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willywillywilly
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mercoledì 5 agosto 2020
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anni 80 - dove tutto era possibile
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Questo film visto per caso mi ha lasciato a bocca aperta. E' un capolavoro allo stato puro. Celebrazione dei meravigliosi, straordinari anni 80 in cui tutto era possibile, anche sognare ad occhi aperti.
E' una celebrazione della cultura pop di quegli anni, dei grandi gruppi musicali, dei colori, dei vinili, delle cassette musicali, dei travestimenti. Un'epoca in cui era consentito sognare, in cui la tecnologia moderna faceva capolino, ma era ancora lontana dall'averci assuefatto tutti.
Nell'Irlanda del 1982, attraverso le gesta un gruppo di adolescenti in piena tempesta ormonale, ribelli e testardi, riusciremo a cogliere l'importanza del provare a realizzare qualcosa di importante, a rischiare, a rompere con le convenzioni bigotte e restauratrici della società conservatrice.
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Questo film visto per caso mi ha lasciato a bocca aperta. E' un capolavoro allo stato puro. Celebrazione dei meravigliosi, straordinari anni 80 in cui tutto era possibile, anche sognare ad occhi aperti.
E' una celebrazione della cultura pop di quegli anni, dei grandi gruppi musicali, dei colori, dei vinili, delle cassette musicali, dei travestimenti. Un'epoca in cui era consentito sognare, in cui la tecnologia moderna faceva capolino, ma era ancora lontana dall'averci assuefatto tutti.
Nell'Irlanda del 1982, attraverso le gesta un gruppo di adolescenti in piena tempesta ormonale, ribelli e testardi, riusciremo a cogliere l'importanza del provare a realizzare qualcosa di importante, a rischiare, a rompere con le convenzioni bigotte e restauratrici della società conservatrice.
Ci ho visto i Pink Floyd, anche se non sono stati mai citati apertamente come altri fenomeni pop del tempo ( Spandau Ballet, Duran Duran, ritorno al futuro, etc. ).
Ma è anche un film che parla di bullismo, di quello vero, dove si faceva a cazzotti in mezzo alla strada; di prevaricazione degli adulti, di povertà economica e morale; di rivalsa e di inclusione sociale. Ci sono scene memorabili davvero.
Parla di speranza, di credere nel futuro, di andare contro tutto e tutti per provare a costruire il domani che si è sempre desiderato, di rincorrere il proprio immaginario.
Penso che chi ha avuto la fortuna di essere adolescente in quegli anni, possa apprezzarlo ancor di più di tutti gli altri. Ma vale davvero la pena di vederlo e rivederlo.
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felicity
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mercoledì 24 febbraio 2021
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un vero gioiellino di divertimento e commozione
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Sing Street è una fotografia davvero perfetta degli anni ‘80.
Sono il decennio in cui ai sogni si credeva davvero. Non ancora infettati dalla disillusione e dall’abitudine al mondo che caratterizza la generazione ‘90, gli adolescenti degli anni ‘80 potevano perdere la testa davanti a un videoclip che oggi farebbe soltanto sorridere per la sua grafica scadente, potevano credere che i nuovi mezzi e la nuova musica sarebbero durati in eterno, potevano indossare abiti e accessori dai colori sgargianti, senza per questo sentirsi fuori luogo. O forse – e meglio – volevano essere fuori luogo. Osavano. Tanto nel trucco quanto nei progetti di vita.
Questo, più di ogni altra cosa, si percepisce guardando il film in cui il regista porta in scena una vicenda legata all’ambiente musicale.
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Sing Street è una fotografia davvero perfetta degli anni ‘80.
Sono il decennio in cui ai sogni si credeva davvero. Non ancora infettati dalla disillusione e dall’abitudine al mondo che caratterizza la generazione ‘90, gli adolescenti degli anni ‘80 potevano perdere la testa davanti a un videoclip che oggi farebbe soltanto sorridere per la sua grafica scadente, potevano credere che i nuovi mezzi e la nuova musica sarebbero durati in eterno, potevano indossare abiti e accessori dai colori sgargianti, senza per questo sentirsi fuori luogo. O forse – e meglio – volevano essere fuori luogo. Osavano. Tanto nel trucco quanto nei progetti di vita.
