stefano capasso
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venerdì 14 agosto 2020
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conoscere per vivere in armonia
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Nella foresta amazzonica vive in completa solitudine Karamakate, sciamano di una popolazione ormai sparita o sottomessa ai coloni. Lui ha sempre rifiutato di venire a patti coi bianchi portatori di decadenza ed immoralità, e in questa totale solitudine si troverà, tuttavia, per due volte a distanza di 40 anni, ad accompagnare due studiosi alla scoperta della pianta sacra, la Yakruna.
Ciro Guerra sceglie il bianco e nero e il flashback per raccontare questa storia che si ripete nel tempo, e che ha tratti diviene una sorta di montaggio alternato, tanto simili sono le vicende occorse. Si tratta di storie tratte dai diari dei coloni e che vengono messe in scena con crudo realismo e varietà di lingue per mantenere intatte le prospettive dell’epoca.
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Nella foresta amazzonica vive in completa solitudine Karamakate, sciamano di una popolazione ormai sparita o sottomessa ai coloni. Lui ha sempre rifiutato di venire a patti coi bianchi portatori di decadenza ed immoralità, e in questa totale solitudine si troverà, tuttavia, per due volte a distanza di 40 anni, ad accompagnare due studiosi alla scoperta della pianta sacra, la Yakruna.
Ciro Guerra sceglie il bianco e nero e il flashback per raccontare questa storia che si ripete nel tempo, e che ha tratti diviene una sorta di montaggio alternato, tanto simili sono le vicende occorse. Si tratta di storie tratte dai diari dei coloni e che vengono messe in scena con crudo realismo e varietà di lingue per mantenere intatte le prospettive dell’epoca. La pianta diviene per lo sciamano, l’unico modo per trasmettere per via esperienziale, quel sapere antico che è destinato a perdersi con lui. Sperimentando il potere della Yakruna i coloni potranno entrare in quel profondo contatto con l’ambiente necessario a viverlo con la giusta armonia. Ma questo non eviterà la dissoluzione di quei popoli capaci di vivere pienamente le foreste, l’acqua, gli animali, bravi a capire il mondo intorno per viverci meglio, al contrario dei coloni, la cui abilità veniva sviluppata con l’unico fine di dominarlo.
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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solo sguardo del giaguaro ci salverà
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L’Amazonia è quella vasta, intricata estensione di foresta pluviale tropicale che si estende per 7 milioni di Kmq, partendo dalla zona più a nord dell’America Latina fino alla Bolivia e al Mato Grosso brasiliano. El Abrazo de la serpiente,del regista colombiano Ciro Guerra, si svolge nella zona della foresta al confine con la Colombia. Prende le mosse dai diari scritti in due diversi periodi da due scienziati esploratori: l’etnologo tedesco Theodor Koch-Grunberg e il botanico americano Richard Evans Schultes. Il primo nel 1909, il secondo nel 1940. Il film, attraverso i sottotitoli, si snoda anche attraverso cinque diverse lingue: amazonico, spagnolo, tedesco, portoghese, latino.
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L’Amazonia è quella vasta, intricata estensione di foresta pluviale tropicale che si estende per 7 milioni di Kmq, partendo dalla zona più a nord dell’America Latina fino alla Bolivia e al Mato Grosso brasiliano. El Abrazo de la serpiente,del regista colombiano Ciro Guerra, si svolge nella zona della foresta al confine con la Colombia. Prende le mosse dai diari scritti in due diversi periodi da due scienziati esploratori: l’etnologo tedesco Theodor Koch-Grunberg e il botanico americano Richard Evans Schultes. Il primo nel 1909, il secondo nel 1940. Il film, attraverso i sottotitoli, si snoda anche attraverso cinque diverse lingue: amazonico, spagnolo, tedesco, portoghese, latino.
Da questa base reale l’autore mette in scena un river-movie, l’avventura fluviale di viaggio e d’incontro – tanto affascinante quanto drammatico – tra questi due etno ricercatori e lo sciamano Karamakate. Quest’ultimo vive volontariamente isolato da tutti, in una capanna nel fitto più intricato della foresta. Il film lo ritrae prima – nel 1909 – giovane, forte, dal corpo nudo nel perizoma, muscolarmente scolpito, un tutt’uno con la sensibilità stessa del fiume, delle piante, degli animali, della terra umida sotto i suoi piedi; poi nel 1940, anziano, sempre più solo dentro la stessa capanna, calvo, nudo ma un po’ ingrossato e offuscato nei ricordi della vita e dell’arte sciamanica. È diventato un doppio vuoto di se stesso, uno chullachaqui, come è chiamato nella foresta.
