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chiaradr
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sabato 9 dicembre 2017
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non regge il confronto con il primo capitolo....
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Il film è carino ma non eccezionale. La sceneggiatura si sbrodola un po' in quest'ultimo capitolo e resiste principalmente grazie alla bravura di alcuni attori. Non molto soddisfacente il giudizio complessivo al punto che c'è venuto anche il dubbio che siano state riutilizzate delle scene del secondo capitolo (scena della visita in carcere di Valeria Solarino), ma questo punto è da verificare
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venerdì 8 dicembre 2017
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semplicemente spettacolare
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Non metto mai commenti . Stavolta sento proprio l’esigenza. Davvero troppo carino. Gli attori da Oscar. Un film da rivedere.
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stella_85
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venerdì 8 dicembre 2017
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un diverso modo di fare cinema è possibile
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Il primo film era stato a dir poco dirompente. Geniale, dal punto di vista della scrittura, della messa in opera e per il significato che ha assunto nella storia del cinema italiano degli ultimi anni. Il secondo capitolo risultava un po' lento e didascalico nella prima parte ma si riprendeva alla grande sul finale, con la scena dell'assalto al treno che è già un cult.
Questo terzo capitolo, diverso dai due precedenti, unisce la comicità dei primi capitoli ad una narrazione più empatica. Si ride (forse un po' meno) ma ci si emoziona, ci si commuove e ci si arrabbia. Torna infatti molto più presente la critica sociale che, anche se nascosta da gag e situazioni surreali, rimane un filo rosso importante che unisce i tre capitoli e che fa sì che il lieto fine lasci comunque un po' di realistico amaro in bocca.
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Il primo film era stato a dir poco dirompente. Geniale, dal punto di vista della scrittura, della messa in opera e per il significato che ha assunto nella storia del cinema italiano degli ultimi anni. Il secondo capitolo risultava un po' lento e didascalico nella prima parte ma si riprendeva alla grande sul finale, con la scena dell'assalto al treno che è già un cult.
Questo terzo capitolo, diverso dai due precedenti, unisce la comicità dei primi capitoli ad una narrazione più empatica. Si ride (forse un po' meno) ma ci si emoziona, ci si commuove e ci si arrabbia. Torna infatti molto più presente la critica sociale che, anche se nascosta da gag e situazioni surreali, rimane un filo rosso importante che unisce i tre capitoli e che fa sì che il lieto fine lasci comunque un po' di realistico amaro in bocca.
E poi ci sono loro: la Banda. Perché per quanto qualcuno di loro a volte rimanga, per forza di cose un po' in disparte, non si può non amarli, tutti insieme e ognuno a sé.
Ho letto che non so quale critico ha definito questa saga un Unicum nel panorama cinematografico italiano ebbene, facciamo in modo che non lo rimanga per sempre. Sosteniamo le idee e un modo di fare cinema che non siano i cinepanettoni o peggio ancora, il collage di cinepanettoni. Un cinema italiano diverso è possibile, anche in Italia. E questa saga, anche con le sue imperfezioni, ne è la prova.
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laurence316
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giovedì 7 dicembre 2017
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la perfetta conclusione di un'ottima trilogia...
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... assolutamente inedita e inusuale per il panorama cinematografico italiano
Degna conclusione di una trilogia avvincente, appassionante, inaspettata e inedita nel panorama cinematografico italiano, Smetto quando voglio – Ad Honorem, superando i limiti del secondo capitolo, ritorna pienamente ai livelli del primo film.
Certo, la sorpresa e l’originalità di quell’opera del 2014 si sono un po’ perse per strada, ma il regista e i suoi collaboratori sono riusciti ancora una volta brillantemente a reinventarsi e, dopo la satira corrosiva e tagliente del primo film, l’action “all’americana” e la comicità del secondo, in questo terzo atto hanno pensato bene di unire queste due componenti, integrandovi prestiti dal genere thriller e carcerario, producendo un film dinamico, inarrestabile e trascinante, che non manca anche di gettare uno sguardo lucidamente critico sul desolante stato economico e sociale del paese.