Questo, più di ogni altra cosa, si percepisce guardando il film in cui il regista porta in scena una vicenda legata all’ambiente musicale. E sceglie di farlo dal punto di vista di un gruppo di adolescenti di Dublino, arricchendo quindi il tutto con – indubbiamente – un’abbondante dose di ricordi, di nostalgie e di tratti autobiografici.
Sing Street, pur coi limiti di un cast di giovani sconosciuti alle prime armi e di uno sguardo nostalgico e patinato, è un film che lascia l’occhio lucido a chi è stato giovane in quel decennio, e portavoce di un messaggio per chi non l’ha vissuto: osare, osare indossare un ombretto azzurro anche dopo che si è stati costretti a lavarsi il viso con la forza, e credere, credere nelle proprie possibilità, al di là dei mezzi che il contesto sembra poter offrire. Il tutto condito, com’è ovvio, da un’ottima colonna sonora.
Tra una canzone dei Duran Duran ed una degli A-ha, sono infatti scanditi perfettamente, in una carrellata repentina di stili e scenari degni di un film-tributo, tutti i momenti contraddittori che si vivono a 16 anni, senza però enfatizzarli ed estremizzarli.
Una storia happysad, tanto quanto un testo dei The Cure, che riesce a muoversi in perfetto equilibrio. Sing Street è un vero gioiellino di divertimento e commozione, un lavoro assai riuscito.
Sing Street riesce a raccogliere il meglio delle esperienze precedenti del regista, prendend il meglio dall’una e dall’altra e non perdendo la straordinaria capacità onnipresente in tutti i lavori del regista di trasportare il ritmo musicale in immagine, oltre a quella di saper comporre canzoni originali che rimangono in testa anche ad ore di distanza dal primo ascolto.
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stefano capasso
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sabato 14 agosto 2021
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la forza dell''amore
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Conor è un adolescente che vive nella Dublino degli anni ’80. Il paese vive una grande crisi, lo stesso la sua famiglia che non ha solo problemi economici ma anche affettivi: il padre e la madre stanno per separarsi. Costretto a iscriversi ad una scuola meno costosa, Conor fa i conti con la difficile accettazione da parte dei nuovi compagni, ma anche con lo stimolo di una ragazza, Raphina, bella e sfuggente che decide di conquistare. Con un gruppo di amici forma una band rock con l’idea di produrre video dove Rafinha reciterà, ma col passare del tempo il gruppo comincia ad emergere e gli obiettivi iniziali cambiano.
John Carney ricostruisce la frenesia e l’entusiasmo degli anni ’80 attorno ad una storia di formazione di un adolescente, alle prese con tutte le difficoltà del caso.
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Conor è un adolescente che vive nella Dublino degli anni ’80. Il paese vive una grande crisi, lo stesso la sua famiglia che non ha solo problemi economici ma anche affettivi: il padre e la madre stanno per separarsi. Costretto a iscriversi ad una scuola meno costosa, Conor fa i conti con la difficile accettazione da parte dei nuovi compagni, ma anche con lo stimolo di una ragazza, Raphina, bella e sfuggente che decide di conquistare. Con un gruppo di amici forma una band rock con l’idea di produrre video dove Rafinha reciterà, ma col passare del tempo il gruppo comincia ad emergere e gli obiettivi iniziali cambiano.
John Carney ricostruisce la frenesia e l’entusiasmo degli anni ’80 attorno ad una storia di formazione di un adolescente, alle prese con tutte le difficoltà del caso. La musica, prima come pretesto poi come impegno appassionato, diventano per i protagonisti lo strumento con cui conoscere se stessi, di sperimentarsi attraverso diversi tentativi, per errore ad approssimazione. A ben vedere tutti i protagonisti, quelli giovani, sono mossi da passione, da amore ed è quello che li contraddistingue e li rende diversi dagli adulti sempre bloccati nelle loro convinzioni e nelle loro incapacità. Un film che è anche un musical ed un modo per rivisitare un periodo storico ricco di fermenti creativi.
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luca scialo
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sabato 4 giugno 2022
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gli anni '80 e i sogni di adolescenti irlandesi
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Come fatto per l'ottimo esordio con Once, John Carney riutilizza il tema della musica per parlare di giovani speranze. Questa volta però catapultando lo spettatore negli anni '80, quelli dell'eccentricità della musica. Dove l'apparire spesso faceva più della sostanza stessa. Conor è lo studente 15enne di un rigoroso college religioso di Dublino. I genitori litigano sempre, mentre il fratello maggiore si è lasciato andare, chiudendo nel cassetto i sogni adolescenziali e chiudendosi in una stanza rigettando cosa c'è là fuori. Conor cerca di rompere la routine del quotidiano attraverso la musica, quella eccentrica degli anni '80. Fatta di Cure, Duran Duran e tante band che stavano scrivendo la storia a colpi di videoclip e tastiere.