Così due volte, a distanza di trent’anni, il guaritore amazonico si trova a incontrarsi, mescolarsi, scontrasi con l’incarnazione della scienza e della cultura occidentale e a misurarne la tragica, inconciliabile distanza dalla sua. Per Karamakate sapienza suprema è essere in simbiosi totale con la foresta, conoscere, rispettare, interagire con le sue leggi per una reciproca cura e sopravvivenza. L’Occidente, all’opposto, ha stabilito con Francesco Bacone – a cavallo tra il 1500 e il 1600 – l’unico reale scopo che deve perseguire una scienza moderna: conoscere le leggi della natura per meglio sottometterla, dominarla, sfruttarla ai propri fini.
Pur in un nitido bianco e nero – il colore fotografico della realtà – si sente qui l’eco di altri grandi film amazonici, come Aguirre, furore di dio e Fitzcarraldo di Herzog, con la differenza che il punto di vista qui è quello dell’indigeno e non del bianco. C’è anche però sia Apocalypse Now di Coppola che il suo riferimento letterario Cuore di tenebra di Conrad, nell’esito di un sincretismo religioso folle che Karamakate rincontra tra i ragazzini – ora adulti – incontrati nel viaggio di trent’anni prima, sottomessi allo stupro culturale e alle sanguinose frustate sulla schiena impartite loro dai frati in una missione cattolica lungo il fiume.
Il vecchio sciamano accetta però la sfida drammatica dell’abbraccio del serpente, ossia con la visione malata del suo secondo accompagnatore, l’etno botanico americano Richard Evans Schultes. Karamakate cerca l’uomo in lui, fuori dal suo doppio violento e profittatore.In una forte sequenza onirica che richiama 2001: Odissea nello spazio di Kubrik, non solo il personaggio del ricercatore ma soprattutto noi, spettatori occidentali, siamo colti dalla visione improvvisa del giaguaro che guarda tutta la foresta nel buio dentro di noi. Il nobile sguardo della fiera che libera dal serpente e restituisce la visione originaria dell’Universo.
Il film è stato candidato agli Oscar 2016 come Miglior Film Straniero.
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giulio n.
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martedì 22 novembre 2016
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la natura e l'uomo, viaggiare oltre il tempo
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El abrazo de la serpiente è un film ambientato nella Foresta Amazzonica realizzato dal regista colombiano Ciro Guerra. Il film, realizzato in un elegante bianco e nero, racconta il viaggio di due scienziati, il primo svolto nei primi anni del XX secolo da un ricercatore tedesco, mentre il secondo alla metà del secolo da un botanico statunitense. Entrambi gli uomini, il secondo influenzato dalla lettura del libro redatto dal primo scienziato, partono alla ricerca di una pianta sacra con poteri mistici. Il protagonista del film è lo sciamano Karamakate ultimo sopravvissuto della sua tribù che accompagnerà entrambi gli studiosi nel loro viaggio.
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El abrazo de la serpiente è un film ambientato nella Foresta Amazzonica realizzato dal regista colombiano Ciro Guerra. Il film, realizzato in un elegante bianco e nero, racconta il viaggio di due scienziati, il primo svolto nei primi anni del XX secolo da un ricercatore tedesco, mentre il secondo alla metà del secolo da un botanico statunitense. Entrambi gli uomini, il secondo influenzato dalla lettura del libro redatto dal primo scienziato, partono alla ricerca di una pianta sacra con poteri mistici. Il protagonista del film è lo sciamano Karamakate ultimo sopravvissuto della sua tribù che accompagnerà entrambi gli studiosi nel loro viaggio.
Il film ci mostra la violenza degli uomini, la futilità degli oggetti dell'uomo, lo sfruttamento delle popolazioni da parte di speculatori capitalisti, le falsità, le ipocrisie e la follia religiosa dei missionari idolatrati come divinità. Ma soprattutto viene mostra la bellezza della natura, il flusso costante dell'acqua e le nette differenze culturali tra scienziati e Karamakate, con riferimenti cinematografici che riportano alla mente Fitzcarraldo di Werner Herzog .