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... assolutamente inedita e inusuale per il panorama cinematografico italiano
Degna conclusione di una trilogia avvincente, appassionante, inaspettata e inedita nel panorama cinematografico italiano, Smetto quando voglio – Ad Honorem, superando i limiti del secondo capitolo, ritorna pienamente ai livelli del primo film.
Certo, la sorpresa e l’originalità di quell’opera del 2014 si sono un po’ perse per strada, ma il regista e i suoi collaboratori sono riusciti ancora una volta brillantemente a reinventarsi e, dopo la satira corrosiva e tagliente del primo film, l’action “all’americana” e la comicità del secondo, in questo terzo atto hanno pensato bene di unire queste due componenti, integrandovi prestiti dal genere thriller e carcerario, producendo un film dinamico, inarrestabile e trascinante, che non manca anche di gettare uno sguardo lucidamente critico sul desolante stato economico e sociale del paese.
Il giovane regista è ormai praticamente un autore fatto e finito. Ha dimostrato di essere in grado di dirigere scene d’azione come non se ne sono mai viste in Italia (solo la scena iniziale è un evidente dichiarazione d’intenti, volontà di confrontarsi con il cinema d’azione straniero), di essere in grado, insieme ai suoi sceneggiatori, di costruire una piccola, grande trama orizzontale che collega strettamente e perfettamente i tre episodi, di saper dare vita a dialoghi e situazioni esilaranti e a personaggi memorabili, non mancando di inserire nel tutto un mucchio di succose e mai invadenti citazioni (dai serial americani e dal cinema di Tarantino in particolare) e una ricca e gustosa serie di brani nella colonna sonora.
Ad Honorem è la perfetta chiusura del cerchio, e grazie ad una manciata di scene di grande impatto, oltreché divertentissime (non solo quella iniziale, ma anche quella all’interno del carcere durante l’Opera, quella della processione di frati e quella clou conclusiva), si mantiene sempre su un ottimo livello, non cedendo mai, nemmeno sul finale, che è semplicemente geniale, e coronando definitivamente un’impresa mai vista, riuscita e da sostenere.
Eccellenti, come sempre, le interpretazioni (Lo Cascio poteva forse dare di più, ma Marcorè e il sempre esilarante Fresi [che rivela “sorprendenti doti da tenore”] sono impareggiabili e valgono da soli la visione) e bella la fotografia, meno iper-satura che in passato.
Girato in contemporanea con il precedente Masterclass, Ad Honorem, nonostante non sia un completo insuccesso, difficilmente recupererà il budget di 12 milioni condiviso con il secondo capitolo. Un vero peccato, si meritava di più, che un numero molto maggiore di spettatori lo vedesse, invece che andare al cinema solo per sovraffollare le sale ad ogni nuova uscita di una commedietta qualsiasi di uno Zalone qualsiasi.
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michelecamero
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mercoledì 6 dicembre 2017
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buon finale per una trilogia che ora deve fermarsi
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Ultimo di una trilogia ben pensata, ben scritta ed ottimamente rappresentata. Un plauso agli autori, al regista, agli sceneggiatori, agli interpreti. Finalmente un’idea nello scenario arido, decadente, vergognoso della commedia italiana degli ultimi 30 anni che, così come sapeva fare benissimo la antica commedia all’italiana degli anni ’60 e ’70, parte da uno spunto sociale dei giorni nostri e graffia una società atipica come la nostra, accompagnandoci col sorriso nei nostri rammarichi, nel riconoscere le nostre ataviche incapacità, quei nostri tanti vizi che mai si trasformeranno in virtù.
Ora però è auspicabile che Sibilya e soci passino ad altri.