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Come fatto per l'ottimo esordio con Once, John Carney riutilizza il tema della musica per parlare di giovani speranze. Questa volta però catapultando lo spettatore negli anni '80, quelli dell'eccentricità della musica. Dove l'apparire spesso faceva più della sostanza stessa. Conor è lo studente 15enne di un rigoroso college religioso di Dublino. I genitori litigano sempre, mentre il fratello maggiore si è lasciato andare, chiudendo nel cassetto i sogni adolescenziali e chiudendosi in una stanza rigettando cosa c'è là fuori. Conor cerca di rompere la routine del quotidiano attraverso la musica, quella eccentrica degli anni '80. Fatta di Cure, Duran Duran e tante band che stavano scrivendo la storia a colpi di videoclip e tastiere. Mette così in piedi una band, apparentemente sgangherata ma decisa a raggiungere il successo. Non mancheranno delusioni ed avversità. Ma ciò che lo spinge a puntare forte alla metà è l'attrazione per una ragazza più grande: Raphina. La quale diventerà musa dei suoi testi e dei loro video. Il loro sogno però, come tanti giovani irlandesi di ieri e di oggi, è quello di emigrare in Gran Bretagna. Pellicola irrinunciabile per chi ama l'Irlanda e i mitici anni '80, soprattutto quelli musicali. Tanti i brani dell'epoca, i suoi colori, raccontati attraverso le vicende di giovani adolescenti e i loro sogni.
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zarar
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domenica 13 novembre 2016
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per correr miglior acque...
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Film un po’ ingenuo, un po’ ruvido, un po’ goffo, ma con una sua forza e un suo ritmo, come gli adolescenti marginali di cui narra con partecipazione una tranche de vie. La musica offre ad un gruppetto di ragazzini dublinesi che si aggregano intorno al protagonista Conor un orizzonte di futuro e di speranza. Attraverso la creatività e la rottura di schemi di una musica totalmente improvvisata e battezzata ambiziosamente “futurista”, letteralmente inventata per conquistare la bella ragazza Raphina, i ragazzi trovano insperatamente un’uscita di sicurezza per dare respiro all’amore e all’amicizia, per superare la desolazione di un ambiente familiare in profonda crisi, per sopravvivere ad una scuola deprimente e violenta.
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Film un po’ ingenuo, un po’ ruvido, un po’ goffo, ma con una sua forza e un suo ritmo, come gli adolescenti marginali di cui narra con partecipazione una tranche de vie. La musica offre ad un gruppetto di ragazzini dublinesi che si aggregano intorno al protagonista Conor un orizzonte di futuro e di speranza. Attraverso la creatività e la rottura di schemi di una musica totalmente improvvisata e battezzata ambiziosamente “futurista”, letteralmente inventata per conquistare la bella ragazza Raphina, i ragazzi trovano insperatamente un’uscita di sicurezza per dare respiro all’amore e all’amicizia, per superare la desolazione di un ambiente familiare in profonda crisi, per sopravvivere ad una scuola deprimente e violenta. Per il protagonista sarà anche la via per riscoprire un fratello più grande, Brendan, uno sconsolato fannullone che non sa più che fare della sua vita. Brendan sarà suo malgrado trascinato dalla voglia di ribellione e di riscatto di Conor, dal suo desiderio di realizzare un sogno. Riconosce in lui quello che avrebbe potuto realizzare se avesse avuto la forza di andare fino in fondo. Diventerà la figura-guida che aiuterà Conor a liberarsi dai condizionamenti, a liberare la sua creatività, ad avere il coraggio di osare, e alla fine a varare l’ incerta barchetta schiaffeggiata dalla pioggia e dalle onde su cui Conor e Raphina si lanceranno verso il futuro. La regia giostra abilmente immagini, piani e suoni ad esprimere una vivace dinamica tra angustia e respiro, grigiore e aperture liberatorie. Musica accattivante, attori non più che discreti. Una citazione per il piccolo manager del gruppo.
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