ashtray_bliss
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giovedì 6 luglio 2017
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un film intenso e crudele. perfora come una lama.
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Nebel im August è un film poetico e delicato ma al contempo straordinariamente crudele e agghiacciante. Una pellicola che scaturisce miriadi di emozioni contrastanti e ti perfora come una lama, inchiodandoti allo schermo e facendoti provare tutte quelle emozioni che vive il giovanissimo protagonista, Ernst Lossa. Attraverso i suoi occhi e le sue emozioni viene ricostruito uno dei tanti crimini e orrori storici commessi dal nazismo. In particolare, quello della Aktion T4, ovvero il programma d'eutanasia imposta a tutti gli individui mentalmente inabili che vivevano all'interno di istituti psichiatrici e case di cura di vario genere.
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Nebel im August è un film poetico e delicato ma al contempo straordinariamente crudele e agghiacciante. Una pellicola che scaturisce miriadi di emozioni contrastanti e ti perfora come una lama, inchiodandoti allo schermo e facendoti provare tutte quelle emozioni che vive il giovanissimo protagonista, Ernst Lossa. Attraverso i suoi occhi e le sue emozioni viene ricostruito uno dei tanti crimini e orrori storici commessi dal nazismo. In particolare, quello della Aktion T4, ovvero il programma d'eutanasia imposta a tutti gli individui mentalmente inabili che vivevano all'interno di istituti psichiatrici e case di cura di vario genere. L'eutanasia naturalmente avveniva senza il consenso del paziente stesso e tantomeno dei suoi famigliari, e tristemente si trattava alquanto spesso di bambini e ragazzini con forme di malattie ereditarie a pagarne le conseguenze.
In questo caso, il regista tedesco Wessel, propone tramite l'abile uso di una regia asciutta, chirurgica, vivida e (ultra) realistica il dramma vissuto da centinaia di bambini e adolescenti abbandonati in questi istituti. E lo fa attraverso la storia vera di un bambino jenisch (popolazione di nomadi autoctoni), assolutamente sano, perspicace e intelligente che viene tuttavia rifiutato dalle scuole a causa della sua indole ribelle. Assistiamo dunque al suo affido, apparentemente momentaneo, da parte del padre -un venditore ambulante con pochi mezzi- all'istituto gestito dal dottor Veithausen. Lì il ragazzo viene incentivato ad essere rieducato e viene preso in simpatia dal personale dell'istituto, tra cui una suora. A sua volta il ragazzo imparerà ad andare d'accordo con gli altri ospiti e stringerà una profonda amicizia con una bambina del suo reparto. Ma ben presto noterà dei drastici cambiamenti quando uno alla volta, a partire dai bimbi più piccoli, iniziano a morire per delle strane polmoniti in concomitanza con l'arrivo di una nuova infermiera. Sveglio e attivo Ernst si renderà conto che quel luogo inizialmente accogliente e tollerante si trasforma in un luogo lugubre dove vengono perpetrati dei crimini indicibili.
Il regista infatti, abilmente alterna il punto di vista narrativo, passando da Ernst al dottor Veithausen, il quale annuncia a gran voce la sua barbara e agghiacciante scoperta per accelerare la morte (imposta) dei pazienti: ovvero quella di una dieta completamente priva di qualsiasi elemento nutritivo. Una dieta che servita regolarmente ai pazienti li fa morire di fame, lentamente ed inesorabilmente. La messa in scena di tale barbarie è visivamente ineccepibile ma l'impatto emotivo della presa di consapevolezza da parte dello spettatore è altrettanto potente e travolgente, ferendoti come una lama in petto.
Assistere a una pellicola di tale crudeltà inumana sapendo che non c'è assolutamente nulla di finto dietro, ma che anzi, quello che lo spettatore vede non è solo che una piccola, infinitesimale, parte di qualcosa che è realmente avvenuto, rende questa opera emotivamente devastante.
Eppure l'autore sa che bisogna cogliere quei frammenti di luce in un oceano di oscurità, e riesce pienamente a regalarci autentici minuti di poesia e tenerezza pura -ad esempio nella magnificamente orchestrata scena della barca- concedendo ai suoi protagonisti, e agli spettatori, la speranza che l'umanità non è mai completamente morta, che la speranza riuscirà sempre a restare viva e animare i cuori delle persone nonostante il loro destino sia segnato come ineludibile. La forza e il coraggio dei piccoli protagonisti, e sopratutto di Ernst sono sempre messi in primo piano, e resi i veri protagonisti del film. La loro voglia di vita, la loro innocenza e semplicità nell'affrontare la quotidianità sono gli elementi che fanno di questo film una grande opera morale. Commovente, come del resto l'intero prodotto, il finale che sigilla nuovamente la speranza in un domani migliore e a lieto fine, malgrado la feroce contrapposizione col presente narrativo del film.
La storia tragica del piccolo Ernst Iossa qui da voce a tutte quelle migliaia di persone che sono morte in nome di un progetto assurdo e inumano quale l'eugenetica. Mentre ci ricorda che il regime nazista non ha colpito solamente gli Ebrei ma si è esteso a diversi livelli, colpendo i gruppi sociali più disparati.
Nebbia in Agosto è dunque un film bellissimo e potente, devastante, crudele e drammatico ma necessario e inevitabile. Un film che dona spessore e dignità ai suoi protagonisti senza mai renderli vittime, ma anzi facendo emergere il loro lato più ribelle e indomito. Quello che alla fine è ciò che determina le loro vite a prescindere dal tragico destino.
