marco
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mercoledì 25 luglio 2018
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poco piu emozionante di guardare un muro per 1 ora
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Soggettivamente parlando se dovessi riassumere il film in poche parole direi che tratta problematiche importanti di vita affrontate da 2 adolescenti che amano farsi i dispetti e litigare per il nulla. Un amore malato che esiste solo per comodo da parte di entrambi (nonostante nella pellicola alla fine di tutto l unico che passa per infame è il marito). Film assolutamente sconsigliato per il cinema perchè, col senno di poi, non avrei mai deciso di pagare per guardarlo.
Non lo classificherei thriller, il genere a cui si avvicina ma che secondo me non tocca comunque è il drammatico, l assenza di immedesimazione e i pochi valori trasmessi rendono faticoso anche considerarlo tale.
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Soggettivamente parlando se dovessi riassumere il film in poche parole direi che tratta problematiche importanti di vita affrontate da 2 adolescenti che amano farsi i dispetti e litigare per il nulla. Un amore malato che esiste solo per comodo da parte di entrambi (nonostante nella pellicola alla fine di tutto l unico che passa per infame è il marito). Film assolutamente sconsigliato per il cinema perchè, col senno di poi, non avrei mai deciso di pagare per guardarlo.
Non lo classificherei thriller, il genere a cui si avvicina ma che secondo me non tocca comunque è il drammatico, l assenza di immedesimazione e i pochi valori trasmessi rendono faticoso anche considerarlo tale...
Noioso. Noioso e stupido, così lo definirei.
Metto 2 stelle invece che 1 perchè mi ha fatto porre un quesito a cui ho pensato per i primi 30 minuti del film: ma se ai ciechi finisce lo shampoo negli occhi gli bruciano? Se vanno in piscina con gli occhi aperti gli da fastidio?
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alex62
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mercoledì 18 luglio 2018
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blake lively: che spreco!
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Rare sono le attrici con la “musica” dentro. Non dico quei “mostri” capaci di farti credere qualunque cosa… anche che il cielo sia verde, no, bensì quelle figure armoniose, non particolarmentte “belle” nel volgare senso estetico contemporaneo, piuttosto abitate da un languore che ti pervade e te le rende “amiche”, amate, t'impone un'empatia immediata, immotivata e irremovibile.
Blake Lively è una di queste rare creature.
Splende nei suoi “difetti”, li ostenta, ci si crogiola proprio perché sa che sono quelli che le garantiscono la dolce simpatia del pubblico sia maschile che femminile.
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Rare sono le attrici con la “musica” dentro. Non dico quei “mostri” capaci di farti credere qualunque cosa… anche che il cielo sia verde, no, bensì quelle figure armoniose, non particolarmentte “belle” nel volgare senso estetico contemporaneo, piuttosto abitate da un languore che ti pervade e te le rende “amiche”, amate, t'impone un'empatia immediata, immotivata e irremovibile.
Blake Lively è una di queste rare creature.
Splende nei suoi “difetti”, li ostenta, ci si crogiola proprio perché sa che sono quelli che le garantiscono la dolce simpatia del pubblico sia maschile che femminile. Questo film è “suo”, nel senso che sullo schermo c'è solo lei, il partner è mediocre e fuori parte. Invece lei ci convince anche nei difficili, amari panni di una non-vedente fino da bambina, a causa di un incidente.
Il plot ostenta una discrezione eccessiva sia nel narrare l'antefatto che nel giungere ad una conclusione assurda/folle e rocambolesca.
La vendetta di una donna tradita proprio dalla persona, l'unica, alla quale ha dedicato tutta se stessa ed alla quale ha concesso di dirigerla, guidarla in un mondo di ombre, privo di colore e consolazione. Tradisce il marito per avere diritto ad un figlio che lui non può darle? Oppure perché trama una durissima vendetta nei confronti dell'uomo che la pretende cieca e alla propria mercè anche quando per le finalmente, con determinazione definitiva, affiora un raggio di luce?!
Si può perdonare alla persona che desidera esclusivamente possedere la tua vita?
Blake Lively non perdona.
Purtroppo la narrazione è scadenta, aneddotica e addirittura priva di senso, soprattutto nella seconda parte.
Come al solito Europei - questa volta Spagnoli, ma più spesso capita agli Italiani - da macchietta, da caricatura.
Non andate a vederlo:vi dispiacerà soltanto aver perso l'occasione di veder risplendere Blake!
