne Dowd, la"consulente"-medium self made, in qualche modo"introduttiva", pur se si presenta a film ampiamente inizato, circa a metà, per la precisione. Poi una considerazione finale: a parte il risorgere di tentazioni"diaboliche", mai sopite nel cinema, dal grande film di Polansky"Rosemary's Baby"(1968!)in poi, lo spiritismo sembra tornato di gran moda, come quanto , nel 1800, Victor Hugo, tra gli altri, faceva ballare tavolini ; se si desse retta a Chesterton: !QUando la gente non crede più in Dio, crede a tutto".... El Gato
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skywalker70
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lunedì 13 agosto 2018
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onirico
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Per certi versi Hereditaruy ricorda Rosemary's baby: c'e' l'orrore, quello vero, non splatter, fatto di atmosfere macabre, eventi tragici e morbosi, molto morbosi, che seducono lo spettatore con il fascino del perverso. Le ambentazionìi, spesso oniriche ed visionarie, donano alla pellicola quel pizzico di irrazionalità e follia che ne amplificano la suspence.
Chi si apetta l'ennesimo Horror alla Venerdì 13, con sviluppi sanguinari, probabilmente ne rimarrà deluso. Ma non è in questa chiave che va letto Hereditary. L'orrore in questo film, è rappresentato dalla crudeltà di scelte disumane che portano a sacrificare tutto, proprio tutto, in nome dell'egoismo e del male più assouto.
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Per certi versi Hereditaruy ricorda Rosemary's baby: c'e' l'orrore, quello vero, non splatter, fatto di atmosfere macabre, eventi tragici e morbosi, molto morbosi, che seducono lo spettatore con il fascino del perverso. Le ambentazionìi, spesso oniriche ed visionarie, donano alla pellicola quel pizzico di irrazionalità e follia che ne amplificano la suspence.
Chi si apetta l'ennesimo Horror alla Venerdì 13, con sviluppi sanguinari, probabilmente ne rimarrà deluso. Ma non è in questa chiave che va letto Hereditary. L'orrore in questo film, è rappresentato dalla crudeltà di scelte disumane che portano a sacrificare tutto, proprio tutto, in nome dell'egoismo e del male più assouto.
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cittadinoqualunque
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lunedì 7 gennaio 2019
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molto fumo per niente
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Ben recitato, buona ambientazione. Per il resto poco o niente. Film estremamente lungo. Fallisce nella sua missione principale di horror. Sempiicemente non fa paura, neanche se lo guardate da soli, di notte in una casa isolata. Non coinvolge lo spettatore, non lo spavente e non lo incuriosisce. Difficile trovare un personaggio verso il quale provare un minimo di simpatia o empatia. Buchi vari, uno su tutti: il figlio "fumato" che crea l'incidente mortale manco viene indagato dalla polizia. Forse la parte migliore è quella iniziale, dove lo spettatore non sa ancora cosa lo aspetta ed una paio di scene promettono suspance. Poi il film comincia a trascinarsi, come ha già scritto qualcuno, fra un dramma familiare di sensi di colpa ed un horror che non decolla mai.
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Ben recitato, buona ambientazione. Per il resto poco o niente. Film estremamente lungo. Fallisce nella sua missione principale di horror. Sempiicemente non fa paura, neanche se lo guardate da soli, di notte in una casa isolata. Non coinvolge lo spettatore, non lo spavente e non lo incuriosisce. Difficile trovare un personaggio verso il quale provare un minimo di simpatia o empatia. Buchi vari, uno su tutti: il figlio "fumato" che crea l'incidente mortale manco viene indagato dalla polizia. Forse la parte migliore è quella iniziale, dove lo spettatore non sa ancora cosa lo aspetta ed una paio di scene promettono suspance. Poi il film comincia a trascinarsi, come ha già scritto qualcuno, fra un dramma familiare di sensi di colpa ed un horror che non decolla mai. Magari con mezz'ora in meno ed un ritmo piu' serrato si poteva salvare. Resta comunque un film "vedibile" , piu' per curiosità che altro, ma ben lontano da un buon film. E soprattutto, non fra i migliori film del 2018
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felicity
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giovedì 18 giugno 2020
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un gioco di scatole cinesi e toni collette superba
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Hereditary è un gioco di scatole cinesi, dove nulla è ciò che appare.
L’angoscia e il senso di pericolo scandiscono la progressione narrativa di Hereditary lavorando su schemi già esplorati, ma riproposti con una visione a tratti vibrante.
Come spesso accade in questo tipo di storie la sceneggiatura e la messa in scena preferiscono insinuare il dubbio: l’orrore è frutto della mente senza controllo della protagonista oppure qualcosa di orribile sta veramente per accadere?