Il regista realizza un film molto profondo, capace di scavare dentro l'animo di ciascuno di noi, con uno stile di ripresa audace capace di rompere lo spazio e unire il tempo fino alla catarsi finale.
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eles
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sabato 29 ottobre 2016
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interpretazione
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Il film è molto bello, tanto da dare colore al bianco e nero.
Vorrei esprimermi in merito all'interpretazione: secondo me, i due ricercatori non sono 'uno buono', 'l'altro cattivo'; ma è lo sciamano ad avere fallito la sua propria missione verso il primo ed è questo che fa la differenza.
Tanto è vero che, a ben guardare, le intenzioni del primo erano positive, del secondo negative.
Dirò di più: il secondo è la reincarnazione del primo, secondo me; infatti, ad un certo momento, lo sciamano pronuncia le parole 'Ti ho già ucciso una volta' o simili.
Da brividi le scene 'cristiane'; ho letto che l'episodio 'della carne' è vero e documentato negli scritti lasciati dai due ricercatori.
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Il film è molto bello, tanto da dare colore al bianco e nero.
Vorrei esprimermi in merito all'interpretazione: secondo me, i due ricercatori non sono 'uno buono', 'l'altro cattivo'; ma è lo sciamano ad avere fallito la sua propria missione verso il primo ed è questo che fa la differenza.
Tanto è vero che, a ben guardare, le intenzioni del primo erano positive, del secondo negative.
Dirò di più: il secondo è la reincarnazione del primo, secondo me; infatti, ad un certo momento, lo sciamano pronuncia le parole 'Ti ho già ucciso una volta' o simili.
Da brividi le scene 'cristiane'; ho letto che l'episodio 'della carne' è vero e documentato negli scritti lasciati dai due ricercatori. Mamma mia, quanti danni la Chiesa, nel tempo! E la civiltà...! Come canta il buon Pelù in Grande Spirito; sì, lo so, non fa parte certo della colonna sonora, ma è attinente.
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des esseintes
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sabato 10 settembre 2016
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per kinson
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Non mi dà la possibilità di rispondere direttamente sotto al tuo post.
Sugli antropologi ho scritto "buono e cattivo" per farla breve. Però in effetti quello che muore, il primo più vecchio, un po' "cattivo" è; non proprio volontariamente ma, come dice il film, per paura. Questa paura porta a diventare servi del serpente (il cui nemico dalla parte del "bene" è il giaguaro), che lo si voglia o no, che ne si sia consci o no,
Allora se ti ricordi il vecchio antropologo, quello che morirà, non vuole assolutamente buttare i bagagli come gli chiede lo stregone, mentre il giovane alla fine lo farà, salvando solo il grammofono che contiene la "canzone dei suoi avi".
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Non mi dà la possibilità di rispondere direttamente sotto al tuo post.
Sugli antropologi ho scritto "buono e cattivo" per farla breve. Però in effetti quello che muore, il primo più vecchio, un po' "cattivo" è; non proprio volontariamente ma, come dice il film, per paura. Questa paura porta a diventare servi del serpente (il cui nemico dalla parte del "bene" è il giaguaro), che lo si voglia o no, che ne si sia consci o no,
Allora se ti ricordi il vecchio antropologo, quello che morirà, non vuole assolutamente buttare i bagagli come gli chiede lo stregone, mentre il giovane alla fine lo farà, salvando solo il grammofono che contiene la "canzone dei suoi avi".
Il vecchio antropologo non riesce proprio ad liberarsi nemmeno con il caapi mentre il giovane sì.
Infine, la chiave, il vecchio tedesco, il primo, proprio non riesce (o forse non vuole) incontrare lo sguardo del giaguaro primordiale. A quel punto lo sciamano gli dice "Tu sei stato mandato dal serpente" che significa: tu sei un "servo" del serpente, hai paura del serpente quindi non vuoi compiere l'atto di coraggio spirituale necessario per andare dal giaguaro; anche se solo per paura e non per convinzione, tu sei "male".
E infatti se ti ricordi, quando il vecchio muore si vede una controscena con un bellissimo giaguaro (che nel film è atteso con trepidazione anche dagli spettatori) e dall'altra parte il serpente con la covata dei suoi piccoli che strisciano tutti assieme. Il giaguaro si avvicina, senza pietà addenta uno dei serpentelli e se lo porta via OSSIA uccide il vecchio antropologo tedesco che cade morto.