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flyanto
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mercoledì 18 luglio 2018
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un senso smodato del possesso
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Estate: periodo prolifico di thriller sia in tv che al cinema e pertanto in questi giorni viene così puntualmente programmata nelle sale cinematografiche italiane la pellicola “Chiudi gli Occhi” del regista Marc Forster.
La trama ruota tutta intorno ad una bella e giovane donna (Blake Lively) la quale è diventata cieca anni prima in seguito ad un terribile incidente in macchina in cui sono morti i due genitori. Scampata, dunque, alla morte insieme anche alla sorella, la protagonista ora è sposata ad un uomo che la ama profondamente e che la accudisce in tutto e per tutto a causa, appunto, della sua cecità. La coppia vive in Thailandia, nella città di Bangkok, dove il marito svolge un lavoro di un certo prestigio e quando alla donna si prospetta la possibilità di farsi operare agli occhi e di acquistare in parte la propria vista ella decide, felice, di affrontare questa opportunità per lei così importante.
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Estate: periodo prolifico di thriller sia in tv che al cinema e pertanto in questi giorni viene così puntualmente programmata nelle sale cinematografiche italiane la pellicola “Chiudi gli Occhi” del regista Marc Forster.
La trama ruota tutta intorno ad una bella e giovane donna (Blake Lively) la quale è diventata cieca anni prima in seguito ad un terribile incidente in macchina in cui sono morti i due genitori. Scampata, dunque, alla morte insieme anche alla sorella, la protagonista ora è sposata ad un uomo che la ama profondamente e che la accudisce in tutto e per tutto a causa, appunto, della sua cecità. La coppia vive in Thailandia, nella città di Bangkok, dove il marito svolge un lavoro di un certo prestigio e quando alla donna si prospetta la possibilità di farsi operare agli occhi e di acquistare in parte la propria vista ella decide, felice, di affrontare questa opportunità per lei così importante. L’operazione agli occhi ha successo e la protagonista riesce nuovamente a vedere, ma da questo momento in poi la sua vita cambia radicalmente in quanto peggiora il rapporto con il marito in maniera determinate perchè questi nel frattempo è divenuto oltre modo geloso poichè non può più occuparsi di lei e, di conseguenza, controllarla direttamente. Per la donna sarà un vero e proprio incubo oltre che una grande delusione personale.
Marc Forster filma un’opera ben congegnata e, pertanto, avvincente. Per tutta la sua durata (circa due ore) il regista presenta in maniera dettagliata la vita della coppia protagonista, mostrando approfonditamente la situazione e lo stato d’animo della giovane donna cieca che mal sopporta, sia pure rassegnata, questo suo limite fisico. Ed anche l’intero iter della lenta guarigione agli occhi e della vista ed anche le conseguenti ed irrazionali reazioni possessive del marito, vengono da Forster molto bene e sempre dettagliatamente descritte al punto di fare partecipare lo spettatore quasi direttamente alla vicenda ed alla sua situazione psicologica. Purtroppo, però, verso la fine il regista compie un’ accelerazione improvvisa per la risoluzione della storia, contrastandola marcatamente dall’andamento più lento e più meticoloso della parte precedente e lasciando di conseguenza alcuni aspetti dell’intera vicenda poco chiariti o solo intuiti dallo spettatore. Ciò ovviamente svilisce un poco l’opera che, nel suo complesso, si presenta dignitosa ed efficacemente coinvolgente. Peccato! In ogni caso, del tutto consigliabile per trascorrere circa due ore di suspense.
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flyanto
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mercoledì 18 luglio 2018
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un senso smodato del possesso
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Estate: periodo prolifico di thriller sia in tv che al cinema e pertanto in questi giorni viene così puntualmente programmata nelle sale cinematografiche italiane la pellicola “Chiudi gli Occhi” del regista Marc Forster.
La trama ruota tutta intorno ad una bella e giovane donna (Blake Lively) la quale è diventata cieca anni prima in seguito ad un terribile incidente in macchina in cui sono morti i due genitori. Scampata, dunque, alla morte insieme anche alla sorella, la protagonista ora è sposata ad un uomo che la ama profondamente e che la accudisce in tutto e per tutto a causa, appunto, della sua cecità. La coppia vive in Thailandia, nella città di Bangkok, dove il marito svolge un lavoro di un certo prestigio e quando alla donna si prospetta la possibilità di farsi operare agli occhi e di acquistare in parte la propria vista ella decide, felice, di affrontare questa opportunità per lei così importante.
