giovannigiovanni
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domenica 6 settembre 2020
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recensione film
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andreacandelo
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giovedì 9 agosto 2018
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un film che ci riporta all'età classica del cinema
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Non ho visto il film di Schlesinger con Julie Christie, ma penso che sia difficile eguagliare questa trasposizione del capolavoro di Hardy quanto ad ambientazione, fotografia, casting (la protagonista sa rendere perfettamente quel misto di slanci e riserbo, razionalità e abbandono ("Sense and sensibility") che caratterizzano il suo personaggio e ne fanno uno dei più indimenticabili della letteratura inglese).
È un film classico. E allora? Perché voler sempre stupire con innovazioni spesso discutibili ma soprattutto fini a se stesse? E poi, l'amore che "omnia vincit" nel finale (vittoria attesa dagli spettatori per tutto il film) non perde nulla ad essere un sentimento semplice, privo di sovrastrutture: un po' come i sentimenti dei personaggi dei western, appunto, classici.
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Non ho visto il film di Schlesinger con Julie Christie, ma penso che sia difficile eguagliare questa trasposizione del capolavoro di Hardy quanto ad ambientazione, fotografia, casting (la protagonista sa rendere perfettamente quel misto di slanci e riserbo, razionalità e abbandono ("Sense and sensibility") che caratterizzano il suo personaggio e ne fanno uno dei più indimenticabili della letteratura inglese).
È un film classico. E allora? Perché voler sempre stupire con innovazioni spesso discutibili ma soprattutto fini a se stesse? E poi, l'amore che "omnia vincit" nel finale (vittoria attesa dagli spettatori per tutto il film) non perde nulla ad essere un sentimento semplice, privo di sovrastrutture: un po' come i sentimenti dei personaggi dei western, appunto, classici.
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lbavassano
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martedì 31 maggio 2016
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la fiera delle banalità
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Stupisce che il regista di film sia pure discutibili, ma sicuramente interessanti, quali "Il Sospetto" e "La Comune" abbia potuto dirigere una simile stucchevole banalità fastidiosamente patinata sotto tutti i punti di vista (vicende, personaggi, immagini e musiche). Ma ciò che più mi infastidisce in questo genere di film è la rappresentazione del lavoro dei campi come una perenne festa, per una scampagnata, ove non c'é spazio per fatica e violenza, per la realtà.
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liuk!
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lunedì 18 aprile 2016
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film classico
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Premetto che non ho letto il romano nè visto gli altri adattamenti cinematografici, questa odierna versione mi sembra ben fatta, molto coinvolgente e ben recitata. Storia classica: gli amori nella vittoriana campagna inglese, tra passioni, inganni e chi più ne ha più ne metta. Per fortuna non ci sono i grandi drammi epici nè sentimenti eccessivi, il risultato complessivo è piuttosto mite e godibile. Lo consiglio.
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eleonora panzeri
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mercoledì 30 marzo 2016
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un sogno romantico
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Teatro degli eventi è l’Inghilterra della fine dell’800, Bathsheba Everdene è una giovane orfana con un nome ed un temperamento singolare per l’epoca di cui è figlia. Troppo ribelle per accettare il ruolo della donna del suo tempo, sembra volersi opporre alle classiche convenzioni. Le vicende sono troppo veloci e semplificate. Dubito che l’epoca vittoriana fosse così naif e buonista come è presentata nel film; lo strapotere degli uomini era rinsaldato con l’uso della violenza senza tante carinerie e fronzoli.