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no_data
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venerdì 2 settembre 2016
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tornare in contatto con il proprio inconscio
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Non parlo della trama del film perché già ampiamente trattata.
Preferisco soffermarmi su altri aspetti come ad esempio la scelta del bianco e nero che ci porta subito a vedere ciò che il regista vuole che noi osserviamo.
In questo film non si parla della natura, nè dell'amazzonia ma si parla, a mio parere, dell'uomo!
L'uomo che solo se accetta di entrare in contatto con il proprio inconscio può guarire!
E dove il nostro inconscio si rivela? Nei sogni che non a caso presentano immagini a colori!
Qui ci vuole portare il regista....dobbiamo tornare in contatto con il nostro inconscio se vogliamo essere "un solo uomo"....se vogliamo ritrovare la nostra forza ed autenticità!
Nel nostro inconscio avviene la lotta tra ciò che è bene (il giaguaro) e ciò che è male (il serpente).
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Non parlo della trama del film perché già ampiamente trattata.
Preferisco soffermarmi su altri aspetti come ad esempio la scelta del bianco e nero che ci porta subito a vedere ciò che il regista vuole che noi osserviamo.
In questo film non si parla della natura, nè dell'amazzonia ma si parla, a mio parere, dell'uomo!
L'uomo che solo se accetta di entrare in contatto con il proprio inconscio può guarire!
E dove il nostro inconscio si rivela? Nei sogni che non a caso presentano immagini a colori!
Qui ci vuole portare il regista....dobbiamo tornare in contatto con il nostro inconscio se vogliamo essere "un solo uomo"....se vogliamo ritrovare la nostra forza ed autenticità!
Nel nostro inconscio avviene la lotta tra ciò che è bene (il giaguaro) e ciò che è male (il serpente).
L'inconscio è il nostro microcosmo sincronizzato con i cicli del macrocosmo di cui è parte, ossia del pianeta su cui viviamo.
L'immagine finale in cui le farfalle, che precedentemente danzavano intorno allo sciamano, ora danzano intorno all'uomo che è tornato in contatto con il proprio inconscio che solo può salvarlo e portare un'armonia....è emblematica dello ristabilito contatto del'uomo con se stesso e la natura che lo circonda!
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vanessa zarastro
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sabato 27 agosto 2016
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ragione e magia
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Il film propone paesaggi dell’Amazzonia in bianco e nero come per ricordare le avventure passate dei due scienziati, realmente esistiti, cui il film si ispira, e alcune civiltà locali (indigene) oggi totalmente sparite. Il regista colombiano Ciro Guerra propone le storie parallele delle spedizioni di Theodor Koch-Grunberg, andato in Amazzonia nel 1909, e quella dell’americano Richard Evans Schultes, anche lui di origini tedesche, realizzata una quarantina di anni dopo. Karamakate è lo sciamano che fa da elemento di unione tra le due spedizioni diventando una guida, anche spirituale, in una porzione di mondo incontaminata. L’obiettivo concreto delle ricerche dei due scienziati sembra essere quella di trovare la pianta sacra yakruna con poteri curativi, ma in “El abrazo de la serpiente,” appare quasi un pretesto perché, invece, propone come tema principale una riflessionesu le due culture contrapposte.
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Il film propone paesaggi dell’Amazzonia in bianco e nero come per ricordare le avventure passate dei due scienziati, realmente esistiti, cui il film si ispira, e alcune civiltà locali (indigene) oggi totalmente sparite. Il regista colombiano Ciro Guerra propone le storie parallele delle spedizioni di Theodor Koch-Grunberg, andato in Amazzonia nel 1909, e quella dell’americano Richard Evans Schultes, anche lui di origini tedesche, realizzata una quarantina di anni dopo. Karamakate è lo sciamano che fa da elemento di unione tra le due spedizioni diventando una guida, anche spirituale, in una porzione di mondo incontaminata. L’obiettivo concreto delle ricerche dei due scienziati sembra essere quella di trovare la pianta sacra yakruna con poteri curativi, ma in “El abrazo de la serpiente,” appare quasi un pretesto perché, invece, propone come tema principale una riflessionesu le due culture contrapposte. Quella colonialista e vincente dei bianchi, si porta dietro un approccio razionale e scientifico ma anche lo sfruttamento e la distruzione della natura a fini meramente economici (deforestazione, industria ed estrazioni minerarie, raccolta del lattice per il caucciù), e quella indios più sensitiva e magica, ma rispettosa dell’ecosistema ambientale.