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Estate: periodo prolifico di thriller sia in tv che al cinema e pertanto in questi giorni viene così puntualmente programmata nelle sale cinematografiche italiane la pellicola “Chiudi gli Occhi” del regista Marc Forster.
La trama ruota tutta intorno ad una bella e giovane donna (Blake Lively) la quale è diventata cieca anni prima in seguito ad un terribile incidente in macchina in cui sono morti i due genitori. Scampata, dunque, alla morte insieme anche alla sorella, la protagonista ora è sposata ad un uomo che la ama profondamente e che la accudisce in tutto e per tutto a causa, appunto, della sua cecità. La coppia vive in Thailandia, nella città di Bangkok, dove il marito svolge un lavoro di un certo prestigio e quando alla donna si prospetta la possibilità di farsi operare agli occhi e di acquistare in parte la propria vista ella decide, felice, di affrontare questa opportunità per lei così importante. L’operazione agli occhi ha successo e la protagonista riesce nuovamente a vedere, ma da questo momento in poi la sua vita cambia radicalmente in quanto peggiora il rapporto con il marito in maniera determinate perchè questi nel frattempo è divenuto oltre modo geloso poichè non può più occuparsi di lei e, di conseguenza, controllarla direttamente. Per la donna sarà un vero e proprio incubo oltre che una grande delusione personale.
Marc Forster filma un’opera ben congegnata e, pertanto, avvincente. Per tutta la sua durata (circa due ore) il regista presenta in maniera dettagliata la vita della coppia protagonista, mostrando approfonditamente la situazione e lo stato d’animo della giovane donna cieca che mal sopporta, sia pure rassegnata, questo suo limite fisico. Ed anche l’intero iter della lenta guarigione agli occhi e della vista ed anche le conseguenti ed irrazionali reazioni possessive del marito, vengono da Forster molto bene e sempre dettagliatamente descritte al punto di fare partecipare lo spettatore quasi direttamente alla vicenda ed alla sua situazione psicologica. Purtroppo, però, verso la fine il regista compie un’ accelerazione improvvisa per la risoluzione della storia, contrastandola marcatamente dall’andamento più lento e più meticoloso della parte precedente e lasciando di conseguenza alcuni aspetti dell’intera vicenda poco chiariti o solo intuiti dallo spettatore. Ciò ovviamente svilisce un poco l’opera che, nel suo complesso, si presenta dignitosa ed efficacemente coinvolgente. Peccato! In ogni caso, del tutto consigliabile per trascorrere circa due ore di suspense.
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samanta
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mercoledì 18 luglio 2018
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il buio nell'anima
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Il film del 2016 è stato distribuito in USA nel 2017 e ora in Italia e si è rivelato un flop commerciale, infatti a fronte di un budget di 30 milioni di $ (quanto LA LA LAND)
ha incassato al botteghino poche centinaia di migliaia di $.
[SPOILER] Trama: James (Jason Clarke) e la moglie Gina (Blake Lively) vivono a Bangkok, lui si occupa di assicurazioni, lei è cieca a causa di un incidente automobilistico avuto quando era bambina e in cui sono morti i genitori.Sembra una coppia felice in armonia sia sentimentale che fisica, con James che accudisce con premura Gina. Grazie ad un intervento chirurgico Gina riacquista la vista dell'occhio destro, ma il rapporto tra i due peggiora: lei diventa disinibita sessualmente, lui inibito e scopre anche di essere sterile ma non lo dice alla moglie.
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Il film del 2016 è stato distribuito in USA nel 2017 e ora in Italia e si è rivelato un flop commerciale, infatti a fronte di un budget di 30 milioni di $ (quanto LA LA LAND)
ha incassato al botteghino poche centinaia di migliaia di $.
[SPOILER] Trama: James (Jason Clarke) e la moglie Gina (Blake Lively) vivono a Bangkok, lui si occupa di assicurazioni, lei è cieca a causa di un incidente automobilistico avuto quando era bambina e in cui sono morti i genitori.Sembra una coppia felice in armonia sia sentimentale che fisica, con James che accudisce con premura Gina. Grazie ad un intervento chirurgico Gina riacquista la vista dell'occhio destro, ma il rapporto tra i due peggiora: lei diventa disinibita sessualmente, lui inibito e scopre anche di essere sterile ma non lo dice alla moglie. Lei lo tradisce e rimane incinta, lui per riprendere il controllo su di lei, altera il collirio che deve usare tutti i giorni e quindi Gina torna ad essere cieca, ma poi si accorge della manomissione e riprende il collirio buono e così ritorna la vista anche se lo nasconde. Entrambi sono a conoscenza dei reciproci segreti e alla fine il marito muore tragicamente.