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Teatro degli eventi è l’Inghilterra della fine dell’800, Bathsheba Everdene è una giovane orfana con un nome ed un temperamento singolare per l’epoca di cui è figlia. Troppo ribelle per accettare il ruolo della donna del suo tempo, sembra volersi opporre alle classiche convenzioni. Le vicende sono troppo veloci e semplificate. Dubito che l’epoca vittoriana fosse così naif e buonista come è presentata nel film; lo strapotere degli uomini era rinsaldato con l’uso della violenza senza tante carinerie e fronzoli. Bathsheba, più che un’eroina romantica, dà l’impressione di essere soprattutto una donna molto fortunata. Nei fatti tutta la gestione dell’attività è in mano alle esperte mani di Gabriel Oak, che le lascia bonariamente credere di avere la situazione sotto controllo. Il personaggio di Bathsheba avrebbe dovuto essere inoltre più carismatico e passionale, il più delle volte invece è apparso spocchioso, piatto ed apatico. D’impatto l’obiettivo della protagonista è la ricerca dell’emancipazione e della libertà, non del vero amore. Lascia sgomenti l’improvviso sposalizio con il sergente Troy (di cui Tom Sturridge, a mio modesto parere, ha dato un’interpretazione pessima). Altra grande pecca è che i personaggi non sono ben delineati, si fa fatica addirittura a ricordarne i nomi. Inspiegabile ed allucinante la vicenda di Fanny e Troy, anche ammettendo che all’epoca non c’erano i brillanti strumenti di comunicazione di oggi, in quel paese si conoscevano tutti, come è possibile che i due non abbiano potuto ritrovarsi per avere un chiarimento visto il loro grandissimo amore? Nel complesso una trasposizione che non mi ha convinta né dal un punto di vista della storia né dell’interpretazione. Belli tuttavia i costumi, le location, le inquadrature, la fotografia ed il prestante anche se a tratti sottotono Matthias Schoenaerts, che è comunque un bel vedere. Ben accolto inoltre il lieto fine che seppur irrealistico fa bene al cuore oggi come ieri.
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diegot
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venerdì 8 gennaio 2016
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sottovalutato
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trasposizione di un classico della letteratura. non vorrei criticare chi critica questo film, i gusti sono personali, ma l'ambientazione, la fotografia, lo spettacolo della ricostruzione visiva fa di questo film uno dei più belli che ho visto nel 2015 del genere drammatico, e invece la stampa specializzata lo smonta come un filmetto di serie b, come se loro fossero capaci meglio. Si potrebbe parlare molto della piattezza dell'emotività che è il fulcro del romanzo, come ho letto che l'attrice Carey Mulligan non fosse adatta a questo ruolo per i suoi occhi tristi che si discostano dal personaggio. Critiche esagerate se viste nel complesso della realizzazione del film che non annoia. Se fosse durato 30 minuti di più e se fossero stati approfonditi alcuni aspetti della personalità dei personaggi gli avrei dato un 5 stelle.
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alexander 1986
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venerdì 11 dicembre 2015
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tutti belli ma poco vittoriani
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Bathsebah Everdene (Carey Mulligan) è una ragazza dal nome strano ma soprattutto dal carattere oltraggioso per gli standard vittoriani: in nome di un fremito protofemministico, da povera rifiuta la proposta di matrimonio di un onesto pastore (Matthias Schoenaerts), da ricca quella di un nobile gentiluomo (Michael Sheen). Arriverà il giorno in cui sarà lei, a farsi catturare dalla rete d'Amore.
Tratto dal romanzo di Thomas Hardy, da non confondere col Tom Hardy attore oggi molto in voga. Trasposizione deludente nonostante la regia di un autore lanciatissimo, la bontà del cast e persino la sceneggiatura di Mike Nicholls. Del romanzo originale viene tratto solo l'aspetto più superficiale ovvero la storia roseé, non quello più importante: la critica sociale, mossa dallo scrittore inglese con registro improntato all'ironia.
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Bathsebah Everdene (Carey Mulligan) è una ragazza dal nome strano ma soprattutto dal carattere oltraggioso per gli standard vittoriani: in nome di un fremito protofemministico, da povera rifiuta la proposta di matrimonio di un onesto pastore (Matthias Schoenaerts), da ricca quella di un nobile gentiluomo (Michael Sheen). Arriverà il giorno in cui sarà lei, a farsi catturare dalla rete d'Amore.