È un film piuttosto duro perché denuncia le follie umane, i soprusi e le violenze perpetuate da uomini su altri uomini. Mostra il potere esercitato sui più deboli: i bianchi in cerca di caucciù sugli indios, il missionario flagella i bambini orfani, il sedicente Messiah, esercitando un potere psicologico, costringe gli indios ad autoflagellarsi e a suicidarsi, e così via.
Alla fine del film, che cattura emotivamente lo spettatore conducendolo in un’esperienza sensoriale e forse anche esistenziale, viene da chiedersi se sia stato giusto importare in quei luoghi “civiltà” e religioni così avulse dal territorio, invece di rispettare quella sorta d’incantato “genius loci”.
Le immagini, per lo più fornite da “National Geographic”, sono molto suggestive, specialmente nella versione proposta in b/n, e alla fine, solo dopo quasi due ore di navigazione in kayaks nella fitta giungla, si riesce a vedere il territorio dall’alto a volo d’uccello e il rio delle Amazzoni con le sue numerose curve come un abrazo de la serpiente.
Il film è vincitore del premio Art Cinéma della sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2015.
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des esseintes
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giovedì 18 agosto 2016
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mi censurano :d
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Ma non ci si crede.
C'è uno che mi censura.
Perché? Non si sa. Aveva proprio ragione Karamakate, siamo invasi dai chullachaqui :D
Però ci vuole anche un po' di serietà, il dramma di un omino che guadagna 1000 euro al mese come precario e che sfoga la sua rabbiosa frustrazione andando a censurare chi scrive meglio di lui va cristianamente rispettato.
Ti rispetto omino, ti perdono e ti abbraccio. Se hai bisogno di quacosa non esitare a farmelo sapere.
E in bocca al lupo per la tua carriera, eh? Mi raccomando compiaci per bene il tuo padrone e vedrai che ti aumenta a 1200.
Ciao
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des esseintes
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giovedì 18 agosto 2016
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spiegazione per i chullachaqui
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Bel film, da vedere senza dubbio, con passaggi veramente alti. Purtroppo non riesce a concludere ossia a dire quello che veramente andrebbe detto date le premesse. E in quanto a premesse il film è straordinario perché l'incontro con l' "Altro", degli europei con l'Africa, il Sudamerica, l'Australia è il momento in cui la realtà si rivela non come una "verità" ma come un qualcosa definibile solo in base a punti di vista relativi e opposti fra loro ma indefinibile "in sé" cioè appunto come rassicurante "verità". La "dimostrazione oggettiva" perde qualsiasi significato al contatto spiazzante con l'altro e resta solo l'esperienza vissuta personalmente (e secondo la tradizione del gruppo di appartenenza, naturalmente) la cui interpretazione è esclusivamente soggettiva cioè quello che nel film viene chiamato "il sogno" (dimensione individuale) o " la canzone" (dimensione collettiva).
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Bel film, da vedere senza dubbio, con passaggi veramente alti. Purtroppo non riesce a concludere ossia a dire quello che veramente andrebbe detto date le premesse. E in quanto a premesse il film è straordinario perché l'incontro con l' "Altro", degli europei con l'Africa, il Sudamerica, l'Australia è il momento in cui la realtà si rivela non come una "verità" ma come un qualcosa definibile solo in base a punti di vista relativi e opposti fra loro ma indefinibile "in sé" cioè appunto come rassicurante "verità". La "dimostrazione oggettiva" perde qualsiasi significato al contatto spiazzante con l'altro e resta solo l'esperienza vissuta personalmente (e secondo la tradizione del gruppo di appartenenza, naturalmente) la cui interpretazione è esclusivamente soggettiva cioè quello che nel film viene chiamato "il sogno" (dimensione individuale) o " la canzone" (dimensione collettiva).