Aster riesce a controllare il ritmo del racconto per prolungare il più possibile tale incertezza, in un crescendo drammatico di enorme impatto che conduce a una parte finale genuinamente spaventosa, con almeno un paio di momenti destinati a essere ricordati.
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Hereditary è un gioco di scatole cinesi, dove nulla è ciò che appare.
L’angoscia e il senso di pericolo scandiscono la progressione narrativa di Hereditary lavorando su schemi già esplorati, ma riproposti con una visione a tratti vibrante.
Come spesso accade in questo tipo di storie la sceneggiatura e la messa in scena preferiscono insinuare il dubbio: l’orrore è frutto della mente senza controllo della protagonista oppure qualcosa di orribile sta veramente per accadere?
Aster riesce a controllare il ritmo del racconto per prolungare il più possibile tale incertezza, in un crescendo drammatico di enorme impatto che conduce a una parte finale genuinamente spaventosa, con almeno un paio di momenti destinati a essere ricordati.
Toni Collette è l’anima dolorosa e inquietante di Hereditary, perfetta in un ruolo pulsante e sempre in bilico tra isteria e naturalezza.
Accanto a lei meritano segnalazione anche le prove maiuscole dei giovani Alex Wolff e Milly Shapiro. Sono i tre attori a fare di Hereditary un prodotto a tratti agghiacciante, rendendolo uno dei titoli di genere più riusciti degli ultimi anni.
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ralphscott
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giovedì 9 agosto 2018
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minestrone di sottogeneri dell'horror
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Con tutta la buona volontà,cercando di apprezzare lo sforzo di originalità,il cast azzeccato ed intuizioni efficaci,come le opere in miniatura dell'ottima Tony Collette,questo ennesimo horror estivo delude. Forse per troppa ambizione,la sceneggiatura tenta varie strade senza indovinarne alcuna e le due ore passano prive della necessaria tensione,finendo involontariamente più volte nel ridicolo. Finchè Charlie è viva la baracca regge,ma poi non basta lo spiegone finale a giustificare tante incertezze e situazioni gratuite. Occasione sprecata poichè alcune idee,ripeto,erano valide.
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taniamarina
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giovedì 25 ottobre 2018
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spaventare con classe e maestria
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il genere horror incanza come non maI, probabilmente perché i social network sono degli accumulatori seriali di ansia o perché, forse, non ci si sorprende più per nulla. Sta di fatto che fare un film horror con l'intenzione tutt'altro che scontata di spaventare, sta diventando una vera impresa. Eppure Ari Aster ci riesce benissimo, andando a spulciare i classici del terrore e prendendo spunto dai grandi registi dello spavento. Girato benissimo, Aster comprende bene che ha dalla sua degli attori che, con le dovute pose facciali, già terrorizzano a morte. Alcune sequenze sembrano essere più teatrali che cinematografiche, e ci sembra che più di un occhiolino sia stato fatto al capolavoro "Nodo alla gola" di Hitchcock, (vedi la scena finale del camino), Il regista non teme di sfiorare il ridicolo dando sfogo ad un finale degno del più orrido dei Grand guignol, e forse esagera un po', quasi a temere di non aver spaventato abbastanza.
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il genere horror incanza come non maI, probabilmente perché i social network sono degli accumulatori seriali di ansia o perché, forse, non ci si sorprende più per nulla. Sta di fatto che fare un film horror con l'intenzione tutt'altro che scontata di spaventare, sta diventando una vera impresa. Eppure Ari Aster ci riesce benissimo, andando a spulciare i classici del terrore e prendendo spunto dai grandi registi dello spavento. Girato benissimo, Aster comprende bene che ha dalla sua degli attori che, con le dovute pose facciali, già terrorizzano a morte. Alcune sequenze sembrano essere più teatrali che cinematografiche, e ci sembra che più di un occhiolino sia stato fatto al capolavoro "Nodo alla gola" di Hitchcock, (vedi la scena finale del camino), Il regista non teme di sfiorare il ridicolo dando sfogo ad un finale degno del più orrido dei Grand guignol, e forse esagera un po', quasi a temere di non aver spaventato abbastanza. Questo è l'unico punto debole di un film che si enfatizza all'inversosimile ma che lascia immagini davvero spaventevoli, alcune originalissime. Film gustoso per gli amanti dell'horror di classe. Finalmente.
