Benson e Moorhead, giovani e volenterosi registi americani, si autodirigono in un horror in bilico tra il fantasy ed il fantascientifico in cui interpretano due fratelli legati da un rapporto morboso, in cui il più grande ha assunto, alla morte prematura dei genitori, il ruolo di padre rispetto al più giovane, che abbandonano la monotona vita di città ed un lavoro insoddisfacente per ritornare in una comunità di adoratori di una incombente e misteriosa presenza aliena. La sceneggiatura tuttavia pecca di ingenuità e alla suspense derivante dall’atmosfera inquietante che avvolge la setta esoterica che vive isolata nella boscaglia ed al dramma familiare, intervallato da siparietti umoristici tra i due fratelli, che sono la cosa migliore del film, si sostituiscono ben presto, in modo confuso ed approssimativo, gli stereotipi di genere, dai loop temporali in stile harrypottiano, che hanno originato un fortunato filone di fantascienza (Source Code, Edge of Tomorrow), alle video cassette registrate con messaggi criptici, alla base di un altro inflazionato sottogenere horror, fino alla fuga in auto alla maniera spettacolare di Cruise nel La guerra dei mondi.