Barça Dreams

Il calcio come storia di una città e di un popolo, quello catalano.Dal suicidio,dopo la crisi del '29 di Joan Gampér,imprenditore e sportivo svizzero che,trapiantato in Spagna,fondò il club nel 1899,allo squadrone di questi ultimi anni che ha vinto tutto,per periodo incredibilmente lungo.La storia di una squadra di calcio che si interseca con la Storia con la S maiuscola.I fischi dei catalani al suono della marcia reale,in una lontana finale della Coppa del Re,segno di una insofferenza che trova anche nel calcio il suo sfogo,la punizione e le successive manifestazioni popolari che ne seguono.Poi la guerra civile e l'avvento del franchismo che costringe il club a rinunciare ai propri ideali autonomisti e a cambiare il proprio simbolo.Il racconto di campioni come Paulino Alcantara,369 gol tra il '19 e il '29, o il mitico portiere Ricardo Zamora,omaggiato da Cardél in uno dei suoi tanghi.Il fuoriclasse ungherese Ladislao Kubala.L'arrivo di Di Stefano,campione argentino che le autorità nazionali riescono con leggi speciali e cavilli burocratici a dirottare al Real Madrid,simbolo calcistico della Spagna franchista.La rivalità col Real appunto e gli anni bui per il Barca quando il Real vince 5 Coppe dei Campioni consecutive.La costruzione nel '57 del Camp Nou.Gli anni di Luisito Suarez,acquistato poi dall'Inter.Il '68 e il vento di modernità che invade tutto l'occidente,impedito alla Spagna,ma che arriva attraverso il calcio,con il gioco totale e l'anticonformismo dell'Olanda di Crujff. Cruiff che arriva a Barcellona nel 73, ritrovando l'allenatore dell'Olanda Michels che cerca di ricrearne qui il gioco.L'umiliazione inflitta al Real nella Coppa del Re del 74,con uno storico 5 a 0. Poi la parentesi Maradona,non troppo amato e che il film volutamente snobba.Il ritorno come allenatore di Crujff,che con il suo “rondo”,mette le basi per il futuro tiki-taka di Pep Guardiola. Lo slogan è “Non atleti da far diventare calciatori ma prima di tutto calciatori da far diventare atleti”. Una grande squadra quella dei 9 anni di Crujff allenatore: Michael Laudrup, Koemann, Romario, Guardiola. La Champions vinta nel '92 contro la Sampdoria di Mancini e Vialli, che vendica la finale persa con la Steaua di Bucarest.Il ritorno trionfale a Barcellona e i festeggiamenti al grido di Viva Catalunya. E dopo Crujff, e la breve parentesi di Robson, l'arrivo di Van Gaal.La decisione di Guardiola, uno dei simboli di quella squadra, non più fondamentale per Van Gaal, di lasciare il club e la sua triste parabola, finito al Brescia e poi indagato per doping, fino alla sua totale assoluzione. E infine il suo ritorno come allenatore con il tiki-taka dei campioni di oggi che hanno vinto tutto,in gran parte provenienti dal formidabile vivaio della società. Xavi, Iniesta, Piquè, Busquets, ma soprattutto Leo Messi, il piccolo argentino arrivato a Barcellona a 10 anni che è diventato il simbolo del calcio moderno. Di nuovo lo scontro col Real, il duello di Guardiola con l'astioso Mourino. L'omaggio dei tifosi (di tutti i tifosi) al rientro di Abidal, in un'altra finale di Champions, dopo aver sconfitto per la seconda volta il cancro. E di nuovo l'addio di Guardiola che,dopo aver vinto tutto,lascia la panchina all'assistente di sempre, quasi un fratello, Tito Villanova. Che coronerà per un solo anno il sogno di guidare la squadra, stroncato da un tumore nel 2014.Forse un po' di calcio bisogna masticarlo o averlo masticato, ma questo è un film che davvero incanta e commuove.