MA...ma...non ce la fa a superare lo stadio di queste "premesse". C'è del buono perché opere del genere rischiano o di scadere nel "buonselvaggismo" della minkia o nella replica del superatissimo e noiosissimo Castaneda o peggio ancora nella innocua denuncia delle malefatte del bianco con la solita morale postmoderna che "se tutti fossimo un po' più buoni il mondo sarebbe bellissimo". Grazie a Dio invece in questo film aleggia un fatalismo che per lo meno è pieno di dignità ma che appunto non ha il coraggio di "andare oltre" nella reale denuncia e nella reale presa di coscienza. Alla fine tutto si risolve in una illuminazione che non è illuminante - e fino a qui volendo un senso ci sarebbe - nella rivelazione che il mondo del sogno (che è il ricordo ma SOPRATTUTTO la capacità di ascoltare) è più vero della realtà del giorno (infatti è a colori...) il che porta, come nelle parole dello sciamano, a diventare "un uomo solo". Il che equivale a dire che l'unica scelta possibile oggi è la fuga.
Ecco l'unica rivolta ammissibile nel postmoderno inpercensurato: l'autoseclusiome in un mondo estetizzante e nostalgico, un rifiuto del mondo moderno ma senza lotta anzi lasciandogli il campo libero. Che senso ha? ADDENDUM PER CHULLACHAQUI: a voi chullachaqui spiego che i due tedeschi sono uno buono e uno cattivo e uno dei due è - nel mondo dello spirito - un infido serpente di cui farà giustizia il saggio giaguaro. Non è una cosa chiarissima e può aiutare saperlo.
PS: altra cosa buona è che non esiste una nettissima divisione fra buono e cattivo. Il tedesco giovane è un inviato della Germania nazista (cioè quelli della razza superiore) in cerca del caucciù di alta qualità eppure è lo sciamano che ammazza un intero villaggio di pazzi guidati da un messia completamente folle giustificandosi con un ghigno: "Quelli non erano veramente figli dell'Anaconda". Sono punti lasciati in sospeso che rendono il film per lo meno non del tutto "ricattatorio". Poi da ricordare l'effetto straniante della dettatura della lettera alla moglie da parte di uno dei due antropologi germanici e soprattutto il coinvolgente senso di imminenza dell'incontro con lo sguardo dello spirito del giaguaro primordiale.
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maumauroma
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mercoledì 10 agosto 2016
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el abrazo de la serpiente
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In questo bellissimo film del colombiano Ciro Guerra viene rievocata la vicenda di due etnografi, uno tedesco e l'altro americano, che agli inizi e a meta' del novecento, durante l'esplorazione degli incontaminati territori dell'Amazzonia, fecero la conoscenza di Karamakate, leggendaria e affascinante figura di sciamano, che influenzo' profondamente le loro vite e plasmo' le loro coscienze. Karamakate, dapprima giovane, forte, e intriso di rabbia verso lo sfruttamento dell'uomo bianco della grande foresta, poi anziano, con la mente offuscata dall'eta' ma comunque sempre arricchita da una primordiale fede animistica e dal rispetto della natura, accompagnera' i due esploratori alla conoscenza dei territori della jungla colombiana, mostrando loro i misfatti causati dall'industria della gomma, nonché quelli cagionati da certe Missioni della chiesa cattolica, con le loro azioni e contraddizioni.
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In questo bellissimo film del colombiano Ciro Guerra viene rievocata la vicenda di due etnografi, uno tedesco e l'altro americano, che agli inizi e a meta' del novecento, durante l'esplorazione degli incontaminati territori dell'Amazzonia, fecero la conoscenza di Karamakate, leggendaria e affascinante figura di sciamano, che influenzo' profondamente le loro vite e plasmo' le loro coscienze. Karamakate, dapprima giovane, forte, e intriso di rabbia verso lo sfruttamento dell'uomo bianco della grande foresta, poi anziano, con la mente offuscata dall'eta' ma comunque sempre arricchita da una primordiale fede animistica e dal rispetto della natura, accompagnera' i due esploratori alla conoscenza dei territori della jungla colombiana, mostrando loro i misfatti causati dall'industria della gomma, nonché quelli cagionati da certe Missioni della chiesa cattolica, con le loro azioni e contraddizioni. Opera di raro fascino, dai ritmi lenti e di religiosa solennita', con un meraviglioso bianco e nero che anziché mortificare, esalta i colori della Natura, magistralmente interpretato e diretto. Che un film come questo venga fatto " bruciare" dalla distribuzione durante la canicola ferragostana resta un mistero e uno scandalo
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[+] mamma mia
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