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elgatoloco
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venerdì 30 agosto 2019
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confuso, assurdo, senza essere"dell'assurdo"
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So di essere in controtendenza rispetto alla maggior parte delle recensioni del film esistenti, ma non me ne importa molto: "Hereditary"(2018, Ari Aster, al suo esordio registico, ha scritto anche il film da solo, avendo dietro di sé anche un romanzo, che non conosco)è un film confuso, disorganizzato, insulso, francamente. Intendiamoci. se il film fosse pura creatività, a-logico, sarebbe un conto, perché sceglierebbe comunque una strada precisa, Qui, invece, il film parte in maniera strutturata(la donna che perde la madre, peraltro molto criticata, poi la figlia deforme), con un impianto, in qualche modo"psicanalitico"o almeno psicologicamente strutturato poi invece arriva al più insulso pseudoonirismo-falso surreale, ponendo più attenzione alla paura indotta nello spettatore(e qualche volta, anche qui, l'effetto paura-sorpressa funziona, bisogna ammetterlo), arrivando poi alla denomologia, allo spiritismo nel modo più acritico, senza in qualche modo tenere conto di quanto era stato detto/mostrato prima, dove la protagonista si rifà, semplicemnete, agli appunti di spiritismo(testuale)della madre, dove il figlio e il marito, che pure hanno una funzione importante quale"feticci", vengono ad essere, in definitiva, meri"tramite", ponti e punti di passaggio per la dimensione"altra".
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So di essere in controtendenza rispetto alla maggior parte delle recensioni del film esistenti, ma non me ne importa molto: "Hereditary"(2018, Ari Aster, al suo esordio registico, ha scritto anche il film da solo, avendo dietro di sé anche un romanzo, che non conosco)è un film confuso, disorganizzato, insulso, francamente. Intendiamoci. se il film fosse pura creatività, a-logico, sarebbe un conto, perché sceglierebbe comunque una strada precisa, Qui, invece, il film parte in maniera strutturata(la donna che perde la madre, peraltro molto criticata, poi la figlia deforme), con un impianto, in qualche modo"psicanalitico"o almeno psicologicamente strutturato poi invece arriva al più insulso pseudoonirismo-falso surreale, ponendo più attenzione alla paura indotta nello spettatore(e qualche volta, anche qui, l'effetto paura-sorpressa funziona, bisogna ammetterlo), arrivando poi alla denomologia, allo spiritismo nel modo più acritico, senza in qualche modo tenere conto di quanto era stato detto/mostrato prima, dove la protagonista si rifà, semplicemnete, agli appunti di spiritismo(testuale)della madre, dove il figlio e il marito, che pure hanno una funzione importante quale"feticci", vengono ad essere, in definitiva, meri"tramite", ponti e punti di passaggio per la dimensione"altra". Chi scrive non ha mai irriso a fenomeni"parapsciologici"o di "realtà altra", ma proposti in questo modo sembrano francamente fenomeni da baraccone o poco più, Sarà forse un'espressione iperbolica, ma devo considerare"Hereditary"(non parliamo del titolo italiano, ancora più banalizzante)un film da poco, quasi cialtronesco, dove i riferimenti culturali oscillano tra l'ìintegralismo cristiano-.evangelico e una forma di neopaganesimo spiritistico francamente parossistico, maniaco, ai limti della totale assurdità, con la totale assenza, da parte dell'autore, di un minimo di autoironia... Brutto, forse, esprimersi così, ma non mi ha convinto neppure l'interpretazione di Toni COllette, protagonista, né quella di Gabriel Byrne, né quella di Alex Wolff, in realtà quella di nessun/a interprete, in un film che credo pieno di molte pretese, ma fondamentalmente rimasto a uno stadio di non-realizzazione. Forse , direi, manca anche una visione di fondo, anche culturale, che Ari Aster, che possiamo considerare ancora "molto giovane"non ha ancora maturato. El Gato
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great steven
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martedì 5 luglio 2022
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un''eredità che nasconde terrificanti segreti.
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HEREDITARY – LE RADICI DEL MALE (USA, 2018) diretto da ARI ASTER. Interpretato da TONI COLLETTE, ALEX WOLFF, GABRIEL BYRNE, MILLY SHAPIRO, ANN DOWD ● La morte dell’anziana matriarca Ellen provoca effetti diversi sui membri della sua famiglia: mentre il genero Steven e il di lui figlio Peter accolgono l’evento con composto dolore, la figlia Annie, che aveva con la defunta un rapporto assai turbolento, si sente liberata da un enorme fardello. L’unica che avverte la dipartita della nonna come un’irreparabile perdita è la nipotina Charlie, sorella minore di Peter, che dopo il funerale comincia a manifestare comportamenti bizzarri e preoccupanti.