Un'opera intensa e poetica che ti entra direttamente nel cuore e che risulta impossibile cancellare dalla mente. Un assoluto capolavoro confezionato con vera maestria il cui valore artistico e morale resterà a lungo. 5/5.
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fosforo
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venerdì 27 gennaio 2017
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bellissimo
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Di sicuro ciò che più mi ha impressionato è la capacità espressiva del giovane protagonista In grado di modulare emozioni e sentimenti in modo magistrale. Scenografia eccellente. Molto intelligente e riprodotta in modo davvero convincente è la "normalità " dell'orrore di cui sono rivestiti i seguaci dell'ideologia nazista. La soppressione caritatevole degli infelici procede tra sorrisi, discorsi accorati e partecipazione "umana". Film dolente ma bellissimo
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gaiart
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venerdì 13 gennaio 2017
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nebbia in agosto e l’"ausmerzen" di vite indegne
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NEBBIA IN AGOSTO
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L’Ausmerzen di vite indegne
“Dovere dell'eugenetica, dell'igiene razziale dev'essere quello di occuparsi con sollecitudine di un'eliminazione di esseri umani moralmente inferiori più severa di quella che è praticata oggi. Noi dovremmo letteralmente sostituire tutti i fattori che determinano la selezione in una vita naturale e libera.”
Konrad Lorenz, 1940
A marzo, prima della transumanza, gli animali più deboli, quelli che non reggerebbero il viaggio, vanno soppressi. La lingua tedesca dei pastori usa un vocabolo duro e antico, Ausmerzen, che indica qualcosa che va fatto, come estirpare, sradicare i deboli, che è anche la strada intrapresa dall’eugenetica tedesca.
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NEBBIA IN AGOSTO
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L’Ausmerzen di vite indegne
“Dovere dell'eugenetica, dell'igiene razziale dev'essere quello di occuparsi con sollecitudine di un'eliminazione di esseri umani moralmente inferiori più severa di quella che è praticata oggi. Noi dovremmo letteralmente sostituire tutti i fattori che determinano la selezione in una vita naturale e libera.”
Konrad Lorenz, 1940
A marzo, prima della transumanza, gli animali più deboli, quelli che non reggerebbero il viaggio, vanno soppressi. La lingua tedesca dei pastori usa un vocabolo duro e antico, Ausmerzen, che indica qualcosa che va fatto, come estirpare, sradicare i deboli, che è anche la strada intrapresa dall’eugenetica tedesca.
Tra questi, Ernst Lossa, un ragazzino Jenisch, cittadino tedesco bavarese di soli 14 anni fu ucciso nella clinica di Irsee con due iniezioni letali di morfina e scopolamina durante la seconda fase dell'eutanasia nazista, la cosiddetta eutanasia selvaggia.Nella sua cartella clinica i medici nazisti scrissero: la morte è stata causata da broncopolmonite.
Tratto dall’omonimo, potentissimo romanzo di Robert Domes, Nebbia in agosto, narra la vera storia di questo orfano di madre, giudicato ineducabile dai riformatori per i suoi problemi comportamentali. “La sua vita è commovente, disturbante e vergognosa”, dice il produttore Limmer.
A causa della sua intelligenza, del carattere ribelle e asociale, Ernst viene quindi mandato nell’ospedale psichiatrico gestito dal dottor Veithausen. Sebbene all’esterno ci fossero cartelli che indicavano: "Luogo per sanare e curare", ben presto qui scoprirà il triste destino che circonda il luogo e gli esseri umani che lo abitano, tutti condannati a morte in un programma di eutanasia: ovvero assassinio legalizzato.
Alle vittime del programma spettavano morti diverse; chi fu mandato nelle camere a gas, chi fu avvelenato con succo di mirtillo e barbiturici, chi lasciato morire di fame, con la cosiddetta dieta della fame, detta Dieta E, dove un brodo di verdure stracotto per ore fino a eliminarne ogni proprietà nutritiva permetteva di ingannare le vittime ignare che mangiavano senza assorbire alcuna caloria.
Oltre alla Dieta E, in questi centri di soppressione i cui gerenti sostenevano di fare solo un atto benevolo e pietoso, causando una morte per compassione, venivano somministrate anche terapie consistenti in iniezioni che prevedevano più soluzioni : allucinogeni pericolosi come la scopolamina, alcaloidi tossici come la morfina, e barbiturici nocivi come il veronal e il luminal. Un programma che in seguito, dopo la guerra, sarebbe stato conosciuto e denominato come: Aktion T4.
Interpretazione ottima del piccolo IVO PIETZCKER nel ruolo del protagonista, assoluto, consapevole, forte e magicamente diretto da Kai Wessel, il film con splendida fotografia, ci ricorda ancora una volta gli obbrobri del periodo nazista e la sorta di catalessi, assuefazione mentale o aberrazione che medici, infermieri, normali cittadini subirono, persino in un ospedale, nell’eseguire ordini assurdi, maligni e ignobili come quelli di uccidere dei bambini, degli zingari, degli storpi o dei malati. In sostanza tutti coloro che erano diversi dalla furia nazista. O tutti coloro che avevano ancora un cuore.
Una volta terminata la guerra queste persone colpevoli di strage su più di 200.000 bambini innocenti furono incarcerate solo per poco tempo, chi un anno, chi due e, quasi tutte addirittura riabilitate come puericultori, infermieri o medici.
Questa l’assurdità della Germania post-bellica e ricostruttiva e la forza di un film utile alle generazioni che verranno.
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