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Ultimo di una trilogia ben pensata, ben scritta ed ottimamente rappresentata. Un plauso agli autori, al regista, agli sceneggiatori, agli interpreti. Finalmente un’idea nello scenario arido, decadente, vergognoso della commedia italiana degli ultimi 30 anni che, così come sapeva fare benissimo la antica commedia all’italiana degli anni ’60 e ’70, parte da uno spunto sociale dei giorni nostri e graffia una società atipica come la nostra, accompagnandoci col sorriso nei nostri rammarichi, nel riconoscere le nostre ataviche incapacità, quei nostri tanti vizi che mai si trasformeranno in virtù.
Ora però è auspicabile che Sibilya e soci passino ad altri. TTre resta il numero perfetto e speriamo che a nessuno venga l’idea (malsana) di tirarne fuori una serie televisiva.
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idanap
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mercoledì 6 dicembre 2017
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una conclusione magistrale e ricca di speranza
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Smetto Quando Voglio - Ad Honorem è la degna conlcusione delle vicende della banda-nerd più maldestra del cinema!
Le loro avventure, in questo ultimo capitolo, si concludono alla grande tra un'evasione dal carcere di Rebibbia e un eroico salvataggio del loro vero grande Amore, l'alma mater, La Sapienza; coadiuvati per lo stupore di tutti dal Murena, che in fondo poi, tanto cattivo non è.
In questo terzo capitolo, seguendo il vademecum della buona trilogia, scopriremo le origini dei due grandi antagonisti della banda e le ragioni del loro operato.
Smetto Quando Voglio Ad Honorem, riesce ad intrattenere, far ridere, piangere e nel finale donare speranza a tutti noi cervelli NON in fuga che tanto amiamo ed odiamo il nostro paese e le sue ottuse istituzioni che non ci lasciano la libertà di poter esprime e far crescere questa passione sconfinata per ciò che studiamo.
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Smetto Quando Voglio - Ad Honorem è la degna conlcusione delle vicende della banda-nerd più maldestra del cinema!
Le loro avventure, in questo ultimo capitolo, si concludono alla grande tra un'evasione dal carcere di Rebibbia e un eroico salvataggio del loro vero grande Amore, l'alma mater, La Sapienza; coadiuvati per lo stupore di tutti dal Murena, che in fondo poi, tanto cattivo non è.
In questo terzo capitolo, seguendo il vademecum della buona trilogia, scopriremo le origini dei due grandi antagonisti della banda e le ragioni del loro operato.
Smetto Quando Voglio Ad Honorem, riesce ad intrattenere, far ridere, piangere e nel finale donare speranza a tutti noi cervelli NON in fuga che tanto amiamo ed odiamo il nostro paese e le sue ottuse istituzioni che non ci lasciano la libertà di poter esprime e far crescere questa passione sconfinata per ciò che studiamo.
Vederlo vi farà star bene.
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carloxx
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mercoledì 6 dicembre 2017
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la degna chiusura di una trilogia meravigliosa!
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Chi ha visto i primi due capitoli sa di cosa stiamo parlando. Si tratta della prima trilogia tutta italiana, e bisogna davvero essere orgogliosi di questo piccolo gioiello Made in Italy.
Mio terzo capitolo è a mio parere il migliore dei tre. Coniuga alla perfezione la commedia, il drama e l’action (mettendoci dentro una bella parentesi “prison”), il tutto sempre condito con dialoghi intelligenti e mai banali. Gli attorti come sempre sembrano molto più bravi di come appaiono in altri film, questo a dimostrazione che non è vero che in Italia non ci sono bravi attori, vanno semplicemente diretti bene.
Il lavoro di Sibilia e del suo team è gigante in tutti i sensi, e se è vero che esiste questo movimento del rinascimento cinematografico, lui ne è stato senza dubbio il fautore e ne è oggi sempre più il front man.
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Chi ha visto i primi due capitoli sa di cosa stiamo parlando. Si tratta della prima trilogia tutta italiana, e bisogna davvero essere orgogliosi di questo piccolo gioiello Made in Italy.