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HEREDITARY – LE RADICI DEL MALE (USA, 2018) diretto da ARI ASTER. Interpretato da TONI COLLETTE, ALEX WOLFF, GABRIEL BYRNE, MILLY SHAPIRO, ANN DOWD ● La morte dell’anziana matriarca Ellen provoca effetti diversi sui membri della sua famiglia: mentre il genero Steven e il di lui figlio Peter accolgono l’evento con composto dolore, la figlia Annie, che aveva con la defunta un rapporto assai turbolento, si sente liberata da un enorme fardello. L’unica che avverte la dipartita della nonna come un’irreparabile perdita è la nipotina Charlie, sorella minore di Peter, che dopo il funerale comincia a manifestare comportamenti bizzarri e preoccupanti. In seguito alla notizia della profanazione della tomba di Ellen, Annie chiede al figlio di portare con sé la sorella ad una festa nel tentativo di distrarla dalle sue fantasticherie: i due fratelli faranno un incidente lungo la strada che avrà come conseguenza la morte della bambina. Sempre più sconvolta, Annie decide di frequentare un gruppo d’ascolto che possa aiutarla a superare il dolore della nuova perdita, ma l’incontro con la medium Joan le scombina i piani: quest’ultima, che a sua volta ha perso il figlio e il nipote (entrambi morti annegati), la inizia alle sedute spiritiche, fornendole il materiale necessario per richiamare nella propria abitazione le entità dei morti. Il resto è un susseguirsi in progressione catastrofica di situazioni vieppiù assurde e di impatto discutibile, nelle quali si mescolano simbolismo, misticismo, teorie sataniche, elaborazione del lutto, maledizioni famigliari, violenza sanguinaria e qualche rara trovata registica che serve più che altro ad aumentare una tensione narrativa già fin troppo carica. L’impressione è quella di cercare disperatamente una logica provando a realizzare un prodotto cinematografico che si prende eccessivamente sul serio, poiché chiare sono le ambizioni di A. Aster, qui al suo esordio sul grande schermo: tentare il colpo grosso con uno spettacolo sensazionale, capace di inquietare e suscitare turbamento nel pubblico. Spaventoso lo è di certo, e la sceneggiatura (scritta dallo stesso Aster) non manca di originalità, ma la messinscena di questa vicenda che racconta di come un’aura demoniaca avvolga un’intera famiglia mi convince di meno. I personaggi appaiono forzati in una disarmante mancanza di naturalezza che danneggia la loro recitazione, complice un contesto le cui sovrastrutture, nel complesso, mirano alla vetta più alta della catena montuosa, ma finiscono per esaurire il carburante neanche a metà strada. Presentato al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight.
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juri84
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lunedì 30 luglio 2018
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intrigante e suggestivo,ma dall'epilogo deludente
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Hereditary è una pellicola presentata con grandi aspettative,sia per la campagna di marketing adottata,ma anche dalla critica per la sua cifra stilistica,molto lontana dai soliti horror a cui siamo abituati,ma purtroppo l'epilogo del film a mio parere è davvero molto deludente. Partiamo dal principio:ci si accorge già dalla prima scena che non è un film horror convenzionale,in questo bisogna dare atto al regista di avere una grande capacità nel costruire le scene e le inquadrature a regola d'arte,specialmente quelle fisse,indugiando nei particolari,con estrema maestria.le musiche sono pochissime ed essenziali,quasi assenti,se non nell'ultima parte del film,ma nella dinamica e nell'equilibrio della pellicola funzionano benissimo,come se lo spettatore fosse parte della scena stessa che sta osservando.
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Hereditary è una pellicola presentata con grandi aspettative,sia per la campagna di marketing adottata,ma anche dalla critica per la sua cifra stilistica,molto lontana dai soliti horror a cui siamo abituati,ma purtroppo l'epilogo del film a mio parere è davvero molto deludente. Partiamo dal principio:ci si accorge già dalla prima scena che non è un film horror convenzionale,in questo bisogna dare atto al regista di avere una grande capacità nel costruire le scene e le inquadrature a regola d'arte,specialmente quelle fisse,indugiando nei particolari,con estrema maestria.le musiche sono pochissime ed essenziali,quasi assenti,se non nell'ultima parte del film,ma nella dinamica e nell'equilibrio della pellicola funzionano benissimo,come se lo spettatore fosse parte della scena stessa che sta osservando.il cast è ottimo,gli attori sono molto espressivi e il realismo dei loro personaggi traspare ampiamente.
Lo stile del film ricorda molto le stesse atmosfere di It follows e Get Out,ma purtroppo nello stesso modo delude nell'epilogo.Infatti il film a volte appare troppo lento e macchinoso,soprattutto nella prima metà del film.Ma soprattutto è povero di colpi di scena:ne è praticamente presente solo uno ed avviene troppo presto,rendendo il resto del film povero di vera tensione e non dando ulteriori spunti di curiosità allo spettatore,che assiste ad una trama che si rivela fin troppo piatta,senza ulteriori shock.è questa la debolezza del film,una sceneggiatura non all'altezza della bravura della regia,che può solo essere applaudita ma che non sopperisce alle lacune di una trama che dovrebbe coinvolgere,ed invece delude.
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