Tratto dal romanzo di Thomas Hardy, da non confondere col Tom Hardy attore oggi molto in voga. Trasposizione deludente nonostante la regia di un autore lanciatissimo, la bontà del cast e persino la sceneggiatura di Mike Nicholls. Del romanzo originale viene tratto solo l'aspetto più superficiale ovvero la storia roseé, non quello più importante: la critica sociale, mossa dallo scrittore inglese con registro improntato all'ironia. Sheen è il solito buon caratterista, il belga Schoenaerts deve limitarsi a fungere da belloccio. A mancare clamorosamente è la protagonista Mulligan, carina sì ma del tutto inadeguata a rendere le sfaccettature del suo personaggio.
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flyanto
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martedì 29 settembre 2015
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il ritratto di un'eroina moderna che, suo malgrado
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Ennesima trasposizione cinematografica, la quarta per la precisione, dell'omonimo romanzo di Thomas Hardy, "Via dalla Pazza Folla" del regista danese Thomas Vinterberg ripropone la natura dei sentimenti e soprattutto delle relazioni amorose tra individui, cercando di rappresentarne la complessità e, a volte, l' incoerenza nonchè la vanità sulle orme di quanto proposto dal grande scrittore inglese. Senza, mperò, purtroppo riuscirvi.
La vicenda ruota tutta intorno alla figura di una donna di nome Bathsebath (Carey Mulligan), la quale eredita una fattoria da un anziano zio deceduto. Ella viene palesemente corteggiata e chiesta in moglie da uno sfortunato proprietario terriero (Matthias Schoenaerts) che ha perso tutti i suoi beni terreni e che ormai presta servizio presso la suddetta fattoria ma l' animo indipendente della donna la induce a rifiutare di legarsi a qualcuno.
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Ennesima trasposizione cinematografica, la quarta per la precisione, dell'omonimo romanzo di Thomas Hardy, "Via dalla Pazza Folla" del regista danese Thomas Vinterberg ripropone la natura dei sentimenti e soprattutto delle relazioni amorose tra individui, cercando di rappresentarne la complessità e, a volte, l' incoerenza nonchè la vanità sulle orme di quanto proposto dal grande scrittore inglese. Senza, mperò, purtroppo riuscirvi.
La vicenda ruota tutta intorno alla figura di una donna di nome Bathsebath (Carey Mulligan), la quale eredita una fattoria da un anziano zio deceduto. Ella viene palesemente corteggiata e chiesta in moglie da uno sfortunato proprietario terriero (Matthias Schoenaerts) che ha perso tutti i suoi beni terreni e che ormai presta servizio presso la suddetta fattoria ma l' animo indipendente della donna la induce a rifiutare di legarsi a qualcuno. Tra svariati avvenimenti Bathsebath viene corteggiata anche da un ricco proprietario terriero un poco più anziano di lei e suo vicino di fattoria e da un giovane soldato, di origini nobili, spiantato ma molto affascinante che subito carpisce l' interesse della donna sino alla sua decisione di legarsi a lui in matrimonio. La situazione nel corso del tempo precipiterà e la donna si accorgerà del proprio sbaglio sentimentale finchè (non del tutto solito in Hardy il finale positivo) tutto ritornerà alla normalità e Bathsebath ammetterà a se stesa di essere sempre stata attratta dal suo primo pretendente con cui finalmente coronerà il proprio sogno d'amore.