Mio terzo capitolo è a mio parere il migliore dei tre. Coniuga alla perfezione la commedia, il drama e l’action (mettendoci dentro una bella parentesi “prison”), il tutto sempre condito con dialoghi intelligenti e mai banali. Gli attorti come sempre sembrano molto più bravi di come appaiono in altri film, questo a dimostrazione che non è vero che in Italia non ci sono bravi attori, vanno semplicemente diretti bene.
Il lavoro di Sibilia e del suo team è gigante in tutti i sensi, e se è vero che esiste questo movimento del rinascimento cinematografico, lui ne è stato senza dubbio il fautore e ne è oggi sempre più il front man.
Grazie per averci regalato questa ennesima perla cinematografica!
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ross
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mercoledì 6 dicembre 2017
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film da 110 lode
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Con la conclusione di questa trilogia ho capito che " le migliori menti in circolazione " esistono davvero.......siete voi che avete creato un capolavoro che al cinema italiano manca. Non è da tutti conoscere termini come "cromatografo", " ossidoriduzione " , "sopox" .....parole che l'hanno fatto diventare un film di cultura, di comicità ma anche di tanta verità. I miei complimenti al regista Sydney Sibilia.
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giggetto
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martedì 5 dicembre 2017
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vivace, spiritoso, intelligente
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Forse il migliore dei tre! Grande brio, ottime battute ma, soprattutto, una visione veramente intelligente sulla vita dei giovani ricercatori in Italia.
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flyanto
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lunedì 4 dicembre 2017
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la banda alla sua terza avventura
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"Smetto Quando Voglio - Ad Honorem", costituisce il terzo ed ultimo capitolo dei precedenti "Smetto Quando Voglio" e "Smetto Quando Voglio - Masterclass" del regista Sydney Sibilia. I protagonisti sono ovviamente gli stessi e, cioè, la banda composta dalle menti eccellenti dei laureati disoccupati che nei due episodi antecedenti si sono ingegnati ad ideare un nuovo tipo di droga da spacciare e poi a trovare quelle illegali per conto della Polizia. In questa loro terza avventura essi, rinchiusi in carcere, escogitano un piano ingegnoso al fine di evadere dalla prigione di Stato per fermare un pazzo che intende compiere una strage di morti, spargendo un letale gas nervino, presso l'Università "la Sapienza" di Roma.
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"Smetto Quando Voglio - Ad Honorem", costituisce il terzo ed ultimo capitolo dei precedenti "Smetto Quando Voglio" e "Smetto Quando Voglio - Masterclass" del regista Sydney Sibilia. I protagonisti sono ovviamente gli stessi e, cioè, la banda composta dalle menti eccellenti dei laureati disoccupati che nei due episodi antecedenti si sono ingegnati ad ideare un nuovo tipo di droga da spacciare e poi a trovare quelle illegali per conto della Polizia. In questa loro terza avventura essi, rinchiusi in carcere, escogitano un piano ingegnoso al fine di evadere dalla prigione di Stato per fermare un pazzo che intende compiere una strage di morti, spargendo un letale gas nervino, presso l'Università "la Sapienza" di Roma. Dopo innumerevoli avventure e problematiche di ogni sorta, il gruppo riuscirà perfettamente nel suo intento.
Sydney Sibilia ancora per la terza volta fa pienamente centro con la sua pellicola che risulta affatto inferiore alle altre, bensì perfettamente conseguente ed in linea con lo spirito e l'avventura delle due precedenti. Il suo è un esempio di buon cinema, ironico, mai volgare, divertente ed accattivante per ciò che concerne la trama. Un successo raggiunto anche grazie alla presenza di bravi e simpatici attori comici italiani,quali Edoardo Leo, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, ecc., che Sibilia ha accuratamente e sapientemente scelto, facendoli interagire nella più perfetta sintonia. Pertanto, il film risulta quanto mai spontaneo, scorrevole in tutta la sua durata, provvisto di dialoghi ironicamente e, soprattutto, intelligentemente costruiti che lo rendono di un certo valore ed, in sè, anche originale.
Senza alcun dubbio consigliabile.
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