E' un film deludente: non è un thriller perchè manca di suspence, come commedia drammatica manca di passione. Il regista Marc Forster (Neverland, World War Z) ha scelto uno svolgimento della storia frantumato, sincopato, con flash back e momenti nebbiosi nella fotografia. forse per immaginare il mondo visto da un cieco(quanto lontano da Gli occhi della notte con una splendida Audrey Hepburn), con conseguente mancanza di linearità nella storia. Peccato la trama poteva offrire spunti interessanti, dal momento che James accudiva la moglie non per un amore gratuito ma per un senso di autogratificazione che lo rende una via di mezzo tra il marito devoto e un infermiere, quanto a Gina si crogiola nella condizione di cecità, ma confonde la gratitudine con un amore vero e pieno. Così quando la situazione si ristabilisce e lei acquista la vista, entrambi i coniugi si sentono estranei. Peraltro questa lettura dell'amore vero e gratuito non viene affrontata con sufficiente autorevolezza e ci troviamo in presenza di una pellicola piatta, lenta e francamente noiosa, ambientata in ua Bangkok ultramoderna (salvo un viaggio in Spagna). Buona l'interpretazione dei 2 protagonisti, piuttosto mediocre quella degli coprotagonisti.
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carloalberto
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domenica 15 luglio 2018
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sulla cecità mentale
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Jason Clarke, il marito possessivo, Blake Lively, la moglie cieca, sono gli unici due protagonisti di un dramma familiare ambientato dal regista Marc Forster in Thailandia. Un appartamentino grigio con affaccio asfittico su un altro palazzo, in un anonimo quartiere di Bangkok, come location, per rendere plasticamente più evidente l’isolamento della coppia rispetto al contesto e la solitudine della protagonista, senza una vera vita di relazione, eccetto che per la figlia della vicina cui dà lezioni di chitarra e dipendente in tutto e per tutto dal marito. Lo sforzo ossimorico di rendere per immagini il mondo “visto” da un cieco, pur apprezzabile, non è riuscito, non nel senso che per definizione la cosa è impossibile, ma perché con i mezzi e le capacità disponibili più di tanto non si poteva fare per trasmettere allo spettatore non le sensazioni bensì le emozioni che prova un non vedente.
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Jason Clarke, il marito possessivo, Blake Lively, la moglie cieca, sono gli unici due protagonisti di un dramma familiare ambientato dal regista Marc Forster in Thailandia. Un appartamentino grigio con affaccio asfittico su un altro palazzo, in un anonimo quartiere di Bangkok, come location, per rendere plasticamente più evidente l’isolamento della coppia rispetto al contesto e la solitudine della protagonista, senza una vera vita di relazione, eccetto che per la figlia della vicina cui dà lezioni di chitarra e dipendente in tutto e per tutto dal marito. Lo sforzo ossimorico di rendere per immagini il mondo “visto” da un cieco, pur apprezzabile, non è riuscito, non nel senso che per definizione la cosa è impossibile, ma perché con i mezzi e le capacità disponibili più di tanto non si poteva fare per trasmettere allo spettatore non le sensazioni bensì le emozioni che prova un non vedente. Peraltro, non è un film sulla cecità fisica ma piuttosto su quella che affligge la mentalità di molti uomini nel rapporto di coppia, ancora legati a una dimensione culturale arcaica e contadina in cui la donna appartiene all’uomo come l’albero nel campo o la vacca nella stalla. Per questo il plot sembra tratto da una delle tante serie Tv che raccontano storie di donne vittime della violenza del compagno e nulla vi aggiunge, tranne che per il lieto fine. Il carnefice, che, almeno questa volta, ha la peggio, non sopporta che la moglie, una volta riacquistata la vista, perduta in un incidente d’auto da bambina, si renda autonoma, sia capace di autodeterminarsi e di scegliere in modo indipendente chi essere e cosa fare della propria vita. Il film non coinvolge emotivamente, non rappresenta soggettivamente il dramma interiore dei due protagonisti, pur sfruttandone le ottime capacità attoriali, e rimane in superficie, prigioniero di una narrazione fredda e cronachistica che non va oltre la mera rappresentazione estetica dei mille colori accesi di un mercato di fiori di Bangkok.
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