Raccontata in questa maniera la trama appare poco più di un banale feuilleton, ma se si conosce il romanzo del grande Hardy, si intuisce immediatamente che nel romanzo vi è molta più profondità e ricchezza di temi di quanti se ne evince da questa trasposizione cinematografica, purtroppo assai riduttiva. Il film pertanto risulta in sè ben girato, con uno stile lineare e pulito, ma esso appare più come uno sceneggiato televisivo e nulla di più. Non avendo personalmente mai visto le trasposizioni cinematografiche precedenti non posso fare un confronto, ma basandomi su codesta pellicola e sul romanzo stesso di Thomas Hardy, posso dire che Vinterberg non è riuscito affatto a rappresentarlo appieno, limitandosi soltanto alla mera esposizione di fatti, sia pure interessanti ed avvincenti ma non riuscendo, ripeto, a cogliere l'anima, la concezione e la sottile ironia dello scrittore inglese. La location della storia ha il suo grosso peso: paesaggi della brughiera selvaggi e ricchi di fascino, ben immortalati da una buona ed attenta fotografia, arricchiscono infatti notevolmente l'opera di Vinterberg. La scelta degli attori risulta nel complesso azzeccata, sebbene meno per quanto riguarda Carey Mulligan nel ruolo della protagonista principale. Buona attrice la Mulligan qui non riesce a dare il meglio di sè ed anche fisicamente parlando risulta poco consona al suo personaggio di eroina ottocentesco. O forse, siamo solo abituati a vederla ed ammirarla in veste di personaggi più moderni ed a lei sicuramente più confacenti.
Comunque, un film piacevole da vedere e per immergersi totalmente in un'atmosfera del passato.
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alenefertiti
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lunedì 21 settembre 2015
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il destino che gioca con le fortune
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Il film narra le vicende sentimentali della giovane Bathsebah Everdene che cresciuta orfana difende con ostinato orgoglio la propria indipendenza evitando di legarsi sentimentalmente sia quando le condizioni economiche sono avverse che quando le volgeranno a favore. Questa immaturità negli affetti la condurrà a delle scelte impulsive che sveleranno ogni illusione lasciandola nello sconforto. Imparerà a mettere da parte l'orgoglio e riconoscere con i propri sentimenti. Il lieto fine la salva da quello che sarebbe stato il destino disgraziato di un matrimonio sbagliato. Destini e fortune inverse che sapranno far riscoprire il valore della presenza e umiltà a scapito della vanità più frivola.
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fight_club
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sabato 19 settembre 2015
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paura d'amare
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una ragazza orfana di buona cultura allevata dagli zii nella campagna inglese di fine '800 grazie a una eredità improvvisa si ritrova in giovane età a dirigere una fattoria contro tutti i pregiudizi dell'età vittoriana che vedevano assurgere la donna solo come mezzo per procreare e, al massimo, come istitutrice nel caso non avesse contratto un matrimonio entro una certa età. Bathsebah Everdene viene rappresentata in questo film come una ragazza che non vuole essere considerata un essere da governare, che vuole avere un ruolo importante nella scelte d'amore e della vita ma che, in fondo, non ha la forza per imporre le propria visione delle cose risultando una persona che
cerca soprattutto un appoggio morale per conseguire quello che cerca.
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una ragazza orfana di buona cultura allevata dagli zii nella campagna inglese di fine '800 grazie a una eredità improvvisa si ritrova in giovane età a dirigere una fattoria contro tutti i pregiudizi dell'età vittoriana che vedevano assurgere la donna solo come mezzo per procreare e, al massimo, come istitutrice nel caso non avesse contratto un matrimonio entro una certa età. Bathsebah Everdene viene rappresentata in questo film come una ragazza che non vuole essere considerata un essere da governare, che vuole avere un ruolo importante nella scelte d'amore e della vita ma che, in fondo, non ha la forza per imporre le propria visione delle cose risultando una persona che
cerca soprattutto un appoggio morale per conseguire quello che cerca. tutto ciò porta la protagonista a diventare fragile nei rapporti con gli uomini che la circondano, i tre pretendenti che la chiedono i moglie sono i simboli di quello che le manca dentro, della sua mancanza di esperienza e alla fine si ha la sensazione che lei non abbia trovato l'amore bensì solo quella figura paterna che le è venuta a mancare da bambina.
Thomas Vinterberg fa il suo compitino senza infamia e senza lode troppo legato alla trama originale, Carey Mulligan offre una rappresentazione riuscita del suo stato d'animo fragile e indeciso, Matthias Schoenaerts e Tom Sturridge non vanno oltre le loro espressioni facciali mentre Michael Sheen si conferma un ottimo interprete. In definitiva la visione vale il prezzo del biglietto ed è abbastanza godibile, voto finale 6